Io, e la mia cronica infelicità.
Il nome di mio nonno.
Papà amava la pittura e fu naturale per me imparare a disegnare.
Nei sobborghi poveri, tra gli emarginati.
Vidi per la prima volta la povertà e la miseria.
Insomma. Dal “diverso”.
Con 30 fotografie. E fu un incredibile successo.
Ma fu allora che cominciarono a chiamarmi “La fotografa dei mostri”. Assurdo.
Continuai a fotografare personaggi tristi e deformi dei piccoli circhi di paese.
Non ha mai voluto rivelarne il contenuto.