Fino ad agosto, nella prigione di Kandahar erano detenuti centinaia di terroristi talebani. Col cambio di regime, la situazione si è capovolta.
Abbiamo ottenuto un permesso speciale per visitare le celle che ospitano i detenuti e la visita è stata sconvolgente.
Questo carcere ospita prigionieri politici, ex militari del vecchio esercito ma soprattutto tossicodipendenti e omosessuali.
Di 1800 detenuti, 1400 sono persone con problemi di droga ed uno dei primi atti dei talebani è stato proprio quello di rastrellarli e rinchiuderli dentro.
Stessa sorte per i gay e queste immagini documentano il settore adibito a queste due fattispecie.
Le persone sono ammassate in corridoi angusti e bui. Non c'è luce, non c'è alcuna dignità per questi esseri umani. Le celle sono sporche oltre ogni immaginazione.
I vestiti sono lacerati e i volti come paralizzati. I carcerati ti osservano immobili e quasi privi di vita da dietro le sbarre: anime perse in un girone dantesco.
Ho chiesto di poter visitare la sezione femminile ma mi è stato vietato.
Ho chiesto di poter visitare la sezione femminile ma mi è stato vietato.
Il direttore dell'istituto, a ogni modo, mi ha concesso un'intervista, spiegando che le donne detenute hanno compiuto soprattutto due tipi di reati: adulterio e ribellione al marito.
Mentre mi trovavo nel carcere, un furgoncino ha portato all'interno dell'istituto un gruppo di bambini. Erano in condizioni penose e piangevano disperati. Le mani sporche all'inverosimile, i vestiti laceri e addosso gli oggetti utili per i lavori che stavano svolgendo.
Mi hanno spiegato che si tratta di bambini di strada che vengono prelevati e portati in prigione dai talebani. Le guardie mi hanno assicurato che si tratta solo di controlli necessari all'identificazione e alla restituzione alle rispettive famiglie.
A ogni modo, mi ha colpito e preoccupato molto vederli dentro un istituto penitenziario.