Noto un livore crescente verso il resistente #Zelensky e un'accondiscendenza senza pari verso l'aggressore #Putin. La paura non può essere l'unica motivazione.
Siamo il paese con alle spalle vent’anni di dittatura fascista che aveva alla sua base un’ideologia ultranazionalista che ancora oggi conta molti più proseliti di quanti gli iscritti a #Casapound o #ForzaNuova possano testimoniare.
Come diretta conseguenza abbiamo avuto il più forte Partito Comunista occidentale con oltre il 30% di consensi negli anni ’70 e ’80, percentuali non paragonabili con gli altri Stati europei.
Da qui si ha un riflesso pavloviano del tutto italiano: i primi sono tesi solo all’interesse nazionale e sono da un lato preoccupati dai danni economici che questa guerra sta creando e dall’altro subiscono il fascino dell’uomo forte;
i secondi non riescono ad andare del tutto contro le azioni di Mosca, a prescindere da chi ci sia al Cremlino. In più, serbano un rancore immenso nei confronti degli Usa e dell’Occidente in generale che non li rende obiettivi nel giudizio.
Ovviamente, la somma di tutto questo ci rende il paese europeo più vulnerabile alla propaganda russa poiché c’è già inconsciamente una propensione a voler credere a quella particolare versione e mettere in dubbio tutte le altre, anche di fronte alle evidenze.
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