Thread by @RuggeroRollini

Oggi è uscito sulle pagine del @Corriere un commento di @Daniele_Manca e Gianmario Verona, rispettivamente vicedirettore del Corriere della Sera e Rettore dell’Università Bocconi, sul #infodemia in cui siamo immersi. Permettetemi questo sfoggio di hybris nel commentarlo.

Forse è la clausura a darmi una percezione del tempo distorta, ma credo sia già un anno che si parla di “infodemia” per riferirsi al sovraccarico informativo di bassa lega sulla #COVID19. Tutta questa enfasi mi ricorda un po’ la scoperta dell’acqua calda.

Partiamo da AstraZeneca
“Nemmeno loro [i decisori] esenti dall’infodemia che, diffusa prima tra i cittadini, è arrivata a spingere buona parte dei leader europei a sospendere per alcuni giorni l’immunizzazione della popolazione attraverso il preparato della società anglo-svedese”

Su questo non posso che essere d’accordo, la crescente preoccupazione della cittadinanza ha, con ogni probabilità, influenzato le decisioni politiche su #AstraZeneca. In questo senso, sì, anche i decisori sono vittima dell’infodemia. Poi ci torniamo.

Di chi è la colpa?

“L’infodemia è figlia di Internet, la tecnologia che con tutti i suoi pregi e difetti ci lega ogni giorno.”

E ribadiscono

“il contagio virale ed esponenziale di una informazione bacata che infetta il sistema e lo rende succube di una notizia imperfetta, che il telefono senza fili del web trasforma in poco tempo in verità assoluta.”

Peccato che gli autori introducano il concetto di #infodemia partendo da un articolo di Rothkopf del 2003 sul @washingtonpost, che ne parlava per la Sars. Trovo quindi difficile puntare il dito contro il web.

Non fraintendetemi, sicuramente i meccanismi social e l’ipervelocizzazione dell’informazione internettiana peggiorano la situazione, ma forse l’origine va cercata altrove.

Cosa possiamo fare?
“[…]la conoscenza è la cura. Capire come si diffonde, quali ne sono i meccanismi profondi. Non sappiamo se si riuscirà a neutralizzarla. Di sicuro è una partita che non possiamo non giocare..."

"...Tutti noi, cittadini semplici, politici e governanti, abbiamo difficoltà a distinguere tra percezione e realtà.”

“Abbiamo bisogno di vaccinarci con dosi di razionalità informativa.”

Provo a riassumere il tutto.
L’infodemia si diffonde tra i cittadini che non sanno distinguere tra percezione e realtà, fino ad arrivare ai decisori politici. Questa malattia è dovuta a internet, che diffonde e trasforma in verità assoluta il passaparola.

La risolviamo vaccinando le persone con l’istruzione (“tra le vittime dell’infodemia c’è la sua principale nemica, e nostra alleata, la #scuola”).
Tralasciando il pressapochismo di queste conclusioni (magari sono io che ho riassunto male).

Solo a me sembra che manchi una parte fondamentale?

Non c’è #infodemia senza “info”.

Da dove arriva l’informazione bacata che poi si diffonde viralmente su internet? Chi, in questi giorni, ha diffuso la paura del vaccino #AstraZeneca dimenticando la statistica e il concetto di causa-effetto?

Internet? I cittadini? I politici?

No, alcuni #giornalisti, con il benestare dei loro direttori. E non solo sul web, anche sulla carta stampata (non c’è bisogno che vi ricordi certe prime pagine).

Credo sia fondamentale parlare di #infodemia, così come credo che sia impossibile indentificarne un'unica causa. Trovo però assurdo incolpare i lettori, i politici e il web senza fare un minimo di #autocritica.

È difficile combattere quest’epidemia informativa. Il distanziamento sul web è impossibile e non c’è mascherina che tenga. Il #vaccino è lo spirito critico, ma chiede anni per essere sviluppato e non abbiamo tempo.

Forse, però, c’è anche qualcosa che non va nel nostro sistema immunitario: il #giornalismo. Se il giornalismo non funziona, crolla la nostra principale linea di difesa da questa e da altre infodemie.

Sappiamo quanto le persone immunodepresse siano a rischio.

Perdonatemi la metafora – sicuramente imperfetta – e lo sfogo.