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Ricordate la questione del #metoo nella pubblicità di cui avevo scritto giorni fa? (nel caso, seguite il link). Tra le cose più odiose emerse, c’era la notizia di un’agenzia con una chat in cui 80 maschi riempivano di insulti sessuali le colleghe.

Ora si sa chi sono. (segue)
È stato uno dei 3 soci dell’agenzia a confermare la voce che già girava da un po’ tra gli addetti ai lavori: l’agenzia della chat odiosa (e quella del file Excel con la classifica della scopabilità delle colleghe) è We Are Social (la sede italiana). (segue)
Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di parlarne apertamente e, grazie all’intervista di un ex dipendente, sappiamo qualcosa di più.
A quanto pare la chat è andata avanti per anni e vi partecipavano *tutti* i maschi di We Are Social. Tutti.

m.facebook.com/story.php?stor…

(segue)
È scandaloso che in una chat con 80 iscritti, nessuno abbia provato schifo per i suoi contenuti, nessuno - ed è andata avanti per anni - ha pensato di denunciare la cosa. Tutti complici o zitti. Forse sembrava normale. Boh. (segue)
Nei commenti al post che contiene l’intervista c’è un intervento decisamente “forte” (e credo necessario) di @zahraabdullahi, ex dipendente di We Are Social, che tagga con nomi e cognomi alcuni dei maschietti più attivi sulla chat odiosa. (segue) Image
Il socio di We Are Social che ha svelato il nome della propria agenzia è intervenuto alcuni giorni fa dicendo che i capi non ne sapevano nulla e, una volta saputo della che odiosa, erano subito intervenuti (segue)
In sostanza We Are Social come agenzia dice di essere intervenuta con dei corsi di “rispetto”, con la redazione di una carta etica (utilissima…) e con una sgridata ai responsabili della chat.
È evidente subito cosa *non* hanno fatto: licenziare i più accaniti sessisti (segue)
Stiamo parlando di una chat in cui c’erano tutti, anche i direttori creativi più alti in grado, i supervisor, ecc. E se la sono cavati con una sgridata.
Molti ex dipendenti di We Are Social smentiscono quanto detto dai capi: a loro dire si è fatto poco e di mala voglia (segue)
In effetti alcuni commenti del socio dell’agenzia sono suonati come un’excusatio non petita: “la chat non avveniva in orario di lavoro”; “la chat non avveniva su strumenti di lavoro dell’agenzia”. Era tutto falso, pare: avveniva in orario di lavoro, sullo Skype aziendale (segue).
Tra l’altro chi se ne frega della paternità degli strumenti. Qui il problema è la cultura violentemente sessista in quell’ambiente di lavoro (c’è ancora?). Ambiente che pare fosse (è?) globalmente molto tossico, a giudicare dall’amarezza e dai racconti degli ex (segue)
Sul tema ha scritto una cosa sensata @mafedebaggis: non focalizziamoci esclusivamente sulla singola agenzia (anche se We Are Social ha molte risposte da dare e, credo, un bel po’ di licenziamenti da far partire, se vuole uscirne come non complice), ma sulla bigger issue. (segue)
La questione più grande è culturale. È cambiare il modo in cui si giudicano le persone e i criteri di giudizio.

Non è figo, bomber, ecc. chi blasta la gente sul piano sessuale, chi dichiara costantemente la sua passione per la figa, (btw, sai che novità!) ecc. (segue) Image
Chiudo registrando alcuni fatti:

1) su più di 80 maschi nella chat odiosa, solo uno è venuto fuori e ha chiesto scusa. A furia di volerle “far passare per la gola” (cito dalla chat odiosa) delle proprie colleghe, deduco che gli altri 79 maschi sono tuttora senza palle (segue)
2) nessuno è stato colpito da provvedimenti e tuttora molti dei responsabili di quella chat sono in alto nell’organigramma di We Are Social. E le vittime hanno perso il lavoro, hanno lasciato (disperate) l’agenzia, ecc. È ingiusto. (segue)
3) sarebbe interessante vedere quanto in We Are Social (e quanto nell’intera industry della pubblicità) le donne possono fare carriera, quante posizioni apicali occupano, ecc.
Perché le molestie sessiste sono spesso la premessa di altre disparità economico-sociali. (segue)
(riguardo al punto 3, la mia esperienza in 30 anni di frequentazione dell’industry dice che i maschi fanno molta più carriera e in generale la storia della pubblicità è una storia di grandi creativi maschi. Sbaglio?) (segue)
Faccio miei due appelli che ho letto online. Il primo è un invito ai protagonisti della chat odiosa a farsi avanti, parlare, scusarsi. Anche perché è difficile che la passino liscia, restando in silenzio. La questione sta assumendo (tardi) le dimensioni che merita. (segue)
Il secondo appello è per tutti gli altri. Perché il sessismo più odioso non si limita alla vecchia (e si spera chiusa) chat dei maschi di We Are Social, purtroppo. Parlate, denunciate, fate rumore, fatevi sentire, stanate i responsabili. È l’unico modo per cambiare. (fine)
Aggiungo una postilla: il fine, per l’agenzia coinvolta (e per quelle che verranno) non è venirne fuori “innocente” (troppo tardi), ma far sì che, colpiti i responsabili, tutti ne vengano fuori persone migliori.

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Jun 16
Ascolto le parole di Romano Prodi al funerale di sua moglie Flavia Franzoni. Parlano di tenerezza, amore, rispetto per le istituzioni, dignità della persona, valore dello studio.
Un altro mondo rispetto ai cori da stadio di pochi giorni fa. (segue)
Alberto Savinio, nella prefazione di “Casa la vita” diceva che la morte è una sineddoche: il modo in cui te ne vai racconta cosa sei stato, come hai vissuto.
Personalmente sento fortissima la differenza tra i due mondi, quello dei cori volgari e quello della dignità. (segue)
Qualcuno dirà che questi sono pensieri divisivi.
Concordo. E mi chiedo: ma è davvero obbligatorio unire? Bisogna fare la media, trovare un compromesso per forza tra due mondi così diversi? (e non ho nessuna remora a dirvi che penso che uno dei due sia migliore). (segue)
Read 6 tweets
Mar 14
*No, il problema del Fatto Quotidiano con Elly Schlein non è (solo) la sua caricatura, ma il suo significato. Aka: “Breve ripasso di come funziona un oggetto creativo”. 🧵
Ieri ho scritto un thread su come il Fatto Quotidiano sia identico ai giornalacci della destra come toni e temi, facendo un passaggio sulla recente caricatura di Elly Schlein, che ho paragonato alle copertine antisemite de “La difesa della razza” (segue)
Nel thread specificavo che quella caricatura non fosse che l’ennesimo esempio di degrado contenutistico del Fatto, che nel tempo ha dato infinite dimostrazioni (molte peggiori come toni) della sua matrice reazionaria (segue)
Read 16 tweets
Mar 13
Da alcuni anni un pezzo di sinistra cerca di illuderci e di illudersi che il Movimento 5 Stelle sia di sinistra. Lo fa contro ogni evidenza, cercando di pensare che lo sterile assistenzialismo a pioggia grillino sia una forma infantile e ingenua di spirito socialista. (segue)
Molti tra noi di sinistra, invece, considerano il M5S una delle tante forme della destra, magari quella larvale come un Pokémon di primo livello. E, a pensarci bene, non faticano a vedere braci fascisteggianti sotto la cenere populista del movimento. (segue)
Se c’è una parte del mondo grillino in cui saltano fuori le identità destrorse del M5S, ben più del degrado tipo Di Maio e Di Battista entrambi figli di fascisti non pentiti o la consigliera sassarese fotografata col busto di Mussolini, quella è il Fatto Quotidiano.
Read 8 tweets
Feb 13
Poche considerazioni rapide sulle Regionali in Lombardia e nel Lazio. Un thread 🧵

(segue)
1) È evidente che la gente vota la destra anche se candida il mostro di Düsseldorf. Guardo i voti in provincia di Bergamo, dove la mala gestione del Covid da parte di Fontana & c ha fatto letteralmente migliaia di vittime, e capisco che non li ferma nemmeno la morte. (segue)
2) È evidente che il centrosinistra non funziona né alleato con i populisti del M5S né alleato col Terzo Polo. In entrambi i casi non ha abbastanza voti per governare ed è compromesso sulle basi. Inutile anche solo pensare di fare una cosa a 3: troppe contraddizioni (segue)
Read 12 tweets
Dec 4, 2022
Ecco, Luca ha espresso perfettamente lo strano sentimento di disperata distanza che queste primarie del PD provocano in molti.
Cosa è cambiato? Perché abbiamo di meglio da fare?
Forse la risposta non è in noi, alla faccia di Quelo, ma nel PD. (segue)
Personalmente non è che mi sono stufato della formula delle Primarie (attualmente restano uno strumento di democrazia interno ai partiti piuttosto efficace e con qualche pecca), né sono indifferente ai diversi candidati. È successa una cosa peggiore: ho perso la speranza (segue)
Il pensiero è che le attuali Primarie siano una gara per scegliere il capitano del Titanic, quando la nave ha già urtato l’iceberg (anzi, per un po’ ci si è alleata “per responsabilità”) ed è mezza sommersa. E le scialuppe sarebbero dovute partite per nuovi lidi da tempo. (segue)
Read 8 tweets
Nov 29, 2022
Pong compie 50 anni e credo sia utile un tributo al genio di Nolan Bushnell, fondatore di Atari, al netto di un suo passato piuttosto sessista nelle sue pratiche business.
Pong è l’iniziatore di molte cose, una “prima volta” per interi settori, per industrie e derivati. (segue)
A livello tecnologico-comunicativo, Pong pratica un rovesciamento epocale nel concetto di “tv”: è la prima volta che si “mette qualcosa dentro” al televisore. Prima di Pong, la tv era il terminale di un servizio di flusso (la tv broadcast) e niente altro: un rubinetto. (segue)
Dopo 3 anni sarebbero arrivati il Betamax e poi il VHS, i video lettori e registratori. Insomma, sarebbe cambiato il mondo e la tv sarebbe diventata uno schermo multifunzionale, a servizio di diversi centri di fornitura contenuti. Prima di tutti ci è arrivato Pong. (segue)
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