Se, come raccontavo ieri, l’11 era stato il giorno del dolore e della rabbia per la morte di Francesco, il 12 sembrava quello della presa di coscienza e della determinazione.
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Tutti avevamo chiaro però che la nostra vita da quel giorno non sarebbe più stata la stessa.
Il periodo dell’innocenza era concluso, da adesso, ogni volta che avessimo preso la parola, dovevamo aspettarci che un qualche sgherro del KosSSiga Furioso ci sparasse addosso.
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Ma questo doveva tradursi in una sola cosa, non smettere assolutamente di parlare e alzare la voce.
> enricoscuro.it/archivio-fotog…
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Sì, Bonvi (quello di Sturmtruppen e Nick Carter, sì) la mattina delirava in Radio con Red Ronnie di cittadini solidali con noi “studenti”, ma chissà cosa s'era fumato, oltre ai lacrimogeni.
Chi si fa sparare addosso non ha la solidarietà delle maggioranze. Lo sapevamo bene.
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È con questi pensieri in testa che la sera di quel sabato eravamo in radio in una ventina.
Io nel mio ruolo di tecnico stavo adattando dei ricetrasmettitori CB (“baracchini” in gergo) da utilizzare per utilizzarli in trasmissioni volanti dalle assemblee e dalle piazze.
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Non mi aspettavo certo di partecipare a un film di serie B come quello di cui stavamo diventando protagonisti.
E invece eccoli lì, sul ballatoio di fronte, armati di mitra e corazzati nei giubbotti anti-proiettile, che allora non s'erano visti mai. Non eravamo abituati a
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vedere la swat in ogni telefilm, come oggi.
Per la prima volta avevo visto quest’abbigliamento da assassini nel film “Il caso Katarina Blum”, poco tempo prima e mi aveva impressionato.
Ma eccoli lì, fuori dalla nostra porta, nella loro divisa di feroce idiozia!
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La storia della chiusura e del nostro arresto è cosa nota, come è noto cos'era stata #RadioAlice per il mondo della comunicazione nell'anno precedente.
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Meno noto è che quella notte, prima affrontammo il pestaggio negli uffici della squadra mobile (come confermato a Repubblica dal dott. Lomastro), poi fummo trasferiti al carcere di San Giovanni in Monte.
La polizia aveva arrestato chiunque: compagni che avevano partecipato agli scontri e semplici passanti, chi aveva rubato qualche bottiglia dal ristorante "al cantunzen" e chi aveva un limone in tasca (da cui la rivista "il limone a canne mozze").
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Fra gli altri, noi di #RadioAlice, ricercati in tutta la città sulla base di mandati di cattura indiscriminati.
Ma anche i redattori di un'altra emittente "L'Aradio - Ricerca Aperta", colpevoli solo di aver fatto parlare alcuni compagni di Alice.
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Come andarono le indagini nei mesi successivi?
Come quelle per l'assassinio di Francesco.
Un aneddoto:
L'ultimo scarcerato, quasi 6 mesi dopo, fu Stefano.
Perché?
Katalanotti aveva trovato a casa sua un bigliettino con scritto "Stefano ha detto d'attaccare domani", questa
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per costui era una prova.
Stefano (studente-lavoratore con bretelle) aveva una piccola azienda che "attaccava" manifesti per l'ufficio affissioni del Comune, a cui partecipavano altri due compagni.
Per il prode giudice "attaccare" aveva solo significati militari.
🤮
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Forse, prossimamente, vi racconterò cos'è stata davvero #RadioAlice e come ha rivoluzionato la "comunicazione" (mondiale e locale).
Ragione per cui era tanto amata dalla città partecipante e tanto odiata dai "potenti".
Questo papa (ex vescovo di #Bologna) viene spacciato come "oppositore alla I Guerra Mondiale", ma non lo fu.
Disse qualche parola di circostanza, ma non ritirò i cappellani militari, che dovevano dar "conforto ai militari assassini.
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D'altronde @virginiomerola ama questi assassini coloniali e guerrafondai.
Altra intitolazione è infatti al "Duca degli Abruzzi", l'alpinista che, fra un massacro e un'invasione, s'arrampicava sulle più alte montagne e le più belle donne somale.
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L’antenna è ancora in piedi (i vigili del fuoco si rifiutano di rimuoverla - è troppo pericolosa per loro, occorrono degli specialisti).
I compagni trasmettono un’oretta e la polizia accorre per arrestarli.
Per gli stessi tetti
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della notte, ospitati dagli stessi abitanti della via, sfuggono ancora.
Lo stesso giorno altri compagni vengono ospitati da “L'Aradio - Ricerca Aperta”.
Ancora arriva la polizia e arresta i redattori di ambedue le emittenti.
#11Marzo 1977
Gli uomini alle dipendenze del ministro che ama gli assassini, quello che va ai matrimoni dei “brigatisti”, quello che difende l'organizzazione criminale #Gladio, sparano a #FrancescoLorusso e l'uccidono.
Sono passati 44 anni da quel giorno, il giorno in cui lo
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Stato sceglie e applica (per la prima volta a #Bologna) l'utilizzo delle armi contro il conflitto sociale.
Lo fa senza remore, né ipocrisie, tanto da varare immediatamente la legge su "l'uso legittimo delle armi".
Per pura forma propone un capro espiatorio (il carabiniere
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Tramontani), ma poi, appunto, lo protegge. Infatti, puntualmente, la sentenza della sentenza della corte d'appello lo riconosce responsabile, ma ne dichiara “legittimo" l'avere sparato.
Ma noi sappiamo bene che la sua arma non poteva contenere tutti e 13 i colpi che fu
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pubblicato su @Internazionale la prima parte di un lungo articolo che racconta come si è evoluto e dove sta andando questo movimento complottardo, nazi-fascista, razzista, negazionista, basato sulla superstizione più imbecille.
In TT c'è il criminale terrorista e sterminatore e qualche fascista ignorante ha ricominciato a sparare le solite menzogne.
Ripubblico le 10 schede che smentiscono le più note falsità.
(via: @Lantidiplomatic)
#Mussolini NON è andato al potere con il consenso della maggioranza.