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“Tutti gli uomini sono creati eguali dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che fra questi diritti sono la Vita, la Libertà…”. E se “una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo”
Era il 4 luglio 1776 quando Thomas Jefferson, mostrò pubblicamente (era stata approvata il 2 luglio) la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Quelle prime righe furono poi ribadite nel 1789, all’art. 1 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che recita testualmente: “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti”.

E poi nel 1948 la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
1 - Tutti nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
2 - Di fronte ai diritti umani non ci sono distinzioni per ragioni di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica…
3 - Ogni individuo ha diritto alla vita, alla liberta' e alla sicurezza personale.
Belle parole. Spero che le abbiate messe in pratica. Ma non è questo il punto. So che c’è ancora molta gente che pensa che le buone leggi, le garanzie dell’individuo, i più importanti diritti, come vita, libertà e felicità siano un’invenzione di voi occidentali.
Noi africani? Solo un popolo di buzzurri. Cominciamo a mettere in chiaro una cosa.
Gli ottanta miliardi di Homo abilis, Homo erectus e Homo sapiens che hanno abitato nei secoli questo pianeta hanno avuto tutti la stessa origine. La mia terra, l’Africa.
Quindi che senso ha dichiarare che siamo esseri inferiori.
Per questo non mi è mai andato giù il discorso che Nicolas Sarkozy tenne a Dakar il 26 luglio 2007. “L’africano non è ancora entrato abbastanza nella Storia” disse.
Che poi aveva ripreso le parole di Victor Hugo del 1879: "Che terra è questa Africa! L'Asia ha la sua storia, l'America ha la sua storia, l'Australia stessa ha la sua storia; l'Africa non ha storia”. “Nel diciannovesimo secolo il bianco renderà il nero un uomo”.
Proseguendo «L’Africa, un ammasso di sabbia e cenere, un pezzo passivo e inerte che da seimila anni ostacola il progresso universale…». Già ostacola il progresso.
Detto da lui, appartenente ad uno dei principali stati europei responsabili della colonizzazione della mia terra.
E quella frase poi. “Se gli europei hanno commerciato in schiavi africani, è soltanto perché altri africani prima li vendevano; la responsabilità è quindi interamente di questi ultimi”.
Già. Adesso la colpa della schiavitù è nostra.
Ma cosa pensa questa gente? Che siamo esseri inferiori da un punto di vista intellettuale, culturale, morale e politico? Che la storia dell’Africa ha avuto inizio con il colonialismo? Con la schiavitù?
Forse è il caso che vi racconti una storia.
La mia storia.
Mi chiamo Sundjata Keïta.
Non mi dilungherò sulla mia vita, non è importante. Vi dirò solo che mio padre, Narhe Magan, era re di Niana, uno dei dodici regni di etnia mandinka della regione allora chiamata Manden (odierni Guinea settentrionale e Mali meridionale).
Aveva sposato una donna gobba di nome Sologon Konde. Secondo una profezia da questa unione sarebbe nato un grande guerriero. Infatti nacqui io. Gobbo e quasi invalido visto che faticavo a camminare. Ma col tempo mi ripresi. E diventai veramente un grande guerriero.
Fu il mio fratellastro, Dankaran Tuman, a salire al trono, contro la volontà di mio padre. Quando la nostra terra subì l'aggressione del popolo Sosso, unii le forze di diversi piccoli regni circostanti e li sconfissi nella battaglia di Kirina.
Fu dopo questa vittoria che mi proclamai imperatore dei mandinghi fondando il grande impero del Mali.
Stanco di guerre e consigliato dai miei saggi misi a punto “la Carta Manden”, una costituzione di 44 articoli. Suddivisa in sette capitoli.
Leggete alcuni di questi articoli.

“Ogni individuo ha diritto alla vita. Una vita non è superiore a un’altra”.

“Rispetto per gli altri è la regola, e la tolleranza deve essere il principio”.

“Rispetta la famiglia, l’amicizia e il vicinato”.
“La vanità è un segno di debolezza e l’umiltà di grandezza, affronteremo le difficoltà uniti e aiuteremo coloro che ne hanno bisogno”.

“Nessuno metterà il bavaglio in bocca a un suo simile per andare a venderlo. L’esistenza della schiavitù si estingue in questo giorno”
“Nessuno mai offenda le donne, che sono le nostre madri. Le donne, oltre alle loro occupazioni quotidiane, devono collaborare alla nostra gestione, con i nostri governi”.

“L’educazione dei giovani spetta all’intera società”.
“Il divorzio è legale, e viene concesso su richiesta di uno dei coniugi, per alcuni motivi precisi: la follia di uno dei coniugi, l’incapacità del marito di assumere i propri obblighi, mancato adempimento agli obblighi coniugali e mancato rispetto dei suoceri”.
“Ci sono cinque modi per ottenere la ricchezza: acquisto, donazione, scambio, lavoro e successione. Le altre forme sono illegali. C’è una sola eccezione: non è furto ciò che avviene per soddisfare la fame, purché si prenda solo l’indispensabile”.
Niente male vero? C'era giustizia, equità e solidarietà, ma anche il rispetto della vita umana e della libertà dell’individuo.
Avevo abolito di fatto la schiavitù.
Ero musulmano. Fondai il mio regno su principi di tolleranza verso tutti i culti, nessuno escluso.
Tutto questo lo abbiamo messo per iscritto centinaia di anni prima di tutte le vostre carte dei diritti, delle vostre Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo e costituzioni varie.
Perché io, Sundjata Keita, sono vissuto in Africa tra il 1217 e il 1255.
Sundjata, il “principe leone”, morì nel 1255 annegando nel fiume Sankarini, presso il quale ancora oggi si trova un monumento alla memoria. Dopo la sua morte, l'Impero del Mali, con i suoi discendenti, prosperò ancora per quasi quattro secoli. Poi, dal 1600…
Nel 2009 la Carta di Manden, dichiarata la più antica costituzione del mondo, è stata inserita nella lista dell’UNESCO, rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
«Abbiamo tutti la stessa origine. Siamo tutti africani, nati milioni di anni fa, e questo dovrebbe spingerci alla fratellanza.»

Parole di Yves Coppens, scopritore nel 1974 in Etiopia di Lucy, scheletro di femmina Australopithecus afarensis vissuto dai 3 ai 4 milioni di anni fa.
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