Il trattamento con il farmaco ivermectina non ha impedito ai pazienti COVID-19 di ammalarsi gravemente. Uno studio clinico randomizzato pubblicato su JAMA ha concluso che i risultati non supportano l'uso dell'ivermectina per i pazienti Covid-19.
Lo studio ha arruolato 490 pazienti con malattia da lieve a moderata in circa 20 ospedali. Tutti hanno ricevuto cure standard, metà del gruppo ha ricevuto anche ivermectina.
Una malattia grave si è sviluppata nel 21,6% dei pazienti trattati con ivermectina e nel 17,3% di quelli che hanno ricevuto solo cure standard. Non ci sono state differenze significative tra i gruppi nei tassi di ricovero in TI, necessità di ventilazione meccanica o morte.
Molti, insultandomi, mi chiedono (privatamente e non) perché non sto più pubblicando spesso su Twitter. Io mi sono iscritto su Twitter per imparare dai grandi scienziati e divulgatori che seguo con piacere. Ho anche tantissima voglia di dare un piccolo contributo ma è invano.
Su Twitter è invano e dannoso. Ogni thread o semplice tweet che pubblico viene preso, manipolato e usato per accusarmi di ogni cosa possibile e immaginabile. Mi accusano di essere affiliato con certe case farmaceutiche (principalmente Pfizer e Merck) ma non è vero.
Mettono in giro la voce che io ricevo un tot di soldi per pubblicare tweet pro-vaccini e non è vero. Vengono fatti screenshot dei miei tweet dove ciò che scrivo viene sapientemente manipolato per poi accusarmi per cose mai scritte.
L'esposizione in gravidanza a mix di sostanze chimiche che interferiscono con la regolazione degli ormoni (interferenti endocrini come PFAS e ftalati) aumenta il rischio di deficit dello sviluppo neurologico e ritardo nel linguaggio nei nascituri.
Lo studio è stato condotto in 3 fasi. Nella prima sono state seguite circa 2000 donne dall'inizio della gravidanza fino all'età scolare dei bambini, identificando un mix di sostanze chimiche nel sangue nel sangue e nelle urine delle gestanti che risulta associato...
A un ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini all'età di 30 mesi. Successivamente, studi sperimentali su modelli animali e mini cervelli umani riprodotti in provetta hanno permesso di identificare i bersagli molecolari attraverso i quali il mix di sostanze chimiche...
Provo a semplificare il più possibile per far capire i concetti più importanti e parlerò principalmente della sperimentazione clinica (che è quella più discussa e tirata in ballo nella frase "i vaccini sono ancora sperimentali"). 1/19
La sperimentazione clinica nell'uomo serve a capire se il vaccino è efficace e sicuro e la possiamo distinguere in 3 diverse fasi. In queste fasi il vaccino viene testato su un numero via via più crescente di persone. Da poche persone a tantissimi soggetti. 2/19
Decine di persone nella fase 1, centinaia nella fase 2 e migliaia di persone nella fase 3. Prendendo ad esempio il vaccino di Pfizer, è stato immesso in commercio e ha superato le fasi 1, 2 e 3. La sperimentazione clinica sull'uomo deve essere autorizzata e visionata.. 3/19
Il Codice di Norimberga non è applicabile alla campagna di vaccinazione anti-COVID (anche se obbligatoria) perché non è una sperimentazione sul campo. I vaccini hanno superato la sperimentazione che, ricordiamo, si è conclusa appieno. 1/4
I vaccini sono stati approvati dagli enti regolatori preposti. Il Codice di Norimberga limita la possibilità dei governi di avviare sperimentazioni sanitarie sui propri cittadini senza il loro consenso. Sperimentazioni sanitarie. I vaccini non sono in sperimentazione. 2/4
Sono farmaci che hanno avuto la loro sperimentazione (che si è conclusa). Il Codice non può quindi essere applicato perché non si sta parlando di farmaci sperimentali da somministrare a delle cavie umane senza il loro consenso. Sono farmaci approvati, testati e sicuri. 3/4
L'ADE (Antibody-Dependent Enhancement) è un fenomeno per cui il legame tra un virus e gli anticorpi non neutralizzanti migliora l’ingresso del patogeno nelle cellule ospiti e talvolta anche la sua replicazione. Gli anticorpi si piegano a vantaggio del virus.
I vaccini fanno produrre anticorpi neutralizzanti che bloccano il virus. Nell'infezione naturale si ha, invece, la produzione di un "cocktail" di anticorpi, alcuni proteggono mentre altri no, cioè non hanno un ruolo nel prevenire l'ingresso del virus nella cellula.
Dopo miliardi di somministrazioni nessun vaccinato ha avuto l'ADE. Se davvero i vaccini avessero causato questa condizione, avremmo avuto miliardi di vaccinati con una malattia più grave. Chiaramente, questo non sta accadendo.
Chi ha fatto la terza dose di vaccino anti-COVID non risulterà positivo al virus HIV, l'agente responsabile dell'AIDS. Il solo modo per ammalarsi è entrare in contatto con il patogeno che causa la malattia e non esiste nessuna prova della presenza dell'HIV nel vaccino.
Nel vaccino non c'è nemmeno la trascrittasi inversa, l'enzima necessario per trasformare l'RNA in DNA ed entrare così nel nucleo per integrarsi nel genoma. Sostanzialmente l'esatto opposto del processo di trascrizione (ecco perché si chiama "trascrittasi inversa").
Gli studi clinici non mostrano assolutamente che i vaccini anti-COVID creino un aumento del rischio di AIDS (fase più grave e finale dell'infezione da HIV), né ci sono prove che le persone infettate dall'HIV abbiano maggiori probabilità di sviluppare AIDS dopo il vaccino.