Molte le invenzioni che hanno cambiato il mondo.
La stampa per esempio, o la macchina in grado di sfruttare la pressione del vapore per generare movimento di componenti meccaniche.
La lampadina, il telefono, l’aeroplano e i vaccini.
E molte altre. Tra queste una in particolare.
L’invenzione più fragorosa che ha cambiato il mondo. Incredibile a dirsi, nata nel silenzio di un convento. Un’invenzione che ebbe due padri.
Uno di questi era uno scolopio, un religioso dell’ordine dei chierici regolari della Madre di Dio delle Scuole pie.
Il suo nome?
Padre Eugenio Barsanti di Pietrasanta, professore di fisica, matematica, filosofia presso il Collegio San Giovannino di Firenze.
L’altro era Felice Matteucci, un tecnico idraulico che aiutava il religioso nello stesso convento a preparare le sue esperienze di fisica. Image
La prima idea di realizzare qualcosa capace di sfruttare la forza esplosiva di un gas per produrre un lavoro meccanico venne a Padre Barsanti nel 1849, mentre stava ripetendo un esperimento realizzato da Alessandro Volta nel 1805.
Proprio lui, l’inventore della pila.
Il primo a dimostrare che facendo scoccare una scintilla in un cilindro pieno di metano chiuso da uno stantuffo scorrevole, si provocava un’espansione gassosa ed esplosiva tale da spingere con violenza lo stantuffo verso l’estremità opposta del cilindro.
Ormai avete capito di quale invenzione stiamo parlando.
Del motore a scoppio, o meglio, del motore a combustione interna.
Il Barsanti e il Matteucci pensarono di costruire una macchina nella quale gli scoppi utili si ripetessero ritmicamente fornendo una forza motrice continua.
Le prime esperienze furono realizzate su un modellino a scala ridotta condotte nel piccolo laboratorio di fisica di San Giovannino.
Il vero prototipo venne invece costruito nel 1853 presso l’officina Benini di Firenze e iniziò a funzionare solo nel 1854.
Sotto il porticato dell’officina.
Vediamo come era formato.
C’era un cilindro d’acciaio verticale dentro il quale scorreva uno stantuffo a testa piatta che poteva scendere fino al fondo, ma senza toccarlo. Nell’intercapedine c’era un rudimentale dispositivo di carburazione.
Il suo compito era quello di immettere un miscuglio di aria illuminante.
Quando tra le due parti scoccava una scintilla, liberata da un generatore elettrostatico, la miscela aria-gas scoppiava violentemente spingendo con forza lo stantuffo verso l’alto.
Barsanti e Matteucci riuscirono a superare una evidente difficoltà.
Quella di trasformare il movimento rettilineo del pistone in quello continuo di un albero ruotante. Evitando di entrare nei particolari, diciamo solo che i due inventori brevettarono quella loro macchina. Image
Il loro motore gravi-atmosferico a gas venne brevettato nell’ottobre del 1854 inserendo in una loro memoria che il gas illuminante avrebbe potuto essere sostituito da altri carburanti liquidi come il petrolio e la benzina. Image
I successivi perfezionamenti del prototipo diedero buoni frutti.
All’Esposizione fiorentina del 1860 Barsanti e Matteucci presentarono un motore a due cilindri funzionante a gas e raffreddato ad acqua che sviluppava l’incredibile potenza (per allora) di 20 cavalli vapore.
Lo straordinario interesse per quella macchina convinse i due a programmare una costruzione in serie.
L’officina Benini, che aveva realizzato i prototipi, non era però attrezzata.
Furono quindi obbligati a rivolgersi ad una azienda belga, la Cockerill di Seraing, a Liegi.
Quando padre Barsanti si recò nel marzo 1864 per prendere gli opportuni accordi, si ammalò di tifo, spirando qualche settimana più tardi, il 10 aprile 1964 all’età di 53 anni.
La sua morte e la successiva grave infermità del Matteucci posero fine ad ogni sviluppo italiano. Image
Giusto ricordare che Barsanti e Matteucci furono i primi, ma non gli unici ad interessarsi con successo ai motori a scoppio.
Nel 1860 fu il francese Étienne Lenoir a brevettare un motore a gas illuminante molto simile a quello italiano, anche se molto meno potente. Image
Era però costruito con molta cura.
Nello stesso anno un altro francese, Alphonse Beau de Rochas, intuì che il rendimento del motore sarebbe stato maggiore qualora la miscela aria-gas fosse stata compressa nel cilindro prima di essere innescata.
Il primo motore a quattro tempi in grado di funzionare in modo ottimale venne presentato dodici anni più tardi, nel 1872 da un orologiaio di Monaco, tale Basil Reithman.
Nel 1877 ci fu la prima produzione di serie da parte dell’ingegnere tedesco Nikolaus August Otto.
Otto riuscì anche a trionfare nei tribunali, facendosi riconoscere molti brevetti sui motori a quattro tempi. Per eludere questi brevetti, tra il 1876 e il 1879, l’inglese Dugald Clerk costruì un motore che in due sole corse del pistone realizzava l’intero ciclo di funzionamento.
La potenza erogata dai suoi motori a 2 tempi risultò superiore ai motori a 4 tempi indicando la via per la costruzione di motori di grandi dimensioni e di elevata potenza.
Nel 1883 altro miglioramento.
Il tedesco Gottlieb Daimler sostituì il gas illuminante con la benzina. Image
La sostituzione si rivelò subito più vantaggiosa. Ormai il ritmo dell’evoluzione motoristica cominciò ad essere scandito da ogni progresso tecnologico.
In particolare l’impiego dei cuscinetti s sfere che riducevano al minimo gli attriti derivanti dai vari movimenti. Image
L’ultima enorme fase evolutiva avvenne nel 1893 grazie all’ingegnere tedesco Rudolf Diesel che ebbe l’idea di utilizzare la fortissima compressione per costruire un nuovo tipo di motore.
Differente dai quelli esistenti nell’accensione della miscela...
innescata da una scintilla elettrica.
Il motore Diesel la otteneva per semplice compressione.
Nel suo interno il pistone cominciava a comprimere solo aria e non miscela aria-carburante.
Quando la pressione arrivava al massimo una pompa iniettava nella camera di scoppio...
un getto di combustibile che per pressione e temperature elevate vaporizzava ed esplodeva con forza.
Quel motore dimostrò fin da subito un rendimento superiore agli altri motori a scoppio.
Grazie alla sua economicità ebbe subito un successo incredibile. Image
Per firmare nuovi contratti il 29 settembre 1913 Diesel si imbarcò ad Anversa sul vapore Dresda in rotta verso l’Inghilterra.
All’arrivo Diesel sulla nave non c’era più, scomparso misteriosamente nella notte.
Suicidio, delitto, rapimento?
Non lo sapremo mai. Image

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Feb 23
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(leggete qui threadreaderapp.com/thread/1625597…)
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Jan 30
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