A qualche giorno dalla nomina a presidente della Camera, penso sia il caso di ritornare su Lorenzo Fontana e i suoi legami con Alba Dorata.
Avendo seguito la parabola dei neonazisti greci, per me si tratta dell’aspetto più grave e inquietante della sua figura.🧵
Partiamo col dire che Alba Dorata è letteralmente la cosa più vicina al Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori che abbiamo avuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Questo qui sotto, ad esempio, è il leader Nikos Michaloliákos.
Alba Dorata ha sempre avuto un’ala politica e una paramilitare.
Come mi aveva spiegato l’avvocato Thanassis Kampagiannis, i “battaglioni” erano organizzati gerarchicamente e rispondevano ai vertici politici.
L’obiettivo: colpire gli avversari politici e seminare il terrore.
Prima di entrare in Parlamento nel 2012, i nazisti organizzavano pogrom e aggressioni nei quartieri più multietnici di Atene.
La comunità pakistana ha subito più di 600 attacchi. Il portavoce Javied Aslam ha detto che le denunce cadevano a vuoto perché la polizia non indagava.
Non era un caso: diverse inchieste hanno rivelato legami ideologici e operativi tra le forze dell’ordine e Alba Dorata.
In molte occasioni la polizia di fatto ha appaltato la gestione dell’ordine pubblico ai nazisti, in cambio di protezione e impunità.
Dopo l’ingresso in parlamento c’è stata un’ulteriore escalation di violenza.
Tra le varie cose, i nazisti di Alba Dorata hanno attaccato lavoratori migranti e sindacalisti comunisti; interrotto spettacoli teatrali LGBTQ+; e ucciso il 27enne di origine pakistane Shahzad Luqman.
Il culmine si è raggiunto con l’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas nel settembre del 2013, accoltellato ad Atene da una squadraccia di Alba Dorata.
A quel punto le autorità sono dovute intervenire, arrestando i vertici e poi condannandoli per svariati reati.
L’avvocato Kampagiannis mi aveva dato una definizione molto efficace dell’essenza di Alba Dorata: “una banda di accoltellatori travestita da partito”.
E sempre secondo lui, l’attività politica “era solo di facciata”.
Quando Fontana ha mandato i saluti “agli amici di Alba Dorata” erano passati tre anni dall’omicidio di Fyssas.
Il processo era già ben avviato. Le foto dei campi d'addestramenti erano uscite ovunque. Le testimonianze delle vittime erano note.
Fontana non poteva non sapere.
Altro che “secchione” o gran lettore: ogni ritratto di Fontana dovrebbe partire da qui.
Cioè dal fatto che definisce "amici" degli accoltellatori nazisti che volevano distruggere la democrazia di un paese europeo – e che per un momento non ci sono andati troppo lontani.
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Un 🧵radente sul rapporto del Consiglio d’Europa che ha fatto impazzire il governo.
Che la polizia faccia profilazione razziale non è una novità: ci sono decine di testimonianze, per non parlare dei processi – tipo quelli sui carabinieri di Piacenza o sulla questura di Verona.
Ma cos’è la profilazione razziale?
Per la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) è una “pratica persistente” compiuta dalle FdO quando fanno controlli sulla base di “pregiudizi fondati sulla razza, il colore della pelle, la lingua, la nazionalità”.
Secondo il rapporto “Essere neri nell’UE” di qualche anno fa, un quarto del campione intervistato ha detto di essere stato fermato dalla polizia nei cinque anni precedenti alla ricerca.
Il 70 per cento del campione italiano parlava poi di profilazione razziale.
Un giovane neonazista di Roma è stato arrestato oggi perché ritenuto "pronto" a commettere un attentato.
È l'ennesima riprova della pervasività e persistenza del terrorismo di estrema destra di nuova generazione - anche in Italia.
Un breve 🧵
A livello ideologico, il 20enne rientra nel modello dell'estrema destra "post-organizzativa": non apparteneva infattina nessun gruppo.
Agiva principalmente online, idolatrando altri attentatori suprrmatisti: su tutti quello di Christchurch, che continua a essere un modello.
L'aspetto più significativo - e preoccupante - è quello operativo.
Oltre ad avere già due armi da fuoco, il 20enne si era procurato il materiale per costruire un'arma stampata in 3D: la cosiddetta FGC-9 (che sta per Fuck Gun Control).
Nel corso di un’operazione internazionale, la polizia italiana ha individuato due giovanissimi neonazisti appartenenti a un gruppo accelerazionista chiamato “Sturmjäger division”.
È l’ennesima riprova che il terrorismo bianco riguarda anche l’Italia.
Di seguito, un 🧵sul caso.
Anzitutto, cos’è l’accelerazionismo di estrema destra?
È una corrente di pensiero che punta al collasso della società attraverso atti di violenza sia casuale che organizzata.
Dalla macerie della democrazia liberale dovrebbe poi emergere un nuovo ordine nazionalsocialista.
Il suo principale teorizzatore è l’americano James Mason.
Mason è stato un militante dell’American Nazi Party.
Tra gli anni ’70 e ’80 ha curato la newsletter “Siege” (“Assedio”), poi raccolta in un libro dei primi anni ’90.
Da settimane influencer, politici e gli account ufficiali di Israele stanno rilanciando una velenosa teoria del complotto: quella secondo cui i palestinesi starebbero fingendo le proprie sofferenze - e persino la loro morte.
La teoria ha anche un nome: "Pallywood". 🧵
Ecco un esempio.
Ofir Gendelman, portavoce del primo ministro israeliano presso il mondo arabo, ha postato una clip che mostrerebbe dei palestinesi intenti a simulare ferite, scrivendo: “NON CASCATECI”.
Quel video però è il dietro le quinte del film libanese “The Reality”.
L’account ufficiale di Israele ha pubblicato tweet in cui: accusa un giovane palestinese di essere un “crisis actor”, scambiandolo per un’altra persona; mostra dei corpi muoversi dentro i sacchi; e dice che i bambini morti sono dei “bambolotti”.
Dopo la presidenza Rai, il giornalista Marcello Foa è tornato con una trasmissione su Rai Radio 1 partita subito col botto, tra elogi a Vannacci e i soliti lamenti sugli “eccessi del politicamente corretto”.
Per l’occasione, un bel 🧵rinfrescante su chi è Foa e come la pensa.
Per inquadrare la questione va detto che il feed Twitter di Foa è una specie di catalogo Ikea in cui trovare di tutto: teorie del complotto qanoniste; elogi a Putin; notizie false sull’immigrazione; retweet compulsivi di account neofascisti; e così via.
La lista è bella lunga.
Qualche esempio.
Foa ha rilanciato – prendendolo dal sito di Maurizio Blondet, uno dei più noti complottisti italiani – la falsa notizia delle “cene sataniche” di Hillary Clinton, uno dei pilastri della teoria del complotto del Pizzagate poi confluita in QAnon.
Il 22 luglio di dodici anni fa, Anders Breivik uccideva 77 persone – 8 con un’autobomba a Oslo, 69 sull’isola di Utøya.
Ancora adesso, si tratta del più letale attentato individuale di estrema destra.
Un 🧵 sull’attentato che ha segnato uno spartiacque nel terrorismo bianco.
Partiamo dalla pianificazione.
Il piano originario era molto, molto più ambizioso.
Erano previste tre autobombe e tre attacchi armati contro il centro sociale Blitz, la redazione del quotidiano Dagsavisen e la sede del Partito socialista di sinistra.
Nel suo manifesto (su cui tornerò dopo) Breivik aveva catalogato i nemici in varie categorie.
La A, B e C contenevano leader politici, giornalisti e collaborazionisti di vario genere.
I bersagli primari erano tutti di classe “A” e “B”, per le quali era prevista la morte.