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La gestione della pandemia evidenzia il fallimento della politica sanitaria italiana nel suo complesso.
1) Il de-finanziamento pubblico selvaggio degli ultimi 20 anni ha impedito investimenti e mantenimento in organico di un adeguato numero di medici e infermieri;
2) I medici di base non sono coinvolti nella gestione dell'emergenza, se non per aspetti burocratici, e non fanno da filtro verso gli ospedali.
3) Sul territorio non esistono presidi di cura stabili, anche domiciliare, che possano alleggerire gli ospedali;
4) L'annunciato raddoppio delle terapie intensive, da 5.500 a oltre 11.000 non c'è stato (siamo a poco più di 6.500);
5) La divisione tra poteri statali e poteri regionali ha creato un proliferare di sovrapposizioni, conflitti di competenze e processi burocratici inefficienti;
6) L'aggiunta ai due livelli precedenti di un Commissario per l'emergenza ha contribuito a creare ulteriore confusione sulle attribuzioni;
7) La strategia medica è "Resistere fino al vaccino" e non esiste un piano B. E se il vaccino non arrivasse mai?
8) Si è puntato tutto
su divieti e obblighi erga omnes senza mirare invece a una maggiore tutela dei soggetti più esposti con protocolli dedicati;
9) La ricerca scientifica pubblica, che richiede investimenti, è stata de-finanziata pesantemente, così che siamo dipendenti dalla ricerca privata;
10) Le informazioni sull'andamento del contagio raccolte e diffuse sono spurie, contraddittorie, non utili a un ragionamento statistico fondato;
11) Le informazioni sulle cure sono inesistenti, o confuse o contraddittorie;
12) Anche da parte delle istituzioni, non si è fatto che colpevolizzare i cittadini rispetto ad obblighi sempre più stringenti, tanto stringenti da essere sostanzialmente inapplicabili. Trattare i cittadini da adulti responsabili e non da bambini incoscienti aiuterebbe.
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I vari piani di transizione energetica, tra cui quello dell'Unione Europea, sono irrealizzabili, semplicemente folli, costosi oltre ogni dire.
Il millantato supporto del #RRF una goccia nel mare di finanziamenti che sarebbero necessari nella realtà.
In una economia già oltre i livelli di guardia quanto a indebitamento, considerati i disastri economici che stanno per arrivare, i piani saranno presto accantonati e le fonti convenzionali ci faranno compagnia ancora per tanto tempo.
I prezzi delle commodity tradizionali sono destinati a salire, considerato che l'offerta è diminuita di molto, sia perché molte compagnie legate al petrolio e al gas, soprattutto negli USA, sono fallite a seguito dei lockdown, sia per la concertata...
Il 1 maggio 2013, dopo la ratifica di tutti i Paesi aderenti all'Unione, entra in vigore il nuovo testo dell'art. 136 del TFUE, cui viene aggiunto un comma, il 3, che fa riferimento alla possibilità di creare un meccanismo di stabilità.
Tuttavia il MES nel frattempo era già stato creato, con il Trattato sottoscritto dai Paesi membri dell'unione monetaria nel febbraio 2012 (ratificato in Italia con votazione avvenuta in Parlamento nel luglio 2012).
Come si evince chiaramente dal testo dell'art. 136 nella sua interezza, ogni assistenza finanziaria prestata ai Paesi membri dell'UEM sulla base dell'art. 136 (come il MES, appunto) è finalizzata al coordinamento e sorveglianza della disciplina di bilancio.
Le Sardine sono un esperimento, per nulla nuovo, di genesi dall'alto di un movimento "popolare". Chiunque faccia politica attivamente sa quanto è difficile e costoso, partendo da zero, coinvolgere tante persone, organizzare manifestazioni,
ottenere i permessi anche solo per distribuire volantini per strada o mettere un gazebo all'angolo della via. Per tacere di quanto tempo sia necessario. E di quanto sia difficile, se non impossibile, nascendo dal nulla, avere visibilità sui media locali. Figurarsi
su quelli nazionali. Per questo motivo, è chiaro che le sardine nascono e si sviluppano in così poco tempo solo grazie ad appoggi importanti dentro ad uno o più partiti esistenti, che hanno garantito copertura mediatica, visibilità, denaro, spazi pubblici, persone.
Molte persone di sinistra sono irrimediabilmente perdute. Non c'è speranza di recuperarle. Di fronte al disastro del mondo contemporaneo, alla complessità dei problemi, ai mali le cui cause sono così evidenti, non fanno altro che sventolare le logore bandierine
dell'antifascismo. Intrisi di propaganda da quattro soldi, si bevono qualunque idiozia i media gli propinino, sposano le cause più ignobili, purché utili al grande capitale, che non sanno più riconoscere, neppure dietro gli improvvisati paraventi con cui esso tenta di farsi
schermo. Abboccano ad ogni amo ideologico, fanno scudo con il proprio corpo a qualunque tentativo di riportare il discorso sul tema centrale di oggi, cioè la democrazia. E più sono colti, peggio è. Non hanno dubbi, solo la certezza di essere nel giusto e di essere migliori
Dalle analisi emerge che la transizione energetica in Germania provocherà uno sconquasso in tutta Europa. Infatti, chiudere completamente le centrali nucleari e a carbone (entro il 2022 e il 2038 rispettivamente) provocherà
un ammanco di potenza elettrica per oltre 50.000 MW. Il piano approvato in Germania pochi giorni fa prevede che entro il 2030 il 65% dell'energia elettrica provenga da fonte rinnovabile e prevede compensazioni in denaro per circa 45 miliardi di euro ai Länder per la riconversione
delle aree industriali e il sostegno all'occupazione. Altri 5 miliardi di euro andranno direttamente alle aziende produttrici quale indennizzo. Tre dei quattro Länder interessati sono all'Est, zone in cui difficilmente potranno essere recuperati posti di lavoro, considerate