In questi tempi in cui ogni autocrate è #Hitler e ogni leader di estrema destra è #Mussolini, ricordiamo un personaggio che creò nei Caraibi un #totalitarismo molto simile, nonostante una ferrea alleanza con i vicini USA:
Rafael Trujillo, il #Duce della porta accanto.
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Repubblica Dominicana, la parte ispanofona dell'isola caraibica di Hispaniola.
Nel 1916 gli USA la occupano per salvaguardare i loro crediti e investimenti, minacciati da anni di instabilità, ritirandosi nel 1924 dopo l'elezione a presidente di un loro uomo, Horacio Vásquez.
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Di natali modesti, Trujillo fa carriera nell'esercito sotto Vásquez. È così che quando nel 1930 un golpe abbatte il presidente, i soldati che sono il braccio armato dietro l'insurrezione gli permettono di negoziare la sua candidatura a presidente nelle elezioni di ottobre.
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Nonostante le perplessità dei diplomatici sui collaboratori di Trujillo, "tre sono negri e due non sanno né leggere né scrivere", gli USA non difendono Vásquez, sia per la stance non interventista della presidenza Hoover sia per le simpatie dei loro militari verso Trujillo.
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Le elezioni di ottobre del 1930 "incoronano" Trujillo presidente col 99% dei voti, in numero assoluto persino maggiore degli aventi diritto, miracoli della democrazia!
Inizia così una delle dittature più totalitarie, fino alla buffoneria megalomaniaca, della storia moderna.
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Nel 1931 vengono vietati tutti i partiti tranne il Partido Dominicano del dittatore, nel 1932 il vicepresidente Rafael Estrella Ureña, la mente politica del golpe, viene "dimissionato", nel 1934 Trujillo si autoproclama Generalissimo e rieletto presidente, unico candidato.
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La repressione del dissenso è assoluta. Tutti i cittadini devono iscriversi al partito e portare con sé la tessera, pena l'arresto. Ai dipendenti pubblici viene imposto di "donare" il 10% dello stipendio al partito. Lo squadrone della morte "i 42" gira per le strade.
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Dal 1936 inizia anche la costruzione di un incredibile culto della personalità. La capitale, Santo Domingo, è rinominata Ciudad Trujillo, la provincia di San Cristóbal "Trujillo" e la vetta più alta della nazione, Pico Duarte, Pico Trujillo. Sue statue sorgono ovunque.
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Alla celebrazione del dittatore non sfuggono i famigliari, vengono persino emessi francobolli che commemorano madre, padre e figli.
Insegne con "Dios y Trujillo" sono affisse per tutte le città mentre le chiese ne espongono con scritto "Dios en cielo, Trujillo en tierra".
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Ma al netto dell'egocentrismo patologico Trujillo è pur sempre un cultore della violenza, anche quella più efferata. Nel 1937 ordina di massacrare gli haitiani che abitano nel nord del paese: i morti vanno dai 10mila ai 35mila a seconda delle stime.
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Non meglio va ai dissidenti, sia in patria che persino all'estero: il Servicio de Inteligencia Militar, agli ordini di Johnny Abbes García (che dopo lavorerà per François 'Papa Doc' Duvalier a Haiti) si specializza in sparizioni e omicidi di chiunque critichi Trujillo.
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I rapporti con gli USA rimangono buoni per anni, all'inizio grazie alla Good Neighbor policy di Roosevelt, che privilegia la non interferenza negli affari interni dei paesi latinoamericani, dittatori inclusi, fintanto che seguano una politica estera filoamericana.
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Così Trujillo prima accetta l'immigrazione ebraica dall'Europa, facendo da ponte verso gli USA, poi è subito al loro fianco nel 1941 a dichiarare guerra ai paesi dell'Asse come poi ovviamente diventa uno dei tanti "baluardi" anticomunisti dopo il 1945.
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Ma la "paranoia" di Trujillo diventa non più gestibile. Il tentativo di assassinio nel 1960 del presidente del Venezuela, Rómulo Betancourt, colpevole di non "apprezzare" il regime dispotico del Generalissimo, è la goccia che fa traboccare il vaso.
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Il 30 maggio 1961 un commando di uomini dell'esercito dominicano, con armi fornite dalla CIA, blocca la macchina di Trujillo appena fuori dalla capitale e lo crivella di colpi. Eliminato il dittatore la democrazia per la Repubblica Domenicana è comunque ancora lontana.
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Il primo presidente eletto democraticamente Juan Bosch viene deposto con un golpe dopo 7 mesi. Il suo successore è Joaquín Balaguer, già usato come presidente "paravento" sotto Trujillo, eletto dopo un intervento militare USA nel 1965 e che terrà il potere fino al 1978.
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Re Hussein raggiunge la maggiore età dopo l'abdicazione del padre ed un breve periodo di reggenza della madre.
Ma la sua eredità non è solo il trono di Giordania ma anche un paese completamente diverso da quello di soli 6 anni prima.
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Riprendiamo oggi la storia contemporanea della Giordania, uno stato creato dopo la WWI dall'egemone coloniale britannico, che avevamo iniziato a raccontare in questo thread.
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La Giordania del 1946 è un paese scarsamente popolato e poverissimo di risorse naturali.
La gran parte è deserto, ma senza il petrolio sotto, ed è abitato da tre tribù beduine che campano di pastorizia.
Ma dalla spartizione della Palestina del 1947 tutto è cambiato.
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Per più di cento anni, dal 286 al 402, le capitali dell'Impero Romano furono due, in oriente Costantinopoli, e in occidente... Milano.
Nonostante questo le tracce della Milano capitale dell'Impero sono nascoste dalla città moderna, quasi un po' come se ne vergognasse.
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Ad esempio i resti del grandioso Palazzo Imperiale sono presentati così, in un giardinetto di via Brisa.
Ci ho abitato un anno e non ne avevo mai sentito parlare.
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Eppure era una struttura imponente, che comprendeva, oltre agli appartamenti imperiali, anche caserme, edifici per le funzioni amministrative e pure delle piccole terme per la corte imperiali e gli alti funzionari.
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Lo avevo promesso, quindi vi toccherà seguire questo thread.
Parliamo stavolta non di Israele, ma della Giordania, uno stato "inventato" dall'UK dopo la spartizione del Medio Oriente ottomano alla fine della WWI e che nel 1921 ha 200k abitanti, la metà beduini nomadi.
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Sotto l'Impero Ottomano quest'area è un pezzo di deserto scarsamente abitato appartenente al Vilayet di Siria.
Amman a fine '800 è un villaggio ripopolato da profughi circassi fuggiti dallo zar che ha occupato il loro paese nelle sue guerre d'espansione nel Caucaso.
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Durante la WWI, come abbiamo spiegato qui sotto, il Regno Unito promette allo Sharif della Mecca, Hussein bin Ali, uno stato arabo indipendente fino a Iraq e Siria, in cambio della sua rivolta contro l'Impero Ottomano con cui è in guerra.
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Quale fu la strada che dalla discussione di un'alleanza anglo-franco-sovietica contro Hitler portò invece al patto Molotov-Ribbentrop?
La possiamo ripercorrere attraverso le parole dei protagonisti.
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L'occupazione tedesca del resto della Cecoslovacchia nel marzo 1939 mette in moto una catena di eventi che portano alla dichiarazione unilaterale della Gran Bretagna del 31 marzo, che garantisce la sicurezza della Polonia e della Romania, ...
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e alle proposte sovietiche del 17 aprile per una tripla alleanza anglo-sovietica-francese, che garantirebbe la sicurezza dei piccoli Stati contro l’aggressione tedesca.
Un progetto che dominerà la scena diplomatica in Europa per i prossimi quattro mesi.
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Molti ricorderanno la polemica se il Patto Molotov-Ribbentrop dovesse essere considerato un'alleanza o meno fra i due paesi.
Dal colloquio del Ministro del Reich per gli Affari Esteri con l'ambasciatore d'Italia a Berlino Attolico abbiamo il parere di Ribbentrop stesso.
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Memorandum del Ministro degli Esteri (Ribbentrop, N.d.R.)
Berlino, 10 gennaio 1940
Ho ricevuto l'Ambasciatore d'Italia alle ore 12 di oggi.
Ho detto all'ambasciatore Attolico che il signor von Steengracht mi aveva comunicato la sua disponibilità a commentare più dettagliatamente la lettera del Duce...
(...)
Poi ho posto alcune domande all'Ambasciatore Attolico in merito ai vari punti trattati nella lettera del Duce:
(...) 4. Russia.
Ho espresso il mio stupore al signor Attolico in merito al tagliente tono antibolscevico della lettera del Duce.
Qualche tempo fa lo stesso Mussolini aveva raccomandato di migliorare le relazioni tedesco-russe, e questo era esattamente ciò che la Germania aveva fatto né più né meno.
Inoltre, eravamo impegnati in vivaci scambi commerciali con l’Unione Sovietica.
Dal punto di vista militare l’Unione Sovietica non è da considerarsi eccessivamente forte.
Né gli interessi tedeschi né quelli italiani possono essere seriamente minacciati dall’Unione Sovietica.
Avevo quindi creduto che il Duce avrebbe accolto con grande favore un miglioramento dei rapporti russo-tedeschi; miglioramento che aiuta la Germania e di conseguenza anche l'Asse.
In ogni caso la situazione sarebbe molto meno favorevole se l’Unione Sovietica si fosse alleata con l’Inghilterra e la Francia.
Del resto il Führer e il Duce erano sempre stati d'accordo sul fatto che Inghilterra e Francia fossero i principali nemici dell'Asse.
Allora perché questa animosità verso la Russia? (...)
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Dopo mesi di freddo silenzio fra i due alleati, Benito Mussolini redige una lunga lettera indirizzata ad Adolf Hitler.
È l'ultimo tentativo del Duce di convincere il Führer di chiudere diplomaticamente il conflitto.
Leggiamola assieme.
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Dovrete avere pazienza ma, vista la lunghezza del testo, dovrò ricorrere a tweet di testo molto lunghi, altrimenti il thread diventerebbe lungo sui 60 ed oltre tweet, in pratica illeggibile.
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