Una risposta (provvisoria, e non richiesta) a @CBlengio su piattaforme, libertà di espressione, censura etc.
#thread
ilpost.it/carloblengino/…
Ringrazio @CBlengio per questa prima parte della sua opinione in merito alla questione all'ordine del giorno (#TrumpTwitterBan e dintorni), perché ha il merito fondamentale della chiarezza. In attesa della seconda parte, provo a segnalargli cosa non mi persuade del suo discorso.
1. In generale, mi pare che Carlo sorvoli un po' troppo sulla grande distanza che separa il contesto giuridico europeo da quello statunitense, in modo particolare per quello che riguarda proprio la libertà di espressione (di seguito LdE).
2. Lo spazio per la LdE in quel contesto ha un'estensione ed uno spessore differenti da quanto gli è riconosciuto di qua dall'atlantico. Il che non è senza effetto, anche relativamente alla questione che ci riguarda.
3. Ad esempio: i discorsi di odio razziale qui da noi sono (o comunque, possono essere) crimini (anche quando non incitano alla violenza), lì sono (e devono essere) del tutto leciti (perché godono della superprotezione del first amendment).
4. una prima conseguenza è che ciò che lì sarebbe da rimuovere per effetto da una clausola contrattuale (discorso di odio razziale), qui sarebbe un reato (e da rimuovere, quindi, *anche* per altre ragioni).
5. voglio dire che impostare un discorso omogeneo relativamente a contesti così differenti è fuorviante, e finisce per nascondere alcuni problemi essenziali.
6. Ma veniamo ad una questione dirimente (che però è connessa a questo aspetto più generale). @CBlengio sostiene che le piattaforme compiono scelte editoriali (nell'esercizio della LdE), ma (...)
7. (...) che contemporaneamente non devono essere considerati "editori", e quindi esenti da responsabilità "per le scelte di moderazione dei contenuti" (commissive o omissive, aggiungo io).
8. Come arriva a questa conclusione? sintetizzo:
- "i termini di servizio (ToS) che regolano le norme di comportamento su ogni social network, sono il legittimo esercizio della LdE del provider"
9.
- "la loro corretta gestione (sempre dei ToS, ndr) e le scelte di rimozione che ne discendono sono l’unico possibile presidio per la salubrità e la civiltà dei loro servizi", perché (...)
10.
- un intervento di moderazione "pubblicistico" costituirebbe una limitazione della LdE, vietata in quanto proveniente dal potere pubblico.
11.
- infine, @CBlengio respinge il parallelo con la disciplina e le responsabilità degli editori tradizionali, sostanzialmente perché (mi perdonerà lo slogan) "questa volta/in questo caso è diverso".
12. Di seguito, ciò che non mi convince di questi passaggi:
- in generale, il "tasso" di regolazione (e quindi, anche di limitazione) della libertà di manifestazione del pensiero ammissibile in europa è profondamente diverso, in ragione del differente contesto giuridico.
13.
- ergo, vi sono qui spazi di intervento (in special modo, quelli che si connettono alla maturazione di una dimensione di servizio pubblico o di pubblica utilità, che dir si voglia) che lì appaiono meno praticabili (sebbene storicamente dati).
14.
- l'irresponsabilità delle piattaforme è frutto di una scelta legislativa (la section 230), e non un portato necessitato del quadro costituzionale, nemmeno di quello così "unilaterale" come quello statunitense. Figuriamoci nel nostro costesto giuridico!
15.
- Ed infatti, nel nostro contesto giuridico è maturata da tempola nozione di "hosting attivo", dove una "moderazione attiva" dei contenuti si porta dietro un regime di responsabilità per i contenuti veicolati ben più "spessa" di quella propria del contesto USA.
16.
- Last but not least (anzi): se la moderazione dei contenuti costituisce l'esercizio della LdE delle piattaforme, perché le piattaforme non dovrebbero subire le conseguenze connesse agli effetti dell'esercizio di questa libertà?
17. qui mi pare che non ci siano grosse scappatoie. Io vedo solo le seguenti alternative:
- a) sono irresponsabili perché così ha deciso il legislatore (scelta regolatoria), il che significa che (...):
18.
- - a.1) è una scelta regolatoria, ergo vi sono altre e differenti scelte regolatorie possibili;
19.
- - a.2) questa scelta regolatoria merita di essere giustificata (e per bene), perchè comporta che un certo privato nell'esercizio della sua LdE può limitare la LdE di qualcun altro, avvalendosi di un regime di esenzione di responsabilità per l'esercizio di tale libertà (...)
20.
(...) Se i due soggetti (piattaforma e utente) esercitano la medesima libertà (la LdE), cosa giustifica questa disparità di trattamento (la piattaforma gode di una specifica esenzione di responsabilità)?
21.
[in disparte il fatto che questa disparità di trattamento, questo specifico regime di favore, si somma ad una formidabile asimmetria di potere di mercato - ma forse ne è soltanto la causa 😉...]
22.
- b) l'alternativa è che il regime di esenzione della responsabilità ed il potere di moderazione non costituiscono esercizio della LdE, ma di qualcos'altro (...)
Il regime, cioè, si spiega in ragione del tipo di attività svolta: l'essere piattaforma, con la sua capacità di abilitare, connettere, far circolare i discorsi (ma non i propri, quelli degli altri).
(segue)
24.
Insomma:
- se le piattaforme si limitano ad esercitare la propria LdE, occorre giustificare (meglio) l'esenzione di responsabilità ed il potere di moderazione, ossia il regime di favore loro accordato (...)
25.
- se invece il regime di favore è connesso (e giustificato) non dell'esercizio della LdE, ma da quello di esercitare una specifica tipologia di attività (per brevità, "agire la piattaforma"), il discorso va a collocarsi e svlupparsi altrove.
26.
Ho il sospetto che proprio a questi temi @CBlengio intende dedicare la seconda parte del suo discorso, che attendo con interesse.
27.
Mi perdonerà se ho impiegato tanti (troppi!) tweet per argomentare perché la prima parte, tutta centrata sulla LdE, non mi persuade, e perché il discorso necessita di appoggiarsi altrove.
28.
Ovvero: la mediazione informativa abilitata dalle piattaforme è diversa? In che senso? E in cosa può/deve comportare una esenzione di responsabilità per la moderazione dei contenuti?
(fine, per adesso)

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