"Durante un tributo a #FabrizioDeAndrè a cui parteciparono i big della canzone, Dori Ghezzi riservò 250 posti per me, e io mi presentai a teatro coi miei derelitti.
Qualcuno dell’organizzazione intendeva mandarli nel loggione, confinarli lassù, con la scusa che non c’era
più spazio a disposizione. “Non vi preoccupate” dissi “ci penso io.” Fermai il traffico della sala e come un vigile li feci sedere in platea, tre qui, due là, tossici, barboni, prostitute accanto a notai, dame e politici. “No, lì no” mi intimarono. “Lì ci va il ministro della
Cultura Giovanna Melandri.” Allora le mettiamo accanto una puttana delle vecchie case, vedrai come esce arricchita dall’incontro!”
Erano tutti molto preoccupati, mi chiedevano garanzie su ciò che sarebbe successo e io li tenevo sulle
spine rispondendo che non potevo saperlo, essendo io un prete; non un indovino. Invece sapevo benissimo ciò che poi accadde: i miei emarginati erano quelli che durante le canzoni piangevano veramente."
Don Andrea Gallo #Faber#11gennaio 1999
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#21luglio 2001 #Genova#Diaz
"Sono lì, davanti alla Diaz, con la telecamera, mentre i carabinieri dentro la scuola massacrano di botte chi è rimasto a dormire. Documento tutto per Rainews. Stiamo assistendo alla più grande violazione dei diritti umani nella storia di questo
Paese. Lo sentivamo che sarebbe finita male.
...E viene in mente <<Nessun uomo è un uomo qualunque>>: proprio la canzone di cui è stato fatto il video, sul cui set ho conosciuto Claudio."
Fausto Pellegrini
"Quando uccidono Carlo Giuliani siamo ad Asti, stiamo facendo il
check up per il concerto con il gruppo. Arriva la notizia che c'è stato un morto, vedo il gesto di stizza rabbiosa di Claudio, la sua bestemmia. Non è possibile, dice, sembra che siano tornati quei giorni del '77, l'omicidio di Lorusso, la militarizzazione degli spazi.
#8luglio 1960. A Palermo la polizia carica con le camionette i manifestanti e, quando i dimostranti rispondono a sassate, gli agenti sparano sulla folla con mitra e pistole. I caduti sono 4: Giuseppe Malleo 16 anni, Andrea Cangitano 14, Francesco Vella 42. Rosa La Barbera 53,
raggiunta da uno dei tanti colpi sparati all’impazzata, mentre si apprestava a chiudere la finestra di casa. 40 i feriti.
Nello stesso giorno a Catania in piazza Stesicoro, la polizia non risparmia raffiche di mitra e manganellate contro i manifestanti. osservatoriorepressione.info/catania-8-lugl…
Salvatore Novembre, 19 anni, disoccupato, è massacrato a morte a manganellate. 7 i feriti.
"La polizia italiana, insomma, si configura quasi come l'esercito di una potenza straniera, installata nel cuore dell'Italia. Come combattere contro questa potenza e questo suo esercito?
#27giugno 1980 #Ustica
La strage, 81 vittime e alcune morti misteriose cercano ancora verità e giustizia.
La sera del 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia partito dell'areoporto Marconi di Bologna diretto a quello di Punta Raisi a Palermo scompare dai radar
alle ore 20 e 59, all'altezza di Ustica.
Iniziano le ricerche, che la mattina dopo portano prima all'avvistamento dei detriti del DC-9 e poi di alcuni corpi. 81 morti, 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio. È la strage di Ustica.
L'aeronautica militare sostiene si tratti
di un incidente, un cedimento strutturale dell'aereo. I familiari, molti giornalisti e un'apposita commissione d'inchiesta la pensano diversamente. Il DC-9 è esploso in volo.
Una bomba nel bagno dicono i militari. Un missile secondo molti altri pareri.
Partono dei processi che
#22aprile 1870, Lenin
Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino, quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di