VINCENTE
Ho conosciuto un professionista tronfio e proprio scarso nonostante il CV ricco di esperienze in grandi aziende. Ci lavorai assieme 3 anni e ogni volta ci facevo un meeting insieme ero tentato di mandarlo a stendere dalle castronerie che diceva. Cosa aveva di speciale?
Molto tempo prima, aveva avuto l'idea di fare una campagna con una partnership particolarmente azzeccata. Un'idea sola che fece storia. Da allora questo signore campò di rendita, nonostante negli anni affastellò non pochi fallimenti (che copriva con coltellate alle spalle).
Mi sono sempre chiesto se una grande cosa che facciamo possa metterci al riparo dal futuro. Se infatti non siamo in grado di confermarci in ciò che facciamo, difficilmente potremo raggiungere i risultati che ci hanno resi grandi. Questo, almeno, mi ha insegnato l'esperienza.
#Allegri è stato parte della storia della Juventus, allenatore di un ciclo irripetibile. Ma la valutazione su di lui non può oggi presupporre che tutto si guardi con il filtro di quegli anni, perché appunto, quegli anni sono passati e oggi siamo in un altro contesto.
Un ricordo rimane utile a confermare una valutazione solo se nell'oggi si dimostra che ci sia continuità. Leggo ancora troppi che dicono "È un vincente", usando un presente che non è assolutamente attuale.
Oggi, 18 settembre 22, nessuno è vincente, manco Guardiola: siamo all'inizio del campionato. Qualcuno sarà vincente a giugno, altri non lo saranno. Qualcuno lo è stato nel giugno scorso, altri no. Allegri appartiene a quest'ultima categoria: non è un vincente, oggi.
"Ci farà vincere". In base a cosa? "Perché ci ha già fatto vincere". Con questa motivazione allora la Roma dovrebbero affidare la prima squadra a Capello, ultimo tecnico scudettato, all'Inter avrebbero dovuto richiamare Mourinho e così via.
Mescoliamo passato e futuro come se fossero interscambiabili: la sintesi più scellerata di questo meccanismo cognitivo è il "Si è sempre fatto così", come se sia una garanzia di successo, quando è per definizione sbagliato il concetto.
Ogni azione, infatti, pur ripetendo a memoria una meccanica, interagisce con tantissime variabili contestuali, che possono cambiare da un momento all'altro, e basta un niente ad annullarne l'efficenza.
Esempio. Oggi Collovati alla radio ha detto: "Questi staff di oggi sono ipertrofici, match analyst, preparatori... una volta c'era l'allenatore che ti faceva correre e bon. Oggi si fa troppa palestra, i muscoli si strappano per quello. Più corsa, meno palestra".
Qualsiasi osservatore potrebbe smontare questa affermazione pezzo per pezzo, bollandola a scelta fra il "semplicistica" all' "errata" al "vecchia". Il problema è che poi, osservando chi sta all'avanguardia costruendo già il futuro, si invidia chiedendosi "ma come fa?".
Ora, nel caso della #Juventus, non c'è alcuna evidenza che mostri #Allegri come vincente. Anche perché, banalmente, da quando è rientrato nel calcio non ha vinto nulla. Ed è rientrato ieri una stagione fa, in cui non si è osservato alcunché faccia presagire una crescita.
Per questa ragione al di là della possibilità di esonerarlo ora, mi stupisce l'incredibile resistenza di alcuni ad affibbiargli non la colpa, ma almeno una parte di responsabilità in una situazione difficile. Perché è valutazione assolutamente slegata dai fatti e dal presente.
Boriosi e senza alcun tipo di argomento, questi soggetti passano il tempo ad affastellare argomenti per confermare una posizione che è indifendibile, ma non solo per i risultati: proprio perché nasce da un principio che è simile al "Si è sempre fatto così".
Nel piccolo è un fenomeno che spiega moltissimo di come ormai la costruzione dell'identità, della realtà, di ciò che percepiamo, siano tutti figlie di storie che ci raccontiamo. Su quest'ultimo tema spero di darvi presto notizie per un progetto su cui sto lavorando 🙂
Per ciò che concerne la Juve, la prima cosa che andrebbe fatta non è licenziare l'allenatore ma capire come ci giudica il suo lavoro. Non si può giudicare partendo da ciò che è stato, pena sarebbe il vivere nel passato: non il massimo per chi vuole vincere.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
Quando si ha un'offerta di lavoro, questa viene sempre fatta al lordo. Ciò significa che quello che viene indicato non è ciò che ti viene riconosciuto in busta paga, ma ciò che l'azienda spenderà per darti lo stipendio: è la cosiddetta RAL.
A questa, nel mondo "normale", vanno aggiunti il TFR e i contributi INPS e INAIL, che ovviamente sono una voce di costo. Il tutto è l'equivalente di quanto debba sborsare l'azienda e che non è neanche una voce definitiva: a volte l'azienda spende per l'attrezzatura, ad esempio.
Nel mondo del calcio non c'è differenza: i contratti vengono stipulati fra due parti, dopo una trattazione che norma tutte le voci che attorno a un atleta si muovono, ad esempio i diritti d'immagine. Ciò che all'atleta riceve è un netto, di un LORDO più corposo.
In ogni settore gli addetti ai lavori conoscono perfettamente le realtà dove è bello lavorare. Esempio: lavoro nel mondo comunicazione, so quali siano le agenzie che hanno i programmi dipendenti migliori, come valorizzano le risorse etc.
Non è caso che le aziende si siano dotate di programmi di Employer Branding, vere e proprie modalità per migliorare la propria reputazione come datore di lavoro. Le più avanzate, addirittura, attivano meccaniche di Employee Advocacy, per rendere i dipendenti media.
Questa attenzione al lavoratore è dettata da un semplice fattore: i migliori vogliono lavorare nella miglior realtà possibile. Vogliono una qualità della vita più alta, e questo dipende anche da un contesto lavorativo che sia accogliente, piacevole e attento alla persona.