I bambini spesso arrivano in gruppo.
Questo capita perché sono loro, in famiglia, gli incaricati a cercare materiali utili nelle discariche ed è lì che incappano in qualche ordigno inesploso.
Per questo, arrivano insieme e insieme soffrono le stesse menomazioni: un braccio, una gamba, gli occhi, una mano.
Invece ad Asif hanno sparato. Un colpo destinato ad altri, in un' eterna e inutile guerra tra fazioni.
Samir stringe il giocattolo nuovo mentre attende di essere operato. È una macchinina rossa fuoco. Gliel'hanno regalata i medici e a lui sembra piacere parecchio. #Afghanistan#rai@emergency_ong@RaiNews
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+++ Dopo il reportage dalla prigione di Kandahar, dove mostravo gruppi di bambini di strada condotti all'interno del carcere per espletare poco chiare pratiche di identificazione, si è attivata @UNICEF attraverso un suo team locale.
L'agenzia per i minori delle Nazioni Unite fa sapere di aver incontrato i responsabili della prigione e di aver accertato la terribile condizione dei bambini che già avevo documentato.
@UNICEF mi fa sapere adesso di aver convinto il Governatore dell'emirato a un accordo. Da oggi, i bambini di strada verranno portati in una struttura più adatta a minori in condizioni di estrema indigenza. E questo avverrà sotto la supervisione di @UNICEF
I.D.P sta per Internal Displaced People. In pratica, sono quelle persone fuggite dalle loro terre e città per trovare posto in altre zone dello stesso Paese.
In Afghanistan sono più di tre milioni e mezzo e molte migliaia di persone si sono aggiunte negli ultimi mesi, per effetto del ritorno dei talebani
Queste persone, vivono in campi profughi. Alcuni vecchi di anni, altri appena installati.
Mentre mi trovavo nel carcere, un furgoncino ha portato all'interno dell'istituto un gruppo di bambini. Erano in condizioni penose e piangevano disperati. Le mani sporche all'inverosimile, i vestiti laceri e addosso gli oggetti utili per i lavori che stavano svolgendo.
Mi hanno spiegato che si tratta di bambini di strada che vengono prelevati e portati in prigione dai talebani. Le guardie mi hanno assicurato che si tratta solo di controlli necessari all'identificazione e alla restituzione alle rispettive famiglie.
A ogni modo, mi ha colpito e preoccupato molto vederli dentro un istituto penitenziario.
Fino ad agosto, nella prigione di Kandahar erano detenuti centinaia di terroristi talebani. Col cambio di regime, la situazione si è capovolta.
Abbiamo ottenuto un permesso speciale per visitare le celle che ospitano i detenuti e la visita è stata sconvolgente.
Questo carcere ospita prigionieri politici, ex militari del vecchio esercito ma soprattutto tossicodipendenti e omosessuali.
Di 1800 detenuti, 1400 sono persone con problemi di droga ed uno dei primi atti dei talebani è stato proprio quello di rastrellarli e rinchiuderli dentro.
Stessa sorte per i gay e queste immagini documentano il settore adibito a queste due fattispecie.
Le persone sono ammassate in corridoi angusti e bui. Non c'è luce, non c'è alcuna dignità per questi esseri umani. Le celle sono sporche oltre ogni immaginazione.