Nei paesi un po' più normali i processi durano il giusto, anche quelli per reati pesantissimi. Per condannare a 22 anni l'assassino di George Floyd c'è voluto poco più di un anno: siccome qui lo stato non ce la fa,
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o per meglio dire non ce la vuole fare ad umanizzare la durata dei processi perché allungare il brodo fa comodo a chi ha soldi per pagare i migliori avvocati e non arrivare mai a sentenza cancella direttamente i reati.
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Scommetto che all'Europa andrà benissimo la 'riforma' della giustizia che va nella direzione opposta a quella che auspicava.
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All'Ungheria dopo l'approvazione della legge che legalizza l'omofobia sono stati sospesi i fondi del Pnrr: sono sicura che Ursula a Draghi questo sgarbo non lo farà. #prescrizione #9luglio
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E con buona pace del rag. Cerasa che invece di pensare alle belle donne ha sempre Marco Travaglio al centro dei suoi pensieri il discorso che faceva Travaglio era molto più articolato, non si limitava al tifo "contro" l'Italia. 1/2
Siccome Travaglio conosce molto bene le dinamiche di questo paese prevedendo le reazioni aveva semplicemente sottolineato che anche il risultato di una partita di calcio sarebbe stato usato per ricamarci attorno la propaganda pro Draghi e il governo 'meraviglioso':
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cosa che puntualmente è avvenuta sia per la partita sia per il torneo di tennis che l'esercito della servitù volontaria ha subito derubricato ad una vittoria di Draghi, ché se ci fosse stato ancora Conte la Nazionale avrebbe sbagliato tutti i rigori per perdere.
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Mai come questa volta un torneo di calcio è stato schifosamente strumentalizzato per secondi e terzi fini.
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La Nazionale che dovrebbe unire il paese almeno per 90 minuti diventa divisiva perché c'è chi lega una vittoria ad altri eventi che non dovrebbero entrarci nulla.
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Addirittura c'è chi ha parlato di ripartenza in relazione al risultato di una finale ottenuto grazie alla lotteria dei rigori.
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Ivo Nutarelli e Mario Naldini erano due piloti dell'Aeronautica Militare, entrambi morirono il 28 agosto dell'88 nell'incidente a Ramstein durante l'esibizione delle Frecce Tricolori che costò la vita a tre piloti e a 67 persone fra quelle che assistevano alla manifestazione.
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Tutti e due la notte del #27giugno 1980 erano in volo su un caccia militare nei cieli di Ustica e avrebbero dovuto testimoniare.
Complotto? No. Di sicuro una tragica coincidenza.
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C'è un lunghissimo elenco di morti quanto meno sospette che circonda l'inchiesta sulla strage di Ustica.
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Aldo Davanzali, proprietario dell'Itavia, dopo lo schianto del Dc-9 al largo di #Ustica disse subito "mi hanno abbattuto un aereo" ma non fu creduto, lo presero per matto, passò il resto della vita alla ricerca della verità finché non si ammalò e morì senza averla ottenuta.
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#Ustica per me non è solo una strage di stato ma anche un dramma familiare. Mio suocero lavorava all'Itavia da funzionario e dopo quel #27giugno la sua vita non è stata più la stessa di prima.
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Lui perse il lavoro, fu poi riassorbito prima da una compagnia inventata col solo scopo di far rientrare i dipendenti ex Itavia, l'Aermediterranea che non esiste più e poi entrò in Alitalia con la semplice qualifica di operaio allo smistamento posta.
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Roberto Mancini lo scorso anno in modo del tutto irresponsabile faceva girare una vignetta negazionista sui suoi social "per sdrammatizzare" ed entrò in polemica con Speranza perché disse che lo sport è un diritto come la scuola,
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questo mentre otto milioni di bambini e ragazzi facevano i salti mortali coi loro insegnanti per non perdere l'anno scolastico.
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Posso capire l'ingenuità di chi crede davvero che lo sport debba essere d'esempio, il calcio poi, con tutto quello che si porta dietro in materia di scandali e scorrettezze, ma gli esempi li danno le persone, nel bene e nel male.
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Tutti col ditino alzato contro i giocatori della Nazionale che non si sono inginocchiati ma poi si distraggono quando i tornei sportivi internazionali si svolgono nei regimi sanguinari.
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Qualche anno fa tutti a battere le mani perché la Formula Uno aveva abolito l'esibizione delle "ombrelline": le ragazze che alla griglia di partenza tenevano un ombrello aperto sulla testa dei piloti per ripararli dal sole,
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la pratica, solo dopo molti anni, fu ritenuta "in contrasto con le norme della società civile".
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