La spiegazione di oggi di Fontana è una cosa delirante. Non ha alcun senso e non parla di errori.
La Lombardia non è poi nuova a fare cose strane con i dati. Ogni tanto muovono i casi spostandone decine/centinaia a giorni prima, altre volte ne spariscono a migliaia.
Avrebbero dovuto togliere il controllo della gestione dei dati alle regioni da mesi, in particolar modo quando da questi dipendono le restrizioni. Il risultato del non averlo fatto è il caos costante a cui assistiamo.
Anche perché falsare Rt è piuttosto facile. Basta mettere alcuni casi come importati, spostare un po' le date di inizio sintomi o non comunicarle.
Non dico che la Lombardia lo stia facendo, sottolineo però come volendo è molto facile fare magheggi quando controlli i dati.
Grazie a @vi__enne vedo che l'errore è della regione. Hanno rivisto i dati dei casi per inizio sintomi e aumentato il numero di asintomatici. Se ne assumano la responsabilità.
Qui la conferma che il problema è della regione Lombardia. Assurdo che per una settimana la regione abbia accusato Iss e Ministero di aver fatto errori nel calcolo di Rt quando la colpa era solo sua.
@EasyInve@OpencovidM La tesi dell'articolo è che ci sarebbero delle persone guarite che però sono contate nel calcolo di Rt a causa del campo non compilato di "inizio sintomi".
Ma questo non torna con il funzionamento di Rt.
@EasyInve@OpencovidM Il calcolo di Rt è basato sui casi sintomatici per data di inizio sintomi. Per essere considerati sintomatici serve una data di inizio sintomi. Se quindi quella non c'è, come dice il Corriere, in automatico si viene esclusi dal calcolo.
@EasyInve@OpencovidM Gli unici che vengono esclusi sono gli asintomatici e coloro che erano guariti clinicamente già quando gli è stato fatto il tampone.
Grafico della distribuzione dei casi per data di prelievo e con ritardi di notifica. Si vede come il 25/12, il 26/12, il 31/12 e il 6/01 siano stati delle sorte di domeniche (si fanno pochi tamponi e quindi si trovano pochi positivi).
Nei giorni dopo le festività ci sono delle giornate con molti casi, ma è probabile che fossero ritardi di diagnosi. Queste unite ai ritardi di notifica hanno probabilmente dato l'idea di una crescita dei casi non del tutto reale.
Motivo per cui i dati diffusi giornalmente (per data di notifica) vanno sempre trattati con una certa cautela e non usati per rilanciate teorie su "terze ondate" o calcoli di Rt.
L'analisi del rischio è basata su 21 indicatori, 16 dei quali obbligatori. Ci sono due algoritmi che restituiscono la probabilità di diffusione e l'impatto che questa avrà su ospedali e soggetti a rischio. Questi due si combinano e si ottiene il rischio.
Questo è il primo algoritmo. Rispondiamo alle domande.
Domanda 1: Sì
Domanda 2: Sì (indicatori 3.1 in peggioramento, 3.4 in miglioramento, Rt>1 e aumento focolai)
Domande 3: No.
Siamo a 972.099 prime dosi somministrate, 86mila in più di quante ne risultavano ieri mattina. La Lombardia ieri ha notificato quasi 21mila vaccinazioni. VdA, Bolzano, ER, Piemonte e FVG sono sopra il 2% di persone vaccinate con la prima dose.
Popolazione vaccinata con prima dose per fascia di età
Da questo grafico non si può dedurre che ci siano 115.000 persone che non potevano fare il vaccino e lo hanno fatto lo stesso (come sostengono alcuni giornali, tra cui Repubblica).
Spiegazione nei prossimi tweet.
Il piano vaccinale prevede di vaccinare 1,4 milioni di "operatori sanitari e sociosanitari". In Italia non ci sono così tanti sanitari (ad esempio i medici sono 240.000 e gli infermieri 345.000).
In questo gruppo di persone c'è sostanzialmente chiunque lavori per gli ospedali.
Chi lavora negli ospedali lo aveva ben presente fin da subito (come mi fu fanno notare ai primi di gennaio). Ma anche sui giornali locali veniva detto chiaramente.
Tutti i dati sono per data di somministrazione (in entrambi i paesi i dati giornalieri vengono in parte retrodatati). Quindi si tratta di numeri comparabili. Poi certamente vacciniamo tipologie di persone diverse, ma è un altro discorso.
Tra l'altro, l'Italia è molto più trasparente della Germania (e di gran parte degli altri paesi) nella gestione dei dati sulle vaccinazioni. In Germania non si sa neanche quante dosi hanno ricevuto.