Liz Truss, candidata per il dopo Johnson, intende rivedere l’indipendenza della banca centrale. D’altronde, con l’inflazione alle stelle, quale migliore ricetta se non quella di adottare uno ‘yield cap’ per finanziare incentivi fiscali? Vedremo come reagirà la sterlina.
Insomma, la Bank of England potrebbe essere costretta a seguire le orme della Bank of Japan. Non che la cosa mi sorprenda: che il cap sui rendimenti sarebbe stato adottato da un crescente numero di paesi è proprio lo scenario descritto in #materiarara.
Il punto è: come reagirebbero i mercati? Nel caso britannico, vendendo la sterlina (come è accaduto con lo yen) e acquistando commodities, alimentando così un circolo vizioso che potrebbe innescare una crisi finanziaria.
È chiaro infatti che davanti a queste forme di populismo (contenere i tassi in un contesto inflazionistico), le materie prime rivestiranno sempre di più il ruolo di moneta.
È in quest’ottica che va letta la sparizione denunciata ieri di ben 200 mila - DUECENTOMILA - tonnellate di rame in un magazzino nel nord della Cina.
Per fortuna ci pensa per il momento la Federal Reserve a garantire la stabilità del sistema finanziario occidentale. Ma anche negli Usa lo scenario potrebbe cambiare se l’attuale perdita del potere acquisto dovesse arrivare a un punto di insostenibilità sul piano sociale.
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La fase di restrizione monetaria da parte della FED è solo iniziata. Basta guardare ai tassi di interesse reali che rispetto a quelli nominali sono molto più importanti per la crescita. Quelli a 10 anni rimangono sotto di 48pb rispetto al 2018 e sono appena in territorio positivo
Tale processo continuerà ad avere ripercussioni sui mercati ancora troppo compiacenti sul raggiungimento del picco inflazionistico. L'economia Usa sta assistendo a uno shift di consumi dai beni durevoli ai servizi e questo manterrà l'inflazione più alta del previsto.
Non appena il mercato assimilerà la dinamica in atto, eserciterà nuova pressione sui credit spread tra cui quelli dei paesi periferici europei. Il Btp-Bund dunque rimane un sorvegliato speciale e questo impone lo sviluppo di un cap sugli yield da parte della BCE.
Pochi lo hanno notato ma, nel corso dello Shangri-La Dialogue, il Giappone ha lanciato l’allarme sul rischio di conflitto simile a quello ucraino nell’area dell’Indo-Pacifico. Superfluo evidenziare il livello di stress a cui si giungerebbe sul lato logistica/1.
Il punto è che il dibattito in Occidente continua a essere confinato all’inflazione e non all’ approvvigionamento, tanto che da alcuni giorni circolano rumors secondo cui la FED potrebbe alzare i tassi fino a 100 punti base. Proprio come la bc di un paese emergente qualsiasi/2
Probabilmente si pensa che sia sufficiente alzare i tassi e creare recessione per frenare inflazione, sottovalutando enormemente invece il processo di ‘weaponization‘ sulle materie prime e logistica che Russia e Cina adotteranno con sempre maggiore aggressività contro di noi/3
Ricoperture in atto stamane sugli indici azionari cinesi e metalli di base in scia all'ultima azione di stimolo monetario intrapresa dalla Banca Centrale di taglio del 'prime rate' a 5 anni al 4,5%/1
Il quadro macro rimane tuttavia negativo (come sancito tra l'altro dalla fuga di capitali in atto negli ultimi mesi). La leadership cinese si trova davanti a un bivio: gli stimoli monetari fin qui implementati hanno fallito nel tentativo di stimolare l'economia/2
Di fatto il meccanismo di trasmissione del credito è saltato. Solamente un allentamento della CZS potrebbe cambiare il quadro ma non sembra sia ancora questa l'intenzione del governo almeno fino al congresso del PCC di ottobre/3
Washington ha annunciato il riacquisto delle scorte strategiche di petrolio che appena 2 mesi fa aveva invece rilasciato sul mercato al fine di produrre il raffreddamento dei prezzi. Un fallimento piuttosto clamoroso ma annunciato/1
Era evidente che la manovra non avrebbe apportato alcun reale beneficio sul fronte dei prezzi stante la tensione strutturale sul lato dell’offerta/2
Ora però forse l’amministrazione Usa ha assimilato il concetto che la tensione sulle commodities la sconfiggi solo mettendo in condizioni i produttori di aumentare l’offerta. Potrebbe essere un passo importante/3
Lo spread BTP-Bund è a un passo da quota 200. La necessità per la BCE di restringere la politica monetaria causa inflazione deve andare di pari passo con l'implementazione di un 'backstop' al fine di contenere il rischio frammentazione all'interno dei Paesi dell'Eurozonai/1
Su questo fronte sarà importante a mio avviso che il governo italiano si adoperi affinché non vengano applicate eventuali condizionalità in caso di intervento della BCE sui mercati.
Il punto infatti è che lo strumento del backstop rappresenterebbe una cattiva notizia per la Germania in quanto danneggerebbe lo status di 'bene rifugio' di cui beneficiano i Bund.
Gli scossoni in Borsa e le pressioni stagflazionistiche stanno inducendo gli investitori a scommettere su nuovi tagli dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2023, riproponendo così lo schema adottato negli ultimi 20 anni/1.
Ma sarebbe un errore pensare di contrastare la guerra economica contro il Blocco dell’Est (che controlla materia prima e logistica) riaprendo i cordoni monetari/2
Basta guardare al Giappone che sta assistendo al forte deprezzamento dello yen a causa della politica di controllo dei tassi di interesse/3