Ci sono indicazioni che l’estate nascente in Europa centro-occidentale e nella regione alpina possa essere l’ennesima di una impressionante serie di stagioni roventi. 8 delle 10 estati più calde da inizio serie nelle Alpi svizzere sono tutte negli ultimi 20 anni. 🧵(1/26)
Al primo posto l’ormai leggendaria estate 2003, seguono poi quelle del 2019, 2015, 2018, 2017, 2012, 2021, 2006. Solo 1994 e l’outlier 1928 sono fuori da questa inquietante concentrazione recente. Insomma: viviamo anni ed estati decisamente torride. (2/26)
Persino la scorsa estate quasi “monsonica”, con piogge diluviali quasi da record e che ai più sembrava una falsa stagione, in realtà (e grazie ad un mese di giugno molto caldo) è risultata una delle 10 più calde. L’ultima estate relativamente fresca è stata quella del 2014.(3/26)
Dopo che già maggio in area alpina è stato uno dei mesi di tarda primavera più caldi di sempre, le anomalie termiche positive sono continuate a giugno e in questi giorni stiamo esperendo la prima ondata di calore africana di questa estate. #canicule (4/26)
Sarà l’unica e l’ultima? A volte (per es. recentemente nel 2014 ma anche nello scorso anno o nel 2002) ad una prima parte di giugno molto calda nelle Alpi segue poi una stagione “depressa” e molto più perturbata e fresca. Sarà così anche quest’anno o meno? (5/26)
Ci sono diverse indicazioni che l’estate 2022 possa invece essere una di quelle nelle quali le ondate di calore si succedono e connotano tutta la stagione, sulla falsariga di esempi del recente passato come il 2019, 2018, 2017 o persino il famigerato 2003. (6/26)
Al di là dei facili sensazionalismi (ho letto più e più volte i soliti paragoni con l’aliena ed “africana” estate del 2003, che peraltro era molto anomala allora, ma oggi statisticamente lo è molto meno), ci sono robusti segnali in tal senso. (7/26)
Ne citerò 4. Il primo è riconducibile ad connessione sincronica che fa capo alla cosiddetta teleconnessione circumglobale dell’estate boreale, modo di circolazione che connette a distanza specifiche anomalie bariche ⬇️bit.ly/3n6AXw1 (8/26)
In questo senso, la fine della siccità nell’Asia meridionale e il forte rafforzamento del monsone indiano da inizio giugno tende a rafforzare il campo di alta pressone sul continente europeo, rinvigorendo l’attuale fase di canicola e di siccità sulle Alpi. (9/26)
Gli altri 3 segnali sono caratteristiche primaverili che si correlano fisicamente con l’andamento del campo termo-barico sopra la regione alpina in estate. Il 1o è un’insolita anomalia che riguarda i suoli europei. Il 2o e il 3o riguardano la colonna d’aria sopra le Alpi. (10/26)
Primo elemento: l’inquietante siccità che connota gran parte dell’Europa centro-occidentale da inizio anno. Una caratteristica che si inserisce, peraltro, nel recente mini-trend che non ha precedenti negli ultimi secoli ➡️ bit.ly/3OoUtzy (11/26)
Come spiegano gli schemi postati sotto questo e i prossimi tweet, gli studi linkati e le ricostruzioni climatiche del passato, a suoli particolarmente asciutti ad inizio estate (conseguenza di deficit stagionali di precipitazioni) succedono spesso estati molto calde. (12/26)
In gioco ci sono connessioni fisiche relative ai bilanci di energia. Per es. in caso di suoli umidi, gran parte dell’energia solare viene utilizzata per far evaporare l’acqua presente nel terreno. Il calore latente impiegato tende a inibire/ritardare il riscald. dell’aria.(13/26)
Di norma, su un terreno ricoperto da vegetazione bassa il trasferimento di calore sensibile all’aria raggiunge a malapena il 30% della radiazione netta giornaliera e il rimanente 70% è usato nell’evaporazione. In caso di suoli umidi la disparità è ancora più netta. (14/26)
Al contrario, se ci troviamo in un periodo di siccità prolungata e nello strato superficiale del terreno manca acqua, quasi tutta l’energia è a disposizione per riscaldare la superficie e l’aria sovrastante ➡️ bit.ly/3N3LYce (15/26)
In caso di eccessiva secchezza dei suoli a tarda primavera, più del 90% del calore netto diurno emesso dal terreno è calore sensibile. In questo caso ci vuol poco a riscaldare l’atmosfera e questo inibisce la formazione di nuvole esacerbando ulteriormente la siccità. (16/26)
L’umidità del suolo varia lentamente e perciò conserva una sorta di “memoria” delle condizioni climatiche dei mesi precedenti fino all’estate. Per es. le heatwaves sulle pianure centrali statunitensi sono spesso precedute da persistente siccità ⬇️ bit.ly/3zHQEBD (17/26)
Come ricorda anche lo storico del clima dell’@unibern Christian Pfister, nell’ultimo millennio le primavere siccitose nella regione alpina sono state spesso seguite da estati estremamente calde (relativamente al periodo storico) e altrettanto siccitose. (18/26)
E qui una dettagliata descrizione in plain language ➡️bit.ly/3NUNrCV. Qui invece una lista di pubblicazioni che fanno capo al progetto “Drought-Heat” dell’ETH ➡️ drought-heat.ethz.ch/publications/ (20/26)
E veniamo adesso al secondo elemento diacronico: lo stato termo-barico della libera troposfera primaverile europea. Questa connessione con la situazione estiva è una mera correlazione statistica ma che trova anche un fondamento fisico (vedi primo e terzo elemento). (21/26)
Le mappa in basso a sx è un composito di una serie di anni che rappresenta l’altezza del geopotenziale (GPH) sul piano barico di 500 hPa (a circa 5500 mslm) delle primavere che precedevano le estati alpine più calde. In basso a dx la situazione del 2022. (22/26)
Le analogie sono abbastanza evidenti. GPH più elevato su Europa centro-occidentale e nordoccidentale e GPH più basso su quella orientale/nord-orientale. Il che, fra l’altro, è coerente con l’evidenza spiegata nel primo punto. (23/26)
Infine l’ultimo punto: lo stato termico della bassa stratosfera primaverile europea e la corrispondente altezza della tropopausa. Di nuovo: l’importanza della persistenza di un certo pattern, difficile da “sradicare” quando presente in modo costante fra primavera e estate.(24/26)
Ad una bassa stratosfera primaverile più fredda (calda) e relativa tropopausa più alta (bassa) della media, segue spesso un’estate alpina più calda (fredda) rispetto alla media. E quest’anno la stratosfera è stata più fredda e la tropopausa più alta, per cui… (25/26)
…è l’ultimo elemento che corrobora l’indicazione di un’ennesima estate alpina rovente. Vedremo. /end
(1/12) Qualche riflessione sulla catastrofe #floodinggermany che ha colpito nei giorni scorsi l’Europa centro-occidentale, fra Svizzera, Germania SW (2 mesi di pioggia in 2 giorni!) e Benelux. La domanda che ricorre è se questa catastrofe sia collegata al #climatechange in atto
(2/12) Il rischio che una catastrofe naturale possa provocare danni e vittime dipende dalla frequenza dell’evento innescante, dall’esposizione e dalla vulnerabilità della società. L’esposizione è aumentata nel corso del tempo perché ci sono più infrastrutture sul territorio.
(3/12) La vulnerabilità in molti casi è pure aumentata a causa di una gestione non ottimale del territorio, ad es. per eccessiva cementificazione, disboscamento a monte, arginature e/o coperture di alvei fluviali ecc.