“Il lockdown generale è già stato deciso da tempo.
Tutte le oscillazioni di queste settimane sono soltanto gioco del poliziotto buono e cattivo, tattica per imporre la decisione gradualmente, testando volta a volta le reazioni.
Il progetto è chiaro.
Non ha niente a che vedere
con la situazione sanitaria, che è sotto controllo (salvo le solite inefficienze di certe regioni) e che vede una pressione sugli ospedali inferiore a quella che si verifica abitualmente ogni anno per le epidemie stagionali di influenza.
Morti e terapie intensive sono
evidentemente in gran parte anziani ammalati di altro, spesso già ricoverati - i dati emergono su scala locale anche se il governo si guarda bene dal chiarirlo a livello nazionale. Se si volesse affrontare seriamente la protezione delle fasce di cittadini a rischio
(chiarissimamente individuabili per via statistica) basterebbe monitorare gli anziani con patologie specifiche attraverso medicina di base e Usca, somministrare loro terapie ormai note ai primi sospetti di virus, fornire servizi per evitare loro il più possibile di uscire di casa
, e raccomandare ai loro familiari di adottare con loro il più rigoroso distanziamento.
Ma chiaramente di questo a chi governa non importa nulla. Il progetto già pianificato dalla primavera è un altro, e tutto politico: un esperimento di ri-disciplinamento autoritario delle
società funzionale ad un modello economico ben preciso.
È un progetto non solo italiano ma europeo, che parte dall'asse franco-tedesco e da Bruxelles, e di cui il governo italiano è solo uno tra gli esecutori. Non bisogna essere complottisti per individuarlo: esso è già palese
nella torsione paternalista, eticizzante delle istituzioni Ue di cui Ursula von der Leyen è la garante.
L'obiettivo di queste classi politiche è enfatizzare a dismisura il virus per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di
formazione, socialità e cultura "fisici", e sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica, socialità integralmente digitalizzati, completamente inglobati dalle grandi corporations hi tech globali.
La narrazione terroristica del Covid e i lockdown sono lo strumento per
rimpiazzare del tutto la socializzazione con i social, le comunità di scuola e università con la didattica su piattaforma, l'amore e il sesso con il dating virtuale, i ristoranti e i bar con il food delivery, i cinema e i teatri con Netflix
etflix, lo shopping con Amazon, i concerti con le dirette a distanza, lo sport con il "workout" casalingo gestito da app, il lavoro con sussidi statali di semi-indigenza, il culto religioso comunitario con una spiritualità solitaria senza nessun rilievo sociale. E, soprattutto,
per eliminare ogni forma di associazione culturale, circolo, movimento civico e politico libero, non controllabile, trasformando la società civile in una pluralità di individui isolati che si limitano ad essere followers dei leader politici, in un quotidiano reality show,
"profilati" e sottoposti al continuo martellamento delle news unanimi di regime selezionate per loro dai social media depurandole di quelle che loro chiamano fake news, cioè di ogni fonte che non sia approvata dal complesso politico-mediatico mainstream.
La politicizzazione dovrebbe essere il requisito principe della democrazia. Invece questo tipo di conflittualità ideologico-sociale è il prodotto della tecnocratizzazione.
Il grande capitale apolide scinde ideologicamente la società in due in modo radicale e intollerante proprio
perché la tecnocratizzazione capitalistica ha dialetticamente in nuce il moralismo, padre di ogni fanatismo. Socialmente efficientismo paretiano e moralismo - genetico di religioni e culti - sono una complexio oppositorum.
Questo fanatismo ben finanziato da chi può prendere
le decisioni che contano, porta a uno scontro radicale e irrazionale che non ha nulla a che fare con la politica.
Una parte rappresenta l'intolleranza del tiranno in nome dell'intolleranza, il liberalismo radicale del capitalismo sfrenato, assoluto.
«...non credo che si possa parlare di ideologie politiche serie quando hanno fatto della violenza il solo strumento di emancipazione. Certo non Marx, il quale ha sempre considerato che l’uso o meno della violenza da parte delle classi lavoratrici
dipendesse esclusivamente dall’atteggiamento delle classi dominanti: se queste ricorrono a mezzi coercitivi di oppressione che impediscono la libera crescita e la libera manifestazione della volontà popolare, la violenza è l’unica risposta possibile.
Ma la violenza può essere ammessa solo come “levatrice della Storia”: cioè, quando una nuova società è matura nel grembo della vecchia - nuovi rapporti sociali, nuove strutture, nuovi valori -, e solo la repressione del potere o la violenza silenziosa dei rapporti economici già
“A nostro avviso Sylos Labini è un esempio luminoso della lotta di classe ideologica della grande borghesia contro la piccola borghesia, di coloro che guadagnano venti milioni al mese contro quelli che ne guadagnano due o tre, dei veri ricchi contro gli impiegati, dei baroni
universitari contro i maestri elementari. Questa lotta di classe contro la «microborghesia melmosa» in nome delle virtù imprenditoriali del grande capitale e soprattutto delle grandi banche è a nostro avviso una delle cose più merdose che esistano (e vorremmo che il lettore
notasse che per la prima ed ultima volta in questo libro usiamo voluta- mente un'espressione tanto volgare), in quanto si manifesta generalmente con lamenti in nome dei veri poveri, degli ultimi, dei disoccupati, degli operai onesti e frugali, eccetera. Gente abituata a possedere
Per chiarezza: in quella frase Marx non sta invocando la guerra civile comunemente intesa, sta denunciando infatti quella intrapresa da Cavaignac: "I fuochi artificiali di Lamartine si sono trasformati nelle bombe incendiarie di Cavaignac.
La "fraternité", la fratellanza delle classi opposte, di cui l'una sfrutta l'altra, questa "fraternité", proclamata in febbraio, scritta a grosse lettere sulla fronte di Parigi, su ogni carcere, su ogni caserma, ha la sua espressione vera, genuina prosaica,
nella "guerra civile" - nella guerra civile nel suo aspetto più terribile, nella guerra tra il lavoro e il capitale. Questa "fraternité" fiammeggiava da tutte le finestre di Parigi la sera del 25 giugno, quando la Parigi della borghesia si illuminava, mentre la Parigi del
Per chi non ha ancora capito che la mondializzazione non sarà l'americanizzazione del pianeta, ma la sua cinesizzazione, ricordo questa perla del noto maoistamarxistaleninista David Rockefeller, il padrino delle meraviglie della globalizzazione:
“Whatever the price of the Chinese Revolution, it has obviously succeeded, not only in producing more efficient and dedicated administration, but also in fostering a high morale and cummunity propose. The social experiment in China under Chairman Mao's leadership is one of the
most important and successful in human history.” (David Rockefeller, New York Times, 1973)
Se vi chiedete perché l'URSS diede sempre una spinta progressiva al mondo, mentre la Cina vive coi soldi nostri, be', la risposta ce l'hanno i banchieri da almeno mezzo secolo.