La tecnologia militare contribuisce in modo potentissimo al fascino che la #guerra esercita. E si, purtroppo è fascino.
La storia dei conflitti, la storia militare, bisogna iniziare a depurarla da questo mostruoso richiamo. Raccontarla per l’assurdo che è. 1/8
Musei, esposizioni che mostrano morte con lo stesso criterio dell’arte, che si passa vicino a un fucile e non ti viene più in mente che è stato pensato per ammazzare. Ripenso ai corsi che ho seguiti: militari o ex militari a spiegare cosa produce un’arma su un corpo.2/8
A spiegare come è stata studiata per far più danni possibile, a quanti più morti ha contribuito la scienza. Sarà che stavamo lì per capire come evitare di finire cadaveri, sarà che i soldati avevano perfetta contezza dell’orrore, ma c’era silenzio e dolore. Nessun fascino. 3/8
La storia dovrebbe essere lezione, monito per dire “no”. C’è un museo in Sierra Leone, ne parlo nel mio libro. Museo della pace che documenta gli orrori della guerra. Ecco, ad ogni strumento di morte bisognerebbe mettere accanto il suo frutto, farlo memoriale. 4/8
Ad ogni carro armato, ad ogni mitragliatrice, ad ogni mezzo piccolo o grande, bisognerebbe mettere accanto l’orrore che nasce dalla follia di usare le armi. Bisognerebbe uscire da lì con disgusto, con il cuore piegato. 5/8
La storia della guerra, la storia militare, o è memoria per costruire la pace, o è nutrimento di quel fascino oscuro. Educare la pace, inizia cosi: non mostrare niente se non si è capaci di far uscire chi guarda gridando che la guerra fa schifo. @timeforafrica 6/8
Educare alla pace significa far vedere la guerra per quello che è, smontarne l’epica. Non siamo buoni o cattivi, siamo esseri umani che devono impararla la #pace: a me ad odiare la guerra me l’hanno insegnato, i testimoni, i maestri e anche i soldati.7/8
E si, @timeforafrica una mostra di guerra non è mai innocua, può essere davvero strumento di fascinazione. Cambiamo la narrazione, cambiamo il nostro racconto della storia militare. 8/8
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#25settembre C’è una cosa peggiore di un pessimo governo: convincerci che un futuro migliore sia impossibile, togliere alla #politica il suo significato alto e ideale, farci credere che non abbiamo potere, che sono tutti uguali. Farci scegliere il disingaggio. #elezioni2022 1/9
Il disingaggio, la disillusione, sono la più potente arma di chi non ha a cuore la vita collettiva. Farci credere che non siamo comunità, ma individui. Ecco la vera vittoria dei peggiori. Con il #VOTO, difendiamo l’essere comunità e la politica come costruzione del futuro. 2/9
Votando ci ricordiamo che la politica la fanno gli esseri umani, che i nomi sulle liste cambiano e che se oggi non ci piacciono, domani potrebbero essere diversi. Ma non lo saranno se avremo distrutto l’idea che la politica conta. 3/9 #Elezioni
#23agosto Vorrei sapere che dovrò far la fila, mettermi in coda e forse farà ancora caldo. La vorrei vedere uscire fuori dalla scuola dove vado a votare, la coda di gente con la scheda elettorale e il documento in mano. #ElezioniPolitiche2022 1/17
Ci vuole tempo e allora ci si ferma davanti ai manifesti con le liste elettorali, a scorrere uno per uno i nomi di quelle persone anche se si è già scelto. A scuola aspettavo i 18 anni perché avrei fatto quella fila e pensavo a mia nonna che ha votato solo dopo la guerra. 2/17
Temo che saremo pochi, sempre meno, perché in tanti sono stanchi. Lo capisco, l’abbiamo ridotta quasi a una parolaccia, la parola “politica”. Questo sì, è il successo del più deteriore del potere: farci credere che non serva più a niente. 3/17
#21agosto 18° 31’ Est di Greenwich. Ogni volta in #Salento mi fermo a #PuntaPalascia dove c’è sempre vento e l’Albania dista 71 km. A guardarlo, l’#Adriatico, il “mare dell’intimità” - Predrag Matvejević, Breviario mediterraneo - dovrebbe ricordarci che siamo mescolanza. 1/14
Palascia, forse da Pelagico, il mare dei greci, Capo d’Otranto, punto più a Est d’Italia. Ponte, da sempre, il Canale.
Come ponte è stato sempre il #Mediterraneo. La “Via delle Puglie”, rotta dei Fenici su cui poi sono passati tanti altri. 2/14 fenici.net/viadellepuglie…
Koinè mediterranea, o forse umana. Filo che ci lega all’Est, all’Europa, ma anche all’Africa, oltre il deserto, e all’Asia. 3/14 treccani.it/enciclopedia/l…
#1agosto#diariodipace Anche solo per quell’arco a sesto acuto, varrebbe arrivare sin qui. #Arpino, piccolo centro del Lazio meridionale, con la sua acropoli, è uno scrigno per chi cerca di capire la storia fatta di tracce di #guerra e costruzione di #pace. 1/19 @peoplepubit
In una notte calda di qualche settimana fa, lasciato Palazzo Boncompagni dove riflettevamo nel progettare in modo intenzionale un mondo senza guerra al @VisionThinkTank, siamo saliti fino alla cima della Civitas Vetus. 2/19 (Per rivedere 👉 bit.ly/3OO0q95)
Arpino, Civitavecchia, dove le mura ciclopiche nella loro imponenza sono memoria dell’ingegno dell’uomo, ma anche della sua paura di perder la vita e la #libertà. Munumento alla bellezza e al privilegio del tempo di #pace che viviamo. @ComunediArpino 3/19
#18luglio#diariodipace. Parole usate senza rendersi conto che fanno la vita e la morte, che fanno la #guerra. Questo è ciò che accade quando “#pace” diventa in modo scellerato “resa”, “filoputinismo”, pace dei “pacifinti”, degli “amici di Putin”. 1/14
Facciamo un esercizio, per una volta. Facciamo che ognuno si tiene le sue idee e ci concentriamo solo sulle parole. Perché a forza di dire che “#pace” è essere dalla “parte di Putin” sta succedendo qualcosa di mai visto prima in tale scala. 2/14
A forza di dire che chi vuole la pace è “amico di Putin” stiamo togliendo inevitabilmente ogni dignità e ogni possibilità alla #pace negoziata. Ma non la stiamo togliendo solo in #Ucraina, anche nel resto del mondo. Perché sul “fare pace” stiamo facendo caos semantico. 3/14
1/17 #5luglio. #Diariodipace.
Il confine si è sbiadito fino a perdersi tra le montagne, ma resta inciso nella pietra, memoria della #ValleStura e di quel sangue che è stato tributo alla frontiera dell’odio.
2/17 Valloriate, Piemonte di Cuneo, si affaccia su un ruscello. Una vecchia casa con il tetto spiovente e ornata da un terrazzo di legno che sembra scricchiolare ad ogni passo, ne sente di certo il gorgoglio: luglio 1893, si legge su una targa di intonaco bianco bordata di rosso.
3/17 Alla fine dell’800, la valle era già stata troppe volte attraversata dal rumore della #guerra, dal passaggio dei soldati, per via di quell’odio che aveva opposto popoli fratelli, l’uno contro l’altro.
L’Italia, quando ancora non era Italia e la Francia, dall’altra parte.