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Vista l'esigua distanza tra i due temi vincitori del sondaggio sull'#universita in molti mi hanno chiesto un thread anche sul tema secondo arrivato, sempre di grande interesse specie tra gli addetti ai lavori. Eccolo!
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Fare un thread per dire che ricerca italiana è storicamrente sottofinanziata direbbe l'ovvio. Come diceva Jarausch "non ho mai visto un direttore dire che il suo istituto è sovrafinanziato", ma se l'Italia a inizio 900 era leader nella filologia e nella matematica non era un caso
In pratica, fin da subito eravamo imbattibili nelle discipline in cui la strumentazione era carta e matita, al massimo una lavagna. Dove servivano laboratori era più difficile.
La svolta doveva essere nascita del CNR (1923) l'anno dopo l'apertura in Francia dell'embrione del CNRS Image
La data non è casuale, perché a sollecitare la nascita di istituzioni che ospitano grandi progetti di ricerca d'équipe, spesso rivolti coi dovuti finanziamenti a risolvere problemi impellenti per la "scienza nazionale", è in primo luogo l'esperienza della Grande guerra...
...con l'idea che sfide come quelle si vincano anche in laboratori attrezzati e ben alimentati.
Il modello di questi istituti è certo la tedesca Kaiser Wilhelm Gesellschaft, nata nel 1911 per dare subito prova di efficienza nel porre la ricerca al servizio del paese Image
Ma sullo sfondo c'è anche un'altra suggestione: quella delle fondazioni culturali americane, Rockefeller su tutte, e del loro network privato-pubblico che affidava alla scienza il ruolo di migliorare il mondo, mettendole a dispozione capitali frutto della crescita americana... Image
...e semplicemente inimmagibili in Europa senza l'azione dello Stato che raccolga e dreni forzatamente risorse sulla produzione del sapere scientifico-tecnologico di più o meno immediato impatto sociale.
E, intendiamoci, sul piano della qualità le cose in generale funzionano
Profondamente riorganizzato nel secondo dopoguerra, il CNR italiano è oggi una delle prime dieci istituzioni di ricerca al mondo, con punte di eccellenza nella medicina, nella fisica e nelle scienze sociali. Ma nonostante i progressi degli ultimi anni c'è qualcosa che non torna
In Francia, dove ha avuto uno sviluppo quasi parallelo, il CNRS si integra presto col tessuto universitario diventandone il centro coordinatore delle ricerche, e impiegando in tal senso il personale che negli atenei trovava spazio essenzialmente per la didattica
Forse avrà giocato un ruolo l'eredità rivoluzionario-napoleonica del docente funzionario pubblico, il cui lavoro è per definizione orientato dalle esigenze culturali dello Stato, e quindi la tendenza a fare ricerca in centri distinti dalle scuole in cui si insegnava
In Italia l'integrazione con l'università è più difficile, perché gli atenei avevano una loro articolazione interna per la ricerca. Dall'800, essa si esprimeva negli istituti, centri legati alle cattedre in cui il professore ordinario gestiva autonomamente dotazione per gli studi
l'"istituto monocattedra" era dunque un presidio della libertà accademica, con cui il professore poteva coordinare il lavoro di assistenti e tecnici in assoluta libertà ma per operazioni di piccolissimo cabotaggio visto che il denaro disponibile era parcellizzato al massimo
Lo strumento per scardinare questo equilibrio avrebbe dovuto essere, negli anni Sessanta, l'istituzione del dipartimento, per la gestione collegiale degli impegni di ricerca e delle responsabilità del personale ai vari livelli, e per accogliere progetti di ricerca più articolati
Il progetto, come tutte le riforme di quel periodo, si arena, stretto tra il conservatorismo dei professori, che vedono nel dipartimento un attacco alla loro autonomia, e la politicizzazione presa dai giovani del '68, che nel dipartimento vedevano inverarsi l'utopia...
...di un lavoro scientifico dialogico e non gerarchico, con la partecipazione da pari a pari di tutti i "lavoratori della conoscenza" a partire dagli studenti.
Poi i dipartimenti si faranno (bene o male), e l'integrazione di università e CNR in reti di collaborazione funziona...
...ma resta sullo sfondo un'eredità degli istituti: la percezione della ricerca come uno strumento per la carriera di docenti o aspiranti tali, e come un esercizio di misura della loro qualità fine a se stesso. L'idea di coordinarsi in base a obiettivi e curiosità comuni...
...e di trovare in cuò la ragion d'essere dei propri studi, fatica a farsi spazio nella cultura professionale sia di chi fa ricerca sia di chi intende orientarla dall'alto, e questo limite sembra assai poco percepito da chi dovrebbe superarlo
*ciò
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