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May 9 13 tweets 5 min read
«Andrai all'università.» Nel poverissimo Alabama degli anni Quaranta questa è una promessa azzardata da fare a una bambina bianca, se la famiglia non è benestante. Ma farla a una bambina di colore, quinta figlia su sei di un mezzadro e una domestica, rasenta la follia. /1
Ancora oggi #JeanetteScissum non sa che cosa suo padre avesse visto di speciale in lei per essere così sicuro. Forse il fatto di andare bene in matematica, come lui, o la tendenza a leggere tutti i libri disponibili. Di sicuro le probabilità erano contro di lei. /2
Da ragazza frequenta una scuola segregata con pochi insegnanti dove la biblioteca «consiste in un piccolo scaffale con qualche libro di storia dei neri.» La biblioteca pubblica avrebbe i libri di matematica superiore che le interessano, però i neri non possono entrare. /3
Mentre fa le superiori suo papà diventa disabile e non può più lavorare. Tocca a sua mamma mantenere tutti con il suo magro stipendio. Una volta che Jeanette si diploma brillantemente, la mamma le dice: «Non ti preoccupare. Andrai comunque all'università. Troveremo il modo.» /4
Lo trovano. Vince una piccola borsa di studio che copre alcune spese e si guadagna il resto lavorando tutto il tempo che può come centralinista. Si laurea in matematica all’università per neri di Huntsville e trova lavoro nell'unica scuola superiore per neri della città. /5
Ma presto si rende conto che non ha il carattere giusto perché si immedesima troppo negli studenti: qualunque loro problema diventa anche suo. Fa domanda per entrare al Marshall Space Flight Center, diretto da Wernher Von Braun, e le dicono che è molto qualificata. /6
Ma non la chiamano. In tutto il Marshall non c'è neanche una matematica di colore. Per fortuna sua madre fa le pulizie a casa della madre del direttore del personale di Huntsville e le racconta il problema. Lei ne parla con il figlio e Jeanette Scissum viene assunta nel 1963. /7
Fa analisi matematiche dell’ambiente spaziale. Nel 1967 scrive un programma che permette di prevedere il ciclo solare e lo pubblica in un rapporto #NASA. Con un suo collega scrive un programma per determinare il sito di atterraggio sulla Luna del modulo LEM dell’Apollo. /8
La sua vita nel cuore del Sud segregazionista, seppure alla NASA, non è facile. Spesso è l’unica persona di colore in tutto il reparto. Una volta il suo supervisore le dice: «Perché hai bisogno di una promozione? Tuo marito è un insegnante.» /9
Si offre di diventare funzionario per le pari opportunità di lavoro: non una promozione, ma un’incombenza aggiuntiva. La direzione non è contenta che gestisca così tanti reclami e teme si metta nei guai. Questo non la ferma. «Pensavo voleste che risolvessi i problemi.» /10
Dopo tredici anni al Marshall, torna all’università per prendere un dottorato in informatica. Si specializza in programmazione. Nel 1979 si trasferisce al Goddard Space Flight Center, nei pressi di Washington, e in seguito al quartier generale NASA. Va in pensione nel 2005. /11
Come il padre, incoraggia i 4 figli e i 6 nipoti a perseguire un’istruzione superiore. Suo nipote Kuni Scissum è un ingegnere che si occupa di ricerca e sviluppo: «Da bambino è sempre stata la mia dolce nonnina. Solo al liceo ho capito che era una grande matematica.» /12
Jeanette Scissum non si è limitata a spezzare le barriere della discriminazione. Ha tenuto la porta aperta per coloro che venivano dopo di lei. /13 - fine

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