1/ Loredana Lipperini ha ricordato il festival dei poeti di Castelporziano del 1979, realizzato con il contributo decisivo dell'assessore Renato Nicolini:
2/ Nonostante siano passati decenni, è impossibile nominare l'evento senza pensare a quella che è stata chiamata, con scherno, la Ragazza Cioè, quella che interrompeva i poeti ripetendo le stesse frasi: «… cioè, perché non ti interessano le mie vibrazioni?
3/ Cioè non penso che non aggio parlato… il tempo che sono stata qui… […]… cioè a sto punto penso che c’è comunicazioni mie, vibrazioni mie, tutto quello che sento io sia totalmente eliminato, cioè per che cosa, cioè chi giudice supremo che decisione…».
4/ E quando Amelia Rosselli riesce a leggere una sua poesia, la Ragazza Cioè le chiede: «Come fai a sentire così? Come fai a sentire le cose così? A dirle così?
5/ Com’è possibile che si senta così, che uno possa sentire così una persona…[…] ma cioè… questa unicamente scrive e non chiede l’espressione la comunicazione la parola la comunicazione di tutto».
6/ Più tardi, uno dei contestatori dirà: «qui, noi con la nostra presenza, con la nostra energia, la nostra potenza, abbiamo senz’altro dimostrato contro la poesia e la cultura che non sono espressione e comunicazione.
7/ […] E ci teniamo a dire a tutti ad alta voce che i veri momenti creativi più veramente genuini e di ricerca […] sono stati rappresentati dagli interventi della ragazza […] che dice: tengo le vibrazioni e devo comunicare le mie vibrazioni!».
8/ Questa storia è stata interpretata in vari modi, come il germe dell'antipolitica, come la rabbia degli esclusi, come anticipazione del narcisismo contemporaneo.
9/ Lo scrisse lo stesso Nicolini, se non sbaglio mentre il millennio finiva: "alla fine degli anni Settanta si era diffuso nella società italiana qualcosa che sta tornando oggi, non più nella forma dei movimenti, ma in quella dell’antipolitica.
10/ Io, quando ci penso, continuo a chiedermi che fine abbia fatto la ragazza, che dovrebbe avere più o meno la mia età, e cosa è diventata, e cosa fa, e se ogni tanto ripensa a quella serata, se la racconta o se invece l'ha gettata via dalla propria memoria.
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Il manifesto degli «studenti contro il green pass» mostra, come già altre attività pubbliche di questo network negli ultimi mesi, «la convergenza tra spinte nazionaliste e contraddittoriamente stataliste 'di sinistra' e pulsioni irrazionaliste contro i vaccini» (@brun_montesano).
Gli account Twitter e Telegram della rete di protesta vanno ben oltre, essendo impostati come contenitori populisti purissimi o amplificatori di messaggi provenienti dall'area dissidente di destra (Borgonovo, Maglie, Borghi, etc.) o di influencer esplicitamente no vax.
Probabilmente, come per altre operazioni di questo tipo, l'aggettivo studentesco è una maschera per segmenti molto più "tradizionali", ma in questo piccolo fiotto magmatico c'è l'abbozzo di un M5S 2.0 che verrà, e proverà ad accaparrarsi i delusi da Conte&Salvini e non votanti.
🧵Thread su quello che sta succedendo oggi a Trieste!🧵
La cosa più importante da sapere è che il movimento no-green pass nella città del Nord-est si è diviso in due coordinamenti:
«No Green Pass»
«15 ottobre»
La loro divergenza strategica è ormai netta e definitiva. 1/14
La differenza è di metodo, forma e contenuto.
«No Green Pass» è animato dai triestini e da una fetta dei portuali che protestano da settimane, e sta cercando riprendere in mano il pallino della mobilitazione (nell'unione tra vaccinati e non vaccinati) dopo vari inciampi. 2/14
Il gruppo «15 ottobre», adesso predominante, ha imposto invece una prevedibile virata verso il fanatismo antivaccinista: la distinzione no-vax/no-green pass, già labilissima per forza di cose all'inizio delle proteste, è ormai saltata. 3/14
Nel coordinamento dei #portualidiTrieste c’è dentro di tutto. Il collante ideologico di partenza è l’indipendentismo, con la rivendicazione dell’extraterritorialità del porto. Il presidente Grison vota a destra. Gli ultras della Triestina presenti nel sindacato di Forza nuova.
Qualcuno si professa no vax, ma nel Comitato direttivo i vaccinati sono 12 su 15. Puzzer è un fuoriuscito della Cisl. Molti sono ex della Cgil. Volk, del direttivo, si definisce “comunista che si trova meglio con i fascisti“. Una nuova working class trumpiana è nata in Italia.
I #portualidiTrieste si sono affidati alla Fisi, con sede a Eboli (Salerno) una sigla sconosciuta che ha come leader il noto medico no vax Dario Giacomini e Pasquale Bacco, in passato candidato alle elezioni politiche con CasaPound e sindaco a Bitonto con la Fiamma Tricolore.
Motivi per cui potrebbe essere sopravvalutata la minaccia #nogreenpass nei trasporti: a Genova i terminalisti non si aspettano problemi e la Compagnia Unica ha, ad oggi, trasmesso rassicurazioni. Su 1.100 lavoratori, 200 circa non sono vaccinati ma non si annunciano scioperi.
Situazioni non diverse si registrano a La Spezia, dove quasi il 90% dei lavoratori risulta vaccinato e anche a Livorno, dove su 170 lavoratori ve ne sono circa 20 che dovranno sottoporsi al tampone, ed hanno ottenuto dall'azienda un prezzo calmierato a 5 euro.
Il vero focolaio di tensioni è Trieste, dove il presidente dell'autorità portuale ha minacciato le dimissioni in aperto dissenso coi lavoratori. Chi di porti se ne intende però dice che le linee container ci metterebbero a farsi spostare a Capodistria o a Fiume.
Una impasse come quella dei portuali di Trieste doveva essere prevedibile, a tre mesi dell'invenzione del green pass, da parte del cosiddetto «governo dei migliori». Poiché: [thread]
- è un settore chiave in un momento in cui #mancalaroba e stanno saltado supply chain globali;
- è un segmento ad alta sindacalizzazione che può compattarsi meglio contro un obiettivo specifico, qualunque sia la ragione dello stesso (a differenza del terziario avanzato);
- è un segmento composto prevalentemente da maschi di mezza età: e infatti il 40% non si è vaccinato;
- la concessione, tardiva, di un tampone gratuito solo per questa categoria, senza alcun ragionamento di tipo reddituale o scientifico, è oggettivamente una figuraccia per chi la propone e rivela una confusione clamorosa;
Nell'intervista in cui fa suoi il mito del Grande Reset, la minaccia gender e il risentimento anti-Bergoglio (in buona compagnia: l'ultimo hater del papa in ordine di tempo è Aldo Nove, per dire) Freccero ci ricorda una cosa che in questi mesi è stata presa sotto gamba: (1/4)
...che esiste ancora un blocco di opinione, consistente e coerente, che stima intorno a 1 elettore su 3, in cui, per dirla con Francesco Cundari, «riconosce un sentire comune e una comune visione del mondo».
(2/4)
Chiedono a Freccero perché le sue teorie apocalittiche - un tempo si sarebbero definite «controculturali» - stanno avendo successo tra gli elettori di Meloni. Risponde: «Significa che riesco a parlare, da uomo di sinistra, al suo grande elettorato che vincerà le elezioni».