Ieri, per la prima volta anche in Serie A è apparso uno striscione di #BoycottQatar2022, a opera dei tifosi del Bologna.
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Personalmente, fa piacere che sia avvenuto a Bologna, proprio una settimana dopo un giro di presentazioni di #LaCoppadelMorto che aveva toccato due volte il capoluogo emiliano.
In precedenza, gli unici striscioni contro #Qatar2022 esposti negli stadi del calcio professionistico italiano erano stati da parte dei tifosi del Pisa e, sempre ieri, di quelli del Cosenza, in entrambi i casi in Serie B.
L'ultimo caso è particolarmente significativo, perché giovedì scorso sostenitori della Lazio di tutt'altra risma aveva srotolato in strada un disgustoso striscione in favore di Khalid Salman, che aveva definito l'omosessualità una "malattia mentale".
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Un messaggio totalmente opposto a quelli che si sono letti per esempio in Germania sulla stessa vicenda, e che contribuisce a non dare una bella immagine del sistema del tifo calcistico italiano.
Per tornare ai tifosi del Bologna, invece, va ricordato che non è la prima volta che si espongono per questioni politiche importanti, come ad esempio quella del sostegno a Patrick Zaki.
Giustamente si fa notare che questa storia dello striscione della Lazio va precisata: la Curva Nord lo ha fatto dopo la diffusione di un comunicato in cui invece venivano criticate le parole di Khalid Salman. Il caso richiede un approfondimento.
Il comunicato accusa i "benpensanti" che hanno accusato la stessa Curva Nord per i cori antisemiti nel derby, che secondo il gruppo laziale non avrebbero avuto nulla di antisemita. Cosa che è ovviamente falsa.
Sempre il comunicato lamenta che questi "benpensanti" se la prendono con i tifosi laziali per quei cori, ma "hanno avallato" le frasi di Salman. E pure questa cosa è falsa, visto che sulla stampa italiana il qatariota ha ricevuto solo critiche (giustamente).
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Al di là di tutto, usare le violazioni dei diritti della comunità LGBTQ+ come "strumento di provocazione" per prendere in giro giornalisti ritenuti ostili è un cosa vergognosa. Basta sapere cosa succede a queste persone in Qatar per capire il perché.
Il portiere della #Francia Hugo Lloris non indosserà la fascia da capitano arcobaleno a #Qatar2022: "Quando accogliamo gli stranieri, vogliamo che rispettino le nostre regole e la nostra cultura. Io farò lo stesso in Qatar: bisogna rispettare le regole del Paese ospitante".
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Lloris ha aggiunto di non essere insensibile sui diritti della comunità LGBTQ+, ma anche che "ci si aspetta troppo dai calciatori su questi argomenti". Le sue parole stanno comprensibilmente facendo discutere.
Il portiere e capitano della Francia si è detto dunque d'accordo con le posizioni espresse dal presidente della Federcalcio Noel Le Graet, che si era detto contro la campagna One Love.
E qui tocca infine all'intervista con Putagè a @RadioBandaLarga, per anticipare la presentazione di questo giovedì 17 novembre al Circolo ARCI Sud di #Torino.
Eccezionale coreografia dei tifosi norvegesi durante Rosenborg-Sarpsborg di ieri in campionato, per denunciare le violazioni dei diritti umani dietro #Qatar2022.
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La #Norvegia è stata il primo paese del calcio a schierarsi contro il Mondiale in Qatar e a denunciare i crimini del regime degli Al Thani. A partire dal Tromso, tutti gli altri principali club del paese hanno preso nettamente posizione sul torneo.
La Nazionale norvegese è stata la prima a portare in campo messaggi per i diritti umani durante le qualificazioni ai Mondiali, dando il là a un movimento più ampio.
La proposta degli attivisti in #Iran: in ogni partita dei prossimi Mondiali in Qatar, scandire il nome di #MahsaAmini al minuto 22, come gli anni che aveva quando la polizia religiosa iraniana l'ha assassinata.
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Da ormai quasi due mesi vanno avanti in Iran le proteste contro il regime, che a partire dalla morte di Amini si sono allargate a tematiche sociali sempre più grandi. E il calcio sta avendo un ruolo molto importante.
Giovedì scorso, diversi giocatori della Nazionale si sono rifiutati di cantare l'inno prima dell'amichevole contro il Nicaragua: una forma di protesta sempre più diffusa nello sport iraniano.
Temendo fischi durante il minuto di silenzio per la Regina #ElisabettaII, la Federcalcio scozzese aveva predisposto un minuto di applauso. Ieri, durante la sfida con St. Mirren, i tifosi del Celtic hanno quindi intonato "Se odi la Famiglia Reale batti le mani!".
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Messaggio che, per essere il più chiaro possibile, i tifosi del Celtic (la nota Green Brigade, un gruppo molto connotato a sinistra e in favore delle cause repubblicana e indipendentista) hanno ribadito anche con uno striscione.
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In questi dieci giorni di lutto, che si concluderanno oggi con i funerali della Regina in Inghilterra, la Green Brigade era già intervenuta in maniera piuttosto esplicita per dire la sua sulla monarchia britannica.
Dopo il dibattito dei giorni scorsi sulle offese razziste a #ViniciusJr del Real Madrid sulla tv spagnola, poco fa i tifosi dell'Atletico, prima del derby col Real, hanno intonato "Vinicius sei una scimmia" fuori dal Wanda Metropolitano.
"Scimmia" ("mono", in spagnolo) era l'appellativo usato dal procuratore Pedro Bravo a Chiringuito TV in riferimento all'attaccante brasiliano. L'agente si è poi scusato ma, a quanto pare, ciò non è bastato.
Così come purtroppo non sono bastate le numerose prese di posizione da parte del mondo del calcio brasiliano, da Neymar a Pelé, e nemmeno la bella replica dello stesso Vinicius Junior.