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Jul 5 41 tweets 16 min read
Doveva essere un corso di samba, diventò una lezione magistrale sull'arte di essere italiani. Fu il 25 aprile del nostro calcio. Thread in 40 capitoli per i 40 anni di Italia-Brasile del #5luglio 1982.
1) La mattina del 5 luglio la Gazzetta si aggrappa alla scaramanzia, al sogno, alla semina del dubbio ("Sono proprio invincibili?"), alla negazione dell'inevitabile ("Non è un'eresia"). Non sembrano esistere validi motivi per cui l'Italia dovrebbe battere il Brasile.
2) E del resto Bearzot s'incaponisce a confermare in attacco Paolo Rossi. “Uno in queste condizioni va mandato in montagna. Non vedo quali conoscenze possa avere di sport una persona che si ostina a portare un giocatore in quelle condizioni” (Giorgio Tosatti).
3) Il Brasile invece sprizza gioia di vivere da tutti i pori: 4 partite, 4 vittorie, 13 gol segnati, tutti bellissimi. Scriverà anni dopo un giornalista del Guardian: "Se per molti un gol è paragonabile al sesso, il Brasile 1982 è un intero film porno".
4) Dal montaggio precedente abbiamo lasciato fuori il tap-in di Zico contro l'Argentina, propiziato da una bordata di sinistro del formidabile Eder, "o Canhão" (il cannone). Una leggenda mai confermata sostiene che questa punizione abbia superato i 174 km/h.
5) Nell'undici di Santana rientrano tutti i giocatori dall'1 all'11, con una sola eccezione: il 15 Falcao inserito a discapito del 7, l'ala destra Paulo Isidoro. Forse è il primo 4-2-3-1 della storia, in cui il Divino è uno dei due soli "stranieri" con Dirceu (Atletico Madrid).
6) I primi quattro minuti di Paolo Rossi danno ragione a Tosatti: più volte borseggiato da Falcao, imperdonabile nel ciccare tutto solo in area l'invito di Tardelli. "Vattene via, nun te vojo più vedé", direbbe un telecronista di trent'anni dopo.
7) E' in quel momento che milioni di italiani (ri)scoprono quant'è diabolico il calcio. Non abbiamo ancora finito di smadonnare con Pablito che l'esterno sinistro di Bruno Conti taglia il campo e raggiunge Cabrini, che mette dentro una palla splendida. Rossi, gol!
8)Anche se i giornalisti brasiliani più cattivi scrivevano che "quando esce lui, il pallone torna rotondo", Serginho Chulapa non è un attaccante scarso, miglior marcatore della storia del San Paolo. Ma nel romanzo di Italia-Brasile entra dalla parte sbagliata.
9) Comunque, al Brasile basta poco per rimettere le cose a posto. Scacco matto in due mosse: da Socrates a Zico, da Zico a Socrates, che scappa a Scirea e incenerisce Zoff con una rasoiata sul primo palo. Il nostro vantaggio è durato appena sette minuti.
10) Per tutta la partita incombe la minaccia del sinistro di Eder, che esaspera la nostra ansia prendendo rincorse chilometriche e quasi caricaturali. Almeno per il 5 luglio 1982, però, sarà tutto fumo e niente arrosto.
11) Da una punizione di Antognoni assorbita da Valdir Peres nasce lo sciagurato pateracchio di Cerezo che appoggia la palla di lato senza guardare, con la tipica sufficienza da vecchio Brasile: lì giace Pablito, che ormai è rinato a nuova vita, fa cinque passi e poi fa gol. 2-1!
12) Rarissimo caso di gol da fuori area di Paolo Rossi. Per trovarne un altro bisogna volare fino a Old Trafford, alla semifinale di Coppa delle Coppe 1984 contro il Manchester United, dove segna più o meno dallo stesso punto con deviazione decisiva di Hogg.
13) Come fanno il tifo gli italiani negli anni Ottanta? Senza troppe cerimonie né testi ricercati, cantando tutti insieme "alé oh-oh, alé oh-oh", che sarà anche il titolo del primo album dal vivo di Claudio Baglioni pubblicato nel dicembre 1982.
14) Dopo la marcatura da secondino su Maradona, oggi Gentile si occupa di Zico. Grazie anche al Brasile, la partita è molto meno ruvida della precedente ma il nostro Gheddafi non rinuncia a bussare alla porta del Galinho: giallo e squalifica per l'eventuale semifinale.
15) Dopo mezz'ora Collovati si storce la caviglia sinistra e deve uscire. Bearzot guarda in fondo alla panchina e ne estrae lo Zio: Beppe Bergomi, 18 anni e 6 mesi, una sola presenza in Nazionale, il più giovane italiano di sempre a giocare un Mondiale.
16) Dall'alto del suo metro e 85 Bergomi viene dirottato sul giraffone Serginho, 1,94. Rompe il ghiaccio pochi minuti dopo: Serginho prova a girargli intorno, ma lo Zio (soprannome coniato dal compagno di stanza Marini) rimane in piedi e lo stoppa in scivolata.
17) Al 42' il momento cult: da Socrates a Zico, in posizione irregolare (tutta da dimostrare) segnalata dal guardalinee di Hong Kong. Gentile gli si aggrappa e le tenere magliette di Spagna 1982 fanno un'altra vittima illustre. Fine primo tempo, Italia-Brasile 2-1.
18) Intervallo. Con una scelta di palinsesto che oggi sembrerebbe surreale ma che nel 1982 era la prassi, la RAI interrompe la diretta dal Sarrià per trasmettere un episodio della Pantera Rosa.
19) Nel secondo tempo il Brasile rientra con la faccia cattiva e ci costringe a dieci minuti di fuoco. Zoff è strepitoso in quest'uscita bassa su Cerezo che sorprende per primo Martellini, che mai si sarebbe aspettato un intervento così temerario del grande Dino.
20) Questo primo piano del nostro ct boccheggiante ai 38 gradi del Sarrià è utile per ricordarvi che nel 1982 Bearzot (54 anni) era più giovane di Roberto Mancini a Euro 2021 (56 anni). Intanto Luizinho con le maniere spicce su Pablito: Klein lascia giocare.
21) Arriva un minuto di emozioni violentissime: Serginho scappa a Bergomi e tenta il jolly di tacco, stoppato in tackle (!) da Zoff. L'Italia riparte e una giocata sontuosa di Graziani mette Rossi solo davanti a Peres: errore clamoroso che fa urlare di dolore pure Lord Martellini
22) Poi sale in cattedra Falcao, a cominciare dal controllo di palla (perso dalla regia) sul rinvio di Zoff. Con una finta manda al bar l'Italia intera, anche se sul sinistro dal limite c'è un'impercettibile deviazione di Bergomi, poi sepolto dagli insulti di frustrazione da Zoff
23) Per il Brasile è la fine di un incubo. Lo stadio torna un sambodromo e c'è spazio anche per un tocco di poesia della mediocre regia spagnola, che si fa distrarre due volte da un aquilone in volo impazzito sul Sarrià, in un momento stile busta di plastica in American Beauty.
24) Cosa possiamo inventarci adesso? Un eccesso di leggerezza tra Cerezo e Valdir Peres porta al primo corner per l'Italia: il portiere, ignaro di quello che sta per succedere, non pensa nemmeno di perdere tempo, consegnando placido il pallone nelle mani di Rossi.
25) Il trentunenne Valdir Peres è alla sua 27^ presenza con la Seleçao: non ne ha mai persa una e si è regalato anche momenti storici come questo doppio rigore parato a Breitner in un'amichevole a Stoccarda nel 1981. Non può immaginare che Italia-Brasile sarà l'ultima.
26) Invece una palla vagante, un difensore che non sale, una frazione di secondo in cui Rossi anticipa Graziani e ruba il tempo al portiere. Di lì a 40 anni solo Messi (2012) riuscirà a segnare una tripletta al Brasile. Tale è l'emozione che il rosolato Martellini urla: pareggio!
27) Nell'azione del 3-2 anche il sacrificio di Marco Tardelli che, già dolorante al piede sinistro, si immola andandosi a schiantare contro Oscar e Luizinho ed è costretto ad alzare bandiera bianca. Entra Marini.
28) L'impresa si avvicina e moltiplica energie, slanci, generosità. Guardate l'immenso Antognoni che si porta a spasso da solo mezzo Brasile prima di abbandonarsi a terra ciucco di fatica.
29) All'88' proprio "Antonio" chiude la partita, con una coraggiosa azione avviata da un recupero di Graziani e proseguita da Rossi e Oriali. Abbaglio clamoroso del guardalinee di Hong Kong: fuorigioco mai nella vita, come osserva anche Martellini con un rantolo di disperazione.
30) Flashback. In Romania-Italia del 17 giugno 1972 i padroni di casa avevano segnato il 3-3 al 90' grazie a una svista arbitrale: il tiro di Hajnal, goffamente respinto da Zoff, era stato inchiodato dal nostro portiere ben prima della linea di porta. Inutili le proteste.
31) Chissà se Dino Zoff si ricorda di quel precedente quando all'89' di Italia-Brasile si tuffa a sinistra a bloccare il colpo di testa di Oscar. Non è gol. Viene in mente quella sua frase: "Chi blocca il pallone si assume una responsabilità. Chi lo respinge, la delega ad altri".
32) La stessa scena vista dai brasiliani ne "Il traditore" (Marco Bellocchio, 2019), con Tommaso Buscetta latitante a Rio de Janeiro che, per nulla pentito, cerca di spiegare ai suoi amici che la palla non è entrata.
33) Negli ultimi minuti il culmine dell'agonia coincide con quest'ultimo calcio d'angolo per il Brasile in cui Eder cerca invano un po' di ossigeno nell'angusto Sarrià spostando il cartellone della Coca-Cola. Klein ci fischia un fallo in attacco un po' generoso.
34) Sul rinvio di Zoff alle 19:02 la cronaca diventa storia e leggenda. E chissà quante generazioni hanno rischiato di non vederla nemmeno in tv: smaltita a fatica l'euforia, Martellini spiega il motivo subito dopo la fine.
35) Il fotografo brasiliano Reginaldo Manente ha il colpo di genio di arrampicarsi sulle tribune del Sarrià per cogliere il pianto disperato di delusione di José, un tifoso brasiliano di 10 anni allo stadio con la madre. Diventa la prima pagina del "Jornal da Tarde" di San Paolo.
36) Nel 2013, in Brasile per girare uno spot della VISA che ironizzava su quella partita, Pablito incontrò quel ragazzo, nel frattempo arrivato a 40 anni.
37) Nel montaggio convulso di un post-partita così frenetico, due secondi di verità e tenerezza: Dino Zoff è talmente felice che la sua felicità va oltre l'abituale ritrosia, e bacia Bearzot in pieno sole.
38) Fantastico! I giornali iniziano a organizzare la retromarcia: "Stringiamo la mano all'onesto Bearzot". Cominciano i sei giorni d'oro della storia dei quotidiani sportivi italiani.
39) Consiglio obbligato: comprate e leggete "La partita", straordinario libro di Piero Trellini, opera monumentale da cui è tratta anche la docu-serie in 3 episodi in onda in questi giorni su Sky. La partita inizia a pagina 429.
40) Nel settembre 1997 l'Estadio do Sarrià è stato demolito per lasciare spazio a un quartiere residenziale con un giardino i cui sentieri convergono sul dischetto del centrocampo. Immaginate questa scena con il commento musicale di Morricone in "Nuovo Cinema Paradiso".

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Jun 29
Qui iniziava la storia, 40 anni fa. Una Nazionale capace di zero vittorie nel 1982, qualificata con tre pareggi, dileggiata da giornalisti e tifosi, chiamata a eliminare i campioni uscenti e i più forti del mondo. Thread in 40 capitoli su Italia-Argentina del #29giugno 1982.
🇮🇹🇦🇷
1) "Italia Facci Sognare" titola quel mattino la Gazzetta, ispirandosi a uno striscione comparso sugli spalti durante le partite di prima fase. L'hanno portato in Galizia due ragazzi di Pavia, Mauro Aguzzoni e Luigi Luguni, giunti a Vigo a bordo di un'Autobianchi A112.
2) Aguzzoni è l'interno di centrocampo del Pavia che si è salvato in C2 un mese prima. Lo striscione originale era dedicato proprio a lui, "Mauro Facci Sognare": per la versione Mundial i due ragazzi hanno deciso di sostituire la parola "Mauro" con "Italia".
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Opel era un fotografo attivo sulla scena di San Francisco e Los Angeles, molto impegnato sul fronte dei diritti gay. Non fu mai inquadrato in diretta, ma le foto mostrarono che aveva fatto irruzione sul palco facendo il segno della pace con le dita.
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Com'è noto, nel Padrino non viene mai pronunciata la parola "mafia" né tantomeno "Cosa Nostra": ordine, a quanto pare, del boss Joseph Colombo, a capo della "Lega dei Diritti Civili degli Italo-Americani" che minacciò a lungo i produttori del film prima di scendere a patti.
Certo, adattare insulti e parolacce in sede di doppiaggio è sempre molto difficile, specie se sono rivolti agli italiani. L'intraducibile fuoco di fila del produttore Jack Woltz ("daigo guinea WOP greaseball gumbahs!") viene reso così così ("camorristi"? In un film sulla mafia?).
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