#16marzo 1978 in via Fani a Roma, verso le nove del mattino, le Brigate Rosse sequestrano l’onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, dopo aver sterminato i cinque uomini della scorta con scariche di mitra... 
Si chiamavano Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino; carabinieri e poliziotti dai ventiquattro ai cinquantadue anni. Moro trascorse cinquantacinque giorni di prigionia, per poi essere ucciso dai suoi sequestratori...
Il suo corpo fu ritrovato in via Michelangelo Caetani, all’interno del bagagliaio di una Renault R4. Sui giornali dell’epoca, il giorno dopo dell’omicidio, i messaggi di commozione e riverenza sono unitari, vengono pubblicati messaggi di uomini politici, vengono fatte analisi…
sul perché di quel brutale assassinio, si pensa inevitabilmente al dopo, a cosa bisogna fare perché non si ripeta più. Nelle pagine del Corriere della Sera, per esempio, l’editoriale di Franco Di Bella inizia con una constatazione tanto spiacevole quanto vera:
“Questo Paese non è nuovo alle miserie, alle sconfitte, alla morte”. Il secondo tema più importante evidenziato è come questo delitto non debba portare allo sfaldamento degli equilibri politici italiani fondati sulla convivenza civile tra Partito Comunista e DC…
Per Di Bella: “Gli assassini di Moro hanno un solo disegno: far saltare questa lenta pacificazione internazionale e interna”
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