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Jul 22 17 tweets 5 min read
Un 🧵 in 16 parti che cerca di mostrare la drammaticità della situazione glaciale alpina in questa ennesima estate torrida #tropicoalpino #Heatwave2022 #glaciermelt #ghiacciai (1/16)
Ecco il limite delle nevicate (buon indicatore della linea di equilibrio che separa la zona di accumulo dalla zona di ablazione) sul ghiacciaio del Rodano (➡️bit.ly/3ooW8dC) di questi giorni rispetto all'estate "clemente" del 2021 e quella canicolare del 2018. (2/16)
Nel 2018 il limite delle nevicate di fine estate (18 settembre) era in media a 3150 m. A metà luglio 2021 era posto a 2800 m. La stessa quota è stata già toccata quest’anno un mese prima, a metà giugno, per poi salire fino a 3050 m 5 giorni fa. (3/16)
Il problema per i ghiacciai, come abbiamo visto più e più volte nelle ultime estati, è la perdita di manto nevoso all'inizio dell'estate, che si traduce in una maggiore esposizione del ghiaccio vivo che fonde più rapidamente rispetto alla neve. (4/16)
Per recuperare d'inverno le perdite estive, i ghiacciai dovrebbero terminare la stagione calda ricoperti di neve per ben più della metà della loro superficie. (5/16)
Infatti: se la relazione fra gli accumuli e le perdite fosse in equilibrio e il bilancio di massa uguale a zero, allora la superficie della zona di accumulo sarebbe circa il doppio di quella di ablazione. (6/16)
Questo vuol dire che i 2/3 della superficie del ghiacciaio dovrebbero essere ricoperti di neve anche d'estate, in modo tale che il ghiacciaio riesca a trasferire massa dalla zona di accumulo a quella di ablazione. (7/16)
Si capisce bene come questa situazione, oggi, sia pressoché utopica in gran parte dei ghiacciai alpini. Quasi tutti i ghiacciai svizzeri, infatti, sono già scesi sotto il limite del 50% e in alcuni di quelli più piccoli la neve è già sparita del tutto. (8/16)
In questo caso la situazione è grave, senza neve si trova in superficie il ghiaccio scuro e la fusione accelera, proprio laddove si dovrebbe trovare invece la zona di raccolta. (9/16)
Inoltre, visto che i raggi del sole non vengono riflessi in maniera così efficace come al di sopra di una coltre nevosa, si accumula più energia sulla massa ghiacciata. (10/16)
La condizione è ancora più sfavorevole se quest'ultima si trova in una situazione molto inclinata, con poche zone d'ombra dovute a pareti di roccia; se la lingua del ghiacciaio è grande e piatta; e se la superficie del ghiacciaio è sporca e scura. (11/16)
Una condizione caratteristica di parecchi ghiacciai alpini. Affinché possa ribaltarsi questa situazione e possa iniziare una serie di bilanci di massa positivi, occorrerebbe una combinazione di condizioni climatiche favorevoli probabilmente più unica che rara: (12/16)
a) Estati fresche, accompagnate da frequenti nevicate in quota (almeno al di sopra dei 2500-3000 mslm), che aumentino la riflessione solare, e da notti serene che favoriscano l'irraggiamento con dissipazione di calore. Questo è il fattore più importante. (13/16)
b) Inverni e primavere con forti accumuli di neve, preferibilmente precoci (accumuli che così "fanno il fondo") e anche duraturi (in modo da evitare le fusioni precoci). (14/16)
c) Seconde parti delle primavere (aprile-maggio) fresche, che ritardino la fusione; (15/16)
Tutto il contrario di quel che succede da una trentina d’anni a questa parte e soprattutto in questo ultimo anno eccezionale. (/end)
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Jul 18
Una veranda su un futuro anticipato?
Questa estate europea e alpina è un’ennesima grande finestra su un futuro climatico previsto che – almeno in questa regione, ma non solo – sembra in realtà in anticipo di decenni. Un breve 🧵 (1/13) #tropicoalpino #Heatwave2022
Gli scenari climatici CH2018, con orizzonte temporale al 2060, prevedono per la 🇨🇭 4 principali effetti: inverni con ➖ neve, ➕ precipitazioni estreme, ➕ periodi siccitosi soprattutto in estate, ondate di calore ➕ frequenti, durature e intense. bit.ly/2PuIer9 (2/13)
Inverni senza neve: 7 degli ultimi 10 sono stati inverni alpini poveri di neve, l’ultimo estremamente povero, come sappiamo. 2 su 3 negli ultimi 30 anni. (3/13)
Read 15 tweets
Jun 22
Finita la prima #canicola dell'estate 22 nella regione alpina. In molte località🇨🇭si sono stracciati record di temperatura per il mese di giugno (vedi sotto ➡️Tmax giorn. di domenica, nei box rossi le stazioni con un nuovo record per giugno, in giallo i record eguagliati)🧵 (1/9)
Anche su scala continentale questa ondata ha colpito duro, dalla 🇫🇷 alla 🇩🇪 alla 🇵🇱.
Remember⚠️:
1) Ogni t aggiuntiva di CO2 emessa sta peggiorando e aumentando la frequenza di questi eventi!
2) Le persone muoiono di calore a causa dei combustibili fossili bruciati! (2/9)
Per quanto riguarda la relazione tra temperature estreme e #GlobalWarming, è molto semplice: più il riscaldamento globale aumenta, più diventano calde le temperature estreme. (Txx è il giorno più caldo dell'anno) (3/9)
➡️ nature.com/articles/natur…
Read 11 tweets
Jun 19
Ci sono indicazioni che l’estate nascente in Europa centro-occidentale e nella regione alpina possa essere l’ennesima di una impressionante serie di stagioni roventi. 8 delle 10 estati più calde da inizio serie nelle Alpi svizzere sono tutte negli ultimi 20 anni. 🧵(1/26)
Al primo posto l’ormai leggendaria estate 2003, seguono poi quelle del 2019, 2015, 2018, 2017, 2012, 2021, 2006. Solo 1994 e l’outlier 1928 sono fuori da questa inquietante concentrazione recente. Insomma: viviamo anni ed estati decisamente torride. (2/26)
Persino la scorsa estate quasi “monsonica”, con piogge diluviali quasi da record e che ai più sembrava una falsa stagione, in realtà (e grazie ad un mese di giugno molto caldo) è risultata una delle 10 più calde. L’ultima estate relativamente fresca è stata quella del 2014.(3/26)
Read 27 tweets
Jul 18, 2021
(1/12) Qualche riflessione sulla catastrofe #floodinggermany che ha colpito nei giorni scorsi l’Europa centro-occidentale, fra Svizzera, Germania SW (2 mesi di pioggia in 2 giorni!) e Benelux. La domanda che ricorre è se questa catastrofe sia collegata al #climatechange in atto ImageImage
(2/12) Il rischio che una catastrofe naturale possa provocare danni e vittime dipende dalla frequenza dell’evento innescante, dall’esposizione e dalla vulnerabilità della società. L’esposizione è aumentata nel corso del tempo perché ci sono più infrastrutture sul territorio. Image
(3/12) La vulnerabilità in molti casi è pure aumentata a causa di una gestione non ottimale del territorio, ad es. per eccessiva cementificazione, disboscamento a monte, arginature e/o coperture di alvei fluviali ecc.
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