Io >frase< MA è sempre un'operazione disonesta di giustificazionismo.
Io non sono razzista MA significa che tutto sommato nel razzismo si può intravvedere la ragione della sua esistenza. Idem per il fascismo.
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Io non voto, non ho votato, non voterei renzi, o salvini o berlusconi MA, significa che tutto sommato quello che fanno e dicono i renzi, i salvini e i berlusconi non è sempre sbagliato e invece sì, se quel MA significa anteporre il fatto di stare da un'altra parte
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Io non sono cattolic@ MA 'questo papa' e a seguire tutto quello che dovrebbe far innamorare di questo papa anche chi non è cattolic@ significa che tutto sommato il papa va bene sia quando lancia gli anatemi contro le donne che abortiscono, i ginecologi "killer"
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contro i gay ogni volta che "la famiglia è solo quella papà maschio mamma femmina" sia quando richiama i potenti del mondo al dovere della solidarietà.
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E invece, per non sbagliare, chi non è cattolic@ non dovrebbe aver bisogno di farsi ispirare dal capo di una comunità religiosa: basta la sua coscienza, come diceva la rimpianta e compianta Margherita Hack.
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"Lo sciopero è un diritto MA", dice Mentana: ma MA un par di palle, se lo sciopero è un diritto nessuno, specie da una posizione di potere qual è quella del direttore di un tg nazionale deve permettersi di mettere il becco su una possibilità riconosciuta dallo stato democratico
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e dalla Costituzione disorientando consapevolmente l'opinione pubblica.
Io non sono MA è solo un modo molto ipocrita di stare coi piedi in molte scarpe, anche e soprattutto quelle di un numero diverso da quelle che si devono indossare.
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Senza la legittimazione mediatica e quella regalata dai sedicenti avversari a salvini e meloni la lega e fratelli d’Italia sarebbero due partiti al di sotto della percentuale a due cifre.
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E invece l’Italia rischia che siano questi ad avere la meglio sulla scelta del capo dello stato.
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E no, non è vero che si deve parlare con tutti, non c’è nessun obbligo istituzionale che imponga di presentarsi sul palco con la leader di un partito che non sa prendere le distanze dal fascismo, chi lo fa non contribuisce al dialogo ma, appunto, alla legittimazione:
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L'operazione di discredito portata avanti dai grandi media italiani per giustificare il trattamento riservato a Julian #Assange va avanti senza sosta.
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A parte Il Manifesto e Il Fatto Quotidiano nessuno in questi anni ha scritto una riga di verità per non rischiare di inimicarsi gli Stati Uniti.
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Ed è abbastanza comprensibile che gli stessi giornali siano quelli che ormai tacciono sul pendolarismo di renzi con l'Arabia che non fa più scandalo né notizia nemmeno per il partito cosiddetto democratico che si è opposto alla mozione a favore di #Assange,
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Lo scorso 27 ottobre mentre seguiva l'udienza del processo di appello in video Julian #Assange ha avuto un ictus, lo ha annunciato ieri la sua compagna Stella Moris.
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A novembre del 2019 oltre sessanta medici lanciarono l'allarme sulle condizioni psicofisiche del giornalista detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh denunciando la sua incompatibilità col carcere ma nessuno si è mosso,
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nemmeno la Corte di Strasburgo che invece si intenerì per le sorti dei boss della mafia italiana condannati al 41bis.
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Per la strage di #PiazzaFontana l'unico condannato, prima da Vespa in diretta tivù e poi da un tribunale fu Pietro Valpreda che restò in carcere tre anni da innocente. 1)
Le circostanze della morte di Giuseppe #Pinelli volato dal quarto piano della questura di Milano dopo tre giorni dalla strage fascista di #PiazzaFontana mentre veniva interrogato dagli inquirenti,
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i quali anziché indagare sui fascisti spostarono le indagini sulla falsa pista dell'attentato di matrice anarchica non sono mai state chiarite.
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Se non ne puoi parlare bene parlane male, qualcosa arriverà. #Assange ha una sfilza di premi e riconoscimenti internazionali ottenuti perché fa il Giornalista che a Largo Fochetti se la sognano.
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I motivi per i quali Stefania Maurizi ha dovuto lasciare Repubblica e L'Espresso per poter continuare ad informare delle sorti di #Assange sono chiarissimi, accecanti.
La vicenda di #Assange è perfettamente speculare a quella di Patrick Zaki: entrambi incarcerati senza un processo, senza una sentenza ma soprattutto senza un reato.
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La differenza è che in Italia la liberazione di Zaki in attesa della sentenza definitiva ha occupato tutte le prime pagine dei giornali, tutti i programmi tivù e ha meritato anche l'applauso del capo dello stato,
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di #Assange invece non si deve parlare se non in modo scarno e per questioni di cronaca. La maggior parte dei giornalisti, politici, artisti che in questi ultimi due anni hanno preso giustamente posizione contro il trattamento inumano riservato a Zaki
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