Odessa.
“Per me, la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!” urlò il ragionier Fantozzi.
Urlò Kotiomkin al posto di Potëmkin perché non erano stati concessi i diritti dell’originale.
Così pure per il regista, Sergej M. Ejzenštejn, diventato Sergei M. Einstein.
E così quella frase ha reso cult un film.
Senza nemmeno la necessità di vederlo.
In pratica, uno fra i migliori film del '900 “non visti”.
Eppure è una delle opere più influenti della storia del cinema, presentato la prima volta il 21 dicembre 1925 al teatro Bol'šoj di Mosca.
Il film è un breve poema epico.
Un dramma in cinque atti che il regista S.M. Ejzenstejn titolò:
1) Uomini e vermi
2) Dramma sul ponte
3) Il sangue grida vendetta
4) La scalinata di Odessa
5) Il passaggio attraverso la squadra.

Cosa racconta il film?
Il film inizia con l'ammutinamento dei marinai dopo che viene servito loro del cibo andato a male.
Il medico afferma invece che la carne è buona invitando l'equipaggio a mangiarla.
L’equipaggio rifiuta e il comandante ordina di fucilare chiunque rifiuti di mangiare la carne.
Chi si rifiuta viene portato sul bordo del ponte per ricevere il rito religioso destinato ai condannati a morte.
Il plotone di esecuzione è pronto. Il comandante ordina di aprire il fuoco, ma i soldati del plotone di esecuzione si rifiutano, dando il via alla rivolta.
I marinai prendono il controllo della nave.
Il medico viene gettato in acqua e altri ufficiali vengono uccisi.
L'ammutinamento ha un prezzo.
Negli scontri molti restano uccisi.
Tra essi anche il marinaio Vakulinčuk, capo carismatico.
Ucciso dall'ufficiale in seconda.
Arrivati nel porto di Odessa, il cadavere di Vakulinčuk viene esposto pubblicamente dai suoi compagni in una tenda, con un cartello: "Morto per un cucchiaio di minestra".
Tutta la popolazione allora si raduna per rendergli l'estremo saluto e inneggia a lui come ad un eroe
Sulla scena irrompono i cosacchi dello zar marciando con i fucili puntati verso la folla.
Il popolo non reagisce, scappa.
I soldati fanno fuoco comunque.
Sparano a tutti.
Uomini, donne e bambini indifesi.
Un ragazzo muore e la madre del ragazzo viene uccisa.
Poi si vede una carrozzina col bambino che rotola per la scalinata. E sua madre che muore.

Una scena che darà all’attrice, per quella partecipazione, fama immediata.
A tal punto che pochi anni dopo, nel 1931, verrà nominata prima ambasciatrice sovietica in Italia.
Sì, perché quella "madre" era italiana.
Il suo nome?
Beatrice Vitoldi, nata 15 dicembre 1895 a Salerno.
Aveva cinque anni quando si era trasferita con i suoi genitori a Riga dove suo padre lavorava come ingegnere presso il Russisch-Baltischen Waggonfabrik.
E’ però a San Pietroburgo che Beatrice incontra il regista Sergej Ejzenstejn.
Beatrice, seguendo i suoi ideali rivoluzionari, lavora come segretaria per l'organizzazione Proletkult.(Organizzazione Culturale-educativa Proletaria nata nel 1917).
Come detto, nel 1931, diventa ambasciatrice sovietica in Italia. Nel 1937,richiamata in Russia,è vittima della purga staliniana insieme a centinaia di migliaia di intellettuali. Muore nel 1939 e, come molte di quelle vittime, le circostanze esatte della sua morte sono sconosciute
Come finisce il film “La corazzata Potëmkin”?
Visto il massacro, i marinai della Potëmkin decidono di sparare sulla sede dei generali con i cannoni della corazzata.
Mentre arriva la notizia che una flotta di navi dello zar sta arrivando nel porto per soffocare la loro rivolta
I marinai della Potëmkin portano la corazzata fuori dal porto di Odessa per affrontare la flotta dello zar.
Ma quando lo scontro sembra inevitabile, i marinai delle navi zariste si rifiutano di aprire il fuoco contro i loro compagni.
La Potëmkin allora se ne va verso il mare, passando tra la flotta dello zar, sventolando la bandiera rossa.
E vero, il film è in bianco e nero, ma con una bandiera rossa.
La bandiera fu colorata di rosso fotogramma per fotogramma.
Quando si parla della scalinata di Odessa ci si ricorda di Beatrice Vitoldi.
Nessuno ricorda il principale architetto di Odessa che ha costruito quella scalinata: l’italiano Francesco Carlo Boffo, nato in Sardegna.
Suoi i più bei palazzi di Odessa.
Dove tra l’altro è sepolto
Anche Eduardo Di Capua si trovava a Odessa (suo padre girava il mondo come violinista) quando ebbe l’idea di quella musica.
Si racconta che scrisse la melodia osservando una splendida alba sul mar Nero.
I versi sono del poeta Giovanni Capurro.
La canzone?
'O sole mio.
Odessa.

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Mar 5
Novaya Gazeta, uno dei pochi giornali indipendenti russi, ha pubblicato le foto di alcuni bambini in una stazione di polizia a Mosca.
Ha scritto che erano lì in quanto i genitori sono stati arrestati per aver deposto fiori davanti all'ambasciata ucraina. ImageImage
Bambini. Mosca.
Subito rilasciati, ha scritto lo stesso giornale.
Come se cambiasse qualcosa.

Bambini. Kiev.
E il pensiero va a quei bambini che stanno soffrendo per la guerra. Per loro una catastrofe immane.
Solo perché qualcuno non ha imparato niente dalla storia
Niente. Image
Era stato il sindaco della città, Vassilij Pronin, a dare l’ordine.
Un ordine che spezzò il cuore alle famiglie.
Tutti i bambini dovevano essere consegnati alle autorità per poterli trasferire a oriente.
I bambini erano il futuro della Russia.
Avevano la precedenza su tutti.
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Mar 1
Questa è la seconda e ultima parte che racconta l’assedio di Leningrado durante la seconda guerra mondiale.
(Leggi qui la prima parte bit.ly/36EFbpM ).
La città è ormai assediata, ma gli abitanti non hanno intenzione di scappare, anzi.
Vogliono resistere.
La situazione alimentare è in mano a un funzionario inviato per l’occasione.
Si chiama Dmitri V. Pavlov.
Si dimostrerà una persona capace nella gestione di quell’emergenza.
Prima del gelo fa raccogliere le patate da tutti i campi sotto il fuoco dell’artiglieria tedesca.
Requisisce malto e avena nelle birrerie.
Fa elaborare dai chimici un impasto di cellulosa da aggiungere al pane.
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E intanto arriva il primo inverno, 1941-1942.
E con esso la paura
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Feb 28
A San Pietroburgo una nonnina è stata fermata perché aveva un cartello con scritto “No alla guerra”.
Mentre veniva portata via continuava a ripetere: "Ragazzi, sono una sopravvissuta all'assedio (blokada) di Leningrado".

Perché ripeteva quella frase? Quale il significato? Image
L’assedio di Leningrado.
Chissà se quei poliziotti conoscono la storia di quell’assedio.
Lei era solo una bambina, ma magari i suoi genitori facevano parte delle 470.000 persone decorate al valore dopo l'assedio.

Leningrado, il vecchio nome di San Pietroburgo.
Fondata il 27 maggio 1703, quando Pietro il Grande fece iniziare gli scavi della fortezza dei Santi Pietro e Paolo.
Pietro il Grande amava l’Europa tanto da vivere e studiare per un certo tempo sotto mentite spoglie nei Paesi Bassi.
Si innamorò di quei luoghi. Image
Read 25 tweets
Feb 25
La gente non l’aveva presa bene.
Il mio ingaggio, intendo.
Era il 1949 e il Manchester City aveva un problema: sostituire la leggenda Frank Swift che aveva ormai 36 anni.
Avevano pensato a me.
Ero preparato alle proteste.
Le ferite della seconda guerra mondiale ancora aperte.
Quando firmai l’ingaggio la voce si sparse e la comunità ebraica di Manchester diventò furiosa.
I giornali invasi da lettere e telefonate di protesta. “Nazista”, “Criminale di guerra” mi urlavano durante gli allenamenti. Non mi volevano.
In fondo li capivo.
Tutto era cominciato a Brema il 22 ottobre 1923.
Un periodo difficile.
La Germania di Weimar in un’economia depressa, il marco carta straccia e file infinite davanti ai negozi per trovare qualcosa da mangiare.
E’ in quel giorno che sono nato.
Io, Bernhard Carl Trautmann.
Read 16 tweets
Feb 23
Mi hanno chiamato in vari modi.
Una “visionaria”, “la suffragetta dello sport”, “la pasionaria”, “la militante”.
Soprattutto una donna che non sapeva stare al suo posto. Cioè tra i fornelli. Secondo loro.
Sapete come ci chiamavano i maschietti giornalisti?
Le “atletesse”.
Come una specie rara, non meglio definita.
In fondo era l’epoca in cui Pierre de Coubertin, il barone dei cinque cerchi, dichiarava orgogliosamente che era contrario all’ingresso delle donne nell’Olimpiade.
Per lui eravamo esseri inferiori.
Donne che facevano sport?
Non sia mai. Inaccettabile.
Ma non per me.
Ero nata a Nantes il 5 maggio 1884.
Il papà Hyppolite gestiva un negozio di alimentari sotto casa, mamma Joséphine era una sarta.
Sono nata in un periodo dove le donne avevano diritti civili molto limitati.
Read 16 tweets
Feb 21
Agli inizi del XX secolo non era permesso a noi donne di gareggiare individualmente.
Sempre e solo con un maschietto.
Fu così anche per me.
E chi scegliere, se non Edgar, che avevo sposato nel 1900 e che era anche il mio allenatore.
Ai miei tempi il pattinaggio era ritenuto uno sport estremamente virile.
Insomma per soli uomini. Noi donne tagliate fuori.

Il primo campionato del mondo fu disputato nel 1896.
Solo per uomini naturalmente.
Le gare femminili sono nate nel 1906, quelle per le coppie di artistico nel 1908 e quelle di danza nel 1952.
Indovinate grazie a chi.
Alla sottoscritta naturalmente, Florence Madeleine Cave in Syers, detta Madge.
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