Il primo settembre del 1985 il Napoli è impegnato nella quarta giornata del girone eliminatorio di Coppa Italia, che all'epoca apriva la stagione ufficiale poco dopo Ferragosto. Il match è Salernitana-Napoli, ma la partita si disputa al San Paolo
Diego Armando Maradona è alla seconda stagione nel Napoli. Non ha giocato le prime tre partite di Coppa Italia. E si vede dai risultati imbarazzanti: Napoli-Pescara 0-0, Lanerossi Vicenza - Napoli 1-0, Padova-Napoli 0-0. Con la Salernitana, però, c'è
Dopo 5 minuti Diego ha già segnato. Alla mezz'ora raddoppia, su rigore, e annulla l'inutile pareggio della Salernitana. Al minuto 68 l'imprevisto: Peppe Bruscolotti, il capitano, si scontra col compagno Filardi e resta a terra. Non si riprende e deve essere sostituito
Bruscolotti, difensore, detto Pal e' fierro, Palo di ferro, è al Napoli dal 1972. Nel 1982, con la squadra a rischio serie B, si era ammalato di epatite virale. Era tornato in campo convalescente, perché mister Pesaola gli aveva detto: "Peppe, ho bisogno che giochi almeno un po'"
Poche settimane prima della Salernitana, durante il ritiro, Bruscolotti aveva preso da parte Diego e gli aveva detto: "Non farò mai parte del tuo clan ma posso aiutarti in tanti modi. Mi troverai al campo o a casa, non mi farò mai negare". Era solo la premessa del vero discorso
Bruscolotti sente che è arrivato il momento. La fascia di capitano deve passare al braccio del più forte del mondo. "Io ho 35 anni e sto per smettere. Non voglio farlo senza aver vinto uno scudetto. Diego, la fascia è tua ma promettimi che mi farai vincere"
Maradona disse: "Muchas gracias Peppe, prometto che te farò vincere lo scudetto prima che smetti di giocare"
Ora Bruscolotti ha preso un colpo in testa. Lo portano in ospedale. Ha una lieve commozione cerebrale e deve passare la notte sotto osservazione. Dopo la partita, finita 3-1 per il Napoli, un compagno lo raggiunge in ospedale (all'1.30!) per passare la notte con lui: è Maradona
Diego prende una sedia e si sistema vicino al letto di Bruscolotti per fargli compagnia. Due chiacchiere, una risata, qualche anedotto da spogliatotio o da caserma, che è lo stesso.
Diego poteva combinare mille casini, far tardi all'allenamento, oppure saltarlo, presentarsi allo stadio mezz'ora prima della partita, e solo perché i compagni non vedendolo andavano a prenderlo a casa, ancora tramortito dagli eccessi della notte
Ma una cosa Diego non avrebbe mai fatto. Venir meno alla promessa data a un compagno di squadra, al capitano che gli aveva ceduto l'onore della fascia
Il Napoli vinse lo scudetto 1986-87 perché la differenza tra Maradona e gli altri era ANCHE questa: non voleva mai vincere per sé, ma per la squadra, gli amici, il quartiere, la città, la nazione. E Pal 'e fierro lo aveva capito prima di tutti
Dopo aver dato a Napoli il primo scudetto, a meno di due anni di distanza da quella notte trascorsa insieme in ospedale con Bruscolotti, Maradona disse: "Il vero capitano del Napoli è sempre Bruscolotti"
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Un thread su Calenda. Ho scritto di recente nella mia newsletter perché penso possa essere un buon candidato sindaco di Roma del centrosinistra. Ma mi interrogavo anche sui suoi limiti politici e caratteriali (lo dico ai calenders: parlo di attitudine politica, non di simpatia)
Calenda ha sfruttato abilmente un vuoto del Pd - la mancanza d'un credibile candidato a Roma - per provare a occuparlo lui, quello spazio. Più che legittimo. Ora però viene la politica: il terreno su cui Calenda è più debole (lui se ne vanterebbe, perché ama le pose paragrilline)
Calenda vuole correre da candidato di una coalizione ampia. In soldoni, vuole i voti Pd. Senza i quali la sua brillante operazione di autocandidatura si risolve in sconfitta. Magari onorevole, magari col boom personale di consensi. Ma sempre sconfitta. E qui c'è il primo problema
L'estate sta finendo e ai più sfortunati, come me, capita pure di svegliarsi la domenica trovando @CarloCalenda che ti scambia per Rocco80 o per Stellina91 e ti aggredisce scrivendo una cosa di questo livello
Calenda è un un uomo che sa essere molto maleducato e, non conoscendolo, non so se abbia preso a esserlo dopo essere stato ministro o prima, magari quando dirigeva l'ufficio Giovani Marmotte di Italia futura di Montezemolo. Ma non importa, è del libro di Barbano che si parla
E' evidente che Calenda, impegnato h18 sui social, il libro di Barbano non l'ha letto. Non ha sfruttato neanche il giorno libero in cui ha dato le chiavi dell'account a @LucaBizzarri. Però rimprovera la cosa a me, che di recensioni ne scrivo poche ma sempre dopo aver letto tutto
Sostiene @marcotravaglio che le citazioni contenute nel mio commento di ieri su Rep siano inventate. Il legame con la realtà di Travaglio, già autore di un tomo (La scomparsa dei fatti) di impronta autobiografica, è creativo. Ecco le fonti dirette delle frasi per lui inesistenti
Qui è dove il ministro Alfonso Bonafede, nel corso di una puntata di Otto e mezzo, dice che non ci sono innocenti in carcere
Qui le agenzie rilanciano le dichiarazioni di Davigo il quale, intervistato da La Stampa del 23/02/19, dice a proposito dei molti risarcimenti per ingiusta detenzione: “In buona parte sono colpevoli che l’hanno fatta franca”