ORIGINE DI ALCUNE TRADIZIONI ALIMENTARI E RITUALI LEGATE ALLA PASQUA.
di Roberto Dottarelli
Accademico di Roma Castelli
La Pasqua non ricorre mai nello stesso giorno. Può infatti cadere tra il 22 marzo e il 24 aprile, sempre e comunque nella prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Ciò che ci stupisce è il fatto che la celebrazione della resurrezione di Cristo
non cada in un giorno specifico, come nel caso della natività, ma sia una ricorrenza”mobile”, legata alle fasi lunari. Viene da chiedersi: quale nesso c’è tra la resurrezione di Cristo e l’andamento della luna? Altrettanto dovrebbe incuriosirci il fatto che nelle celebrazioni
pasquali oltre all’agnello sacrificale, si consumino dolci di pasta o di cioccolato a forma di uova, lepri o conigli e colombe. Infatti, le comunità ebraiche dell’epoca di Cristo avevano un’economia pastorale, che rende comprensibile il consumo rituale dell’agnello;
tuttavia è noto che quelle stesse tradizioni ebraiche stabilivano che si consumasse carne dei soli quadrupedi ruminanti con l’unghia bipartita, venendo così a proibire il consumo di carne di lepre, “che è sì ruminante, ma non ha l’unghia divisa” (Levitico 11, 3-7).
La spiegazione di queste stranezze può essere trovata solo se si considera che la nostra tradizione pasquale si è sviluppata intrecciando e sovrapponendo segni e riti, provenienti da diverse aree geografiche e da diversi sistemi culturali.
Fonte:
Stralcio di un articolo di Roberto Dottarelli,
tratto da “CIVILTÀ DELLA TAVOLA” Accademia Italiana della Cucina.
Per approfondire e scoprire quali sono i segni ed i riti di cui sopra, potrete continuare la lettura di “Passaggio a Oriente”, 👇🏻
“Ogni fiore è un’anima che sboccia nella Natura”
Gerard De Nerval
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L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei due momenti dell’anno in cui giorno e notte durano lo stesso tempo: le ore di luce e quelle di buio sono in perfetto equilibrio e questa data segna l’inizio della metà più luminosa e chiara dell’anno, quando
IL CULTO DI VESTA E LE VESTALI
"Io sono Colei che è, e nessun uomo ha mai sollevato il mio velo." cantavano le sacerdotesse della Grande Madre, colei che non poteva essere raffigurata.
Vesta non ebbe mai immagini, era la Dea Primigenia, ed i Romani, nell'onorare gli Dei, riservavano al sacrificio a Vesta il primo posto, perché potesse sempre essere onorata per prima.
È attribuita a Romolo, primo re di Roma, o al suo successore, Numa Pompilio, l'istituzione del culto del fuoco, con la creazione delle vestali, vergini sacre a sua custodia, sacerdotesse della Dea Vesta.
🐕🐈Il ritrovamento nel porto romano di Berenice, in Egitto sul Mar Rosso, di un cimitero con sepolti 585 animali domestici, ha un valore etico-sociologico, oltre che archeologico.
A dispetto delle teorie razionaliste che individuano amore e cura contemporanei di cani e gatti come una nevrosi frutto dell'alienazione della società moderna per sfuggire alla solitudine o per rimpiazzare l'assenza di figli,
gli scavi egiziani portano alla luce il rapporto tra uomini e animali 2000 anni fa: testimoniano che il sentimento che proviamo oggi per Fido era già presente tra gli antichi Egizi.
Una società malata sta sprofondando in un totale desolante degrado, i Mass Media sono i nuovi Apostoli, i predicatori delle Élite, i divulgatori del loro “Verbo” preposti a propinare alle masse realtà quotidiane illusorie recepite come verità, miraggi che creano apparenze
del nostro mondo fisico, che il cervello, che funziona in maniera olografica grazie a cellule specializzate, registrerà ed elaborerà in modo falsato. Tale manipolazione protocollata dalla nostra mente così come proposta, crea l’inganno.
Fino al V° secolo d. C. molto diffuso era l'antico culto pagano dei Lupercali,poi soppiantato dalla cristiana festa di San Valentino,protettore degli Innamorati e quindi patrono della Festa degli Innamorati, che si celebra il 14 febbraio (Patrono dei single è invece San Faustino,
festeggiato il 15 febbraio).
In cosa consistevano i Lupercali? Gli antichi Romani, inizialmente popolo di contadini e pastori, consideravano le piante e gli animali importantissimi per le loro comunità per questo adoravano tutta una serie di divinità agresti protettrici
@OrestoloX Il termine moro è usato in contesto non-islamico per indicare i musulmani,specialmente berberi (gli Arabi erano chiamati Saraceni o Agareni) che popolarono parte non trascurabile della Penisola iberica (al-Andalus) per oltre 800 anni e la Sicilia (Emirato di Sicilia) per 264 anni
@OrestoloX (dall'827 al 1091) e che tuttora costituiscono l'elemento fondamentale autoctono maghrebino.[1] Il termine fu coniato dal tardo latino Mōrus, che proviene da Maurus, "Mauro, abitante della Mauretania" dal greco Mauros, Μαύρος".
@OrestoloX Guerriero moro, opera di scultore anonimo (XIX secolo), Instituto Ricardo Brennand, Recife (Brasile)