Sempre più preoccupato della condizione del mercato del rame le cui scorte in Cina sono scese sotto la soglia delle 100 mila tonnellate. Presto l'allarme che oggi insiste sull'energia si allargherà ai metalli/1.
Non è un caso se Tesla abbia annunciato oggi accordo fornitura con Glencore. E' una strada che anche il Governo dovrebbe intraprendere quella di fare accordi con le grandi società di trading, come sta facendo Berlino/2. ft.com/content/9b5b29…
Una carenza strutturale, quella dei metalli, diretta conseguenza dei folli target ambientali inseriti nei piani climatici e rilanciati a seguito dell'accordo Ue come ho spiegato in #materiarara/3
Il problema tra l'altro non riguarda solo la carenza di metallo e dunque il prezzo (inflazione altro che temporanea), così come non riguarda solo l'accresciuta dipendenza dalla filiera cinese/4.
Prendiamo per esempio il recente accordo Ue sugli obiettivi per la riduzione della CO2 per auto e furgoni: come potrebbe mai il settore privato investire nei necessari stock di diesel in assenza dei quali la strada verso la deindustrializzazione appare di fatto spianata/5?
Non solo: pochi hanno finora posto l'attenzione sugli enormi COSTI AMBIENTALI legati alla diffusione in massa delle auto elettriche. Bisognerebbe spiegare infatti ai turbo ambientalisti che NON abbiamo oggi terra sufficiente per perseguire il target di emissioni zero/6
Stando a uno studio del Proceedings of the National Academy of Sciences: "as if the world’s rainforests didn’t have enough problems to contend with, even the transition to zero-carbon power is threatening to level them"./7.
"Industrial mining ate up 3,265 square kilometres (1,260 square miles) of tropical forest between 2002 and 2019. Some 80% of that total happened in just four countries: Indonesia, Brazil, Ghana, and Suriname"/8.
"With the COP27 climate conference in the Egyptian resort of Sharm El Sheikh… expected to increase the focus on the climate needs of developing countries, that’s raised concerns that there isn’t enough land to manage a shift away from fossil fuels"/FINE
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Perché le élite perderanno la guerra contro l’inflazione? Perché non capiscono/vogliono capire: 1) quanto le politiche climatiche alimentino al rialzo i prezzi energia e materie prime; 2) quanto le commodities siano influenzate da dinamiche geopolitiche. #materiarara
Un concetto basilare infatti è che dal 2020 a oggi le materie prime detengono de facto il controllo dell’outlook inflazionistico.
Per questa ragione ritengo ridicola l’aspettativa del mercato sul ‘pivot’ della FED. La bc Usa stasera potrà anche allentare un po’ l’approccio di politica monetaria per fare un piacere alla Casa Bianca e dare un’ulteriore spinta a Wall Street prima delle mid term…
L’unica maniera per ridurre la mole di debito pubblico e privato costruita negli ultimi 40 anni a livello mondiale è attraverso la crescita nominale del PIL. Ma gli investimenti privati - oramai guidati solo dai criteri ESG - non saranno in grado di garantirla/1.
Ecco dunque che, proprio come venne ufficiosamente utilizzato da Washington e Londra nel secondo Dopoguerra, entrano in gioco i Governi.
Con quali strumenti? Due a mio avviso, uno di breve, l’altro di medio termine/2.
Lo strumento di breve termine non è in realtà nuovo in quanto è stato ampiamente utilizzato durante la pandemia: le garanzie pubbliche a fronte di prestiti richiesti alle banche commerciali/3.
La crisi energetica, causata dalla cieca applicazione di folli piani climatici, ha mietuto ieri un’altra vittima eccellente: il cancelliere dello Scacchiere britannico, Kwasi Kwarteng. Molte altre teste cadranno.
Per quanto mi riguarda è il giusto contrappasso per quelle élite che si sono finora rifiutate di dire la verità alla popolazione.
L'esempio più lampante è dato dal falso senso di sicurezza che i Governi EU oggi ostentano sulla questione energetica solo per il fatto che gli stoccaggi di gas hanno superato il 90%.
Il cul-de-sac in cui è finito il Regno Unito, e la trasformazione della sterlina in una valuta da paese emergente, sancisce il fallimento del cosiddetto modello neoliberale basato sulla delocalizzazione produttiva/1
C’è da dire che per decenni il modello ha funzionato: da Volcker in avanti i rendimenti obbligazionari hanno mantenuto un trend discendente grazie alle pressioni deflazionistiche e alla stabilità geopolitica mondiale…/2
…permettendo alle banche centrali di allentare la politica monetaria al primo segnale di crisi e dando il via a nuovi massimi in Borsa. Tuttavia, tale modello ha poi la cattiva abitudine di collassare ogni qualvolta soffiano venti di guerra/3
Hanno prima sottovalutato clamorosamente l’inflazione. Ora stanno sottovalutando la forza della spesa al consumo Usa che costringerà la FED al a spingere i tassi oltre il 4%. La corsa del dollaro non è finita.
Bene per le nostre esportazioni, si dirà, con un EURUSD verso 0,90. Fino a un certo punto: oltre all’energy crunch, a pesare sulle imprese sara’ (dopo 5 mesi di consolidamento) il nuovo rally del prezzo dei metalli determinato dalla stabilizzazione dell’economia cinese.
Con il cambio che non potrà offrire un cuscinetto come solitamente avviene (un dollaro forte abbassa generalmente prezzo commodities) dunque il costo in EUR delle materie prime per le nostre imprese potrebbe costituire uno shock ulteriore.
Mi fa molta tenerezza chi pensa veramente che l'attuale crisi energetica possa essere risolta disaccoppiando l'energia prodotta da fossile da quella prodotta da rinnovabile. E' certamente un passo dovuto per ragioni di equità, ma non muta il quadro di fondo/1.
Poi per carità siamo in campagna elettorale e quindi pochi vogliono prendersi la responsabilità di parlare chiaro alla popolazione (ammesso che si abbia compresa la gravità della situazione in cui ci troviamo)/2
Quello che va compreso il prima possibile è che ci troviamo in una condizione di economia di GUERRA che manterrà i prezzi dell'energia e delle materie prime elevati per ANNI/3