Restiamo sgomenti, stupiti di fronte al fuoco che piomba dal cielo, rabbiosi davanti alle città ucraine colpite dalle armi russe. Indignati ci diciamo che la Russia non avrebbe dovuto: una città non è un ponte, la rappresaglia è senza misura.
1/24 @peoplepubit#pace
Stupore, sgomento e sorpresa.
Eppure era stato annunciato dalla Russia che ha invaso e da Cassandre che nessuno vuole ascoltare. Questa è la guerra. Più che sgomento dovremmo guardarci dentro e chiederci cosa stiamo sbagliando. 2/24
Ci stiamo convincendo dell’ineluttabilità della guerra smettendo di interrogare la storia e la scienza. Vestiamoci di umiltà, chiniamo la testa perché l’esito di una guerra ha una sola certezza: la morte. A volte neppure finisce, e vincere non basta alla #pace. 3/24
Inutile sottolineare l’ovvio, ribadire chi è stato invaso e chi è l’invasore. Non possiamo chiedere alla guerra di essere logica e giusta. Ma con quella logica senza logica dobbiamo far i conti. E allora, ripercorriamo una serie di fatti cosi come li racconta la cronologia. 4/24
La cronologia la rubo agli aggiornamenti di @radiobullets. Ieri il Ponte di Kerch. Oggi: esplosioni ad Odessa, nel centro di Kiev, morti e feriti. Attacchi in 7 città. Il presidente della Bielorussia che accusa l’Ucraina di volerla attaccare. @schiavulli 5/24
Il Ministro degli esteri ucraino che chiede sistemi di difesa aerea. Il Canada che offre un sostengo ancora più risoluto (Come noi). Zelensky che chiede riunione urgente del G7. Missili sul consolato tedesco a Kiev. Putin: attacchi alle infrastrutture energetiche. 6/24
Il leader bielorusso: la Nato valuterebbe attacco, anche nucleare, al suo Paese. E potrei proseguire.
Cosa vedete?
Azioni, reazioni. Dinamica che va avanti, e tradisce le ragioni. #Escalation. Che si fa pezzetto per pezzetto. E 7/24
Ci si può aspettare da chi scatena una guerra ragionevolezza, proporzionalità e rispetto delle leggi internazionali? E da chi è vittima, perdono? La guerra prende sempre il sopravvento, è persino capace di mutare le vittime in carnefici. Chi l’ha vista lo sa. 8/24
Forse per questo, prima di chiederci come possiamo, come comunità internazionale, contribuire alla sua soluzione, dobbiamo tornare a quella logica senza logica, che noi qui abbiamo dimenticato perché la guerra non la ricordiamo.9/24
Ma il mondo è pieno di guerre che insegnano a capire quella dinamica di morte. Diverse per storia e ragioni, sono state largamente studiate e ci dicono che non c’è da stupirci per quel fuoco sulle città d’Ucraina. Possiamo solo provare dolore e paura, e chiederci cosa fare. 10/24
La scienza che studia la risoluzione dei conflitti spiega la guerra in molti modi. Una delle teorie che si basano sull’enorme mole di conoscenza che l’odio degli uomini ha offerto agli studiosi considera il conflitto come un “fenomeno dinamico”. 11/24
Ad una azione corrisponde una reazione, in un processo di escalation senza fine. Alla violenza crescente si risponde con un livello di violenza sempre maggiore, che conduce ad accrescere la polarizzazione e dunque ad altra violenza. 12/24
Sembra banale vero? Ma questo porta a pensare che non ci sia alternativa e che non siano possibili altre strade, che l’unica sia vincere. Per spiegare questa dinamica e come interromperla si è ricorso a diversi strumenti, tra cui la teoria dei giochi. 13/24
Se i “giocatori” seguono le regole ad ogni azione seguirà una reazione sempre più forte. Ma che succede se uno rompe le regole? L’idea è che se una parte fa una mossa inattesa questo può cambiare la catena di eventi. 14/24
Uno degli studiosi, tra gli altri, che ha affrontato questo tema è stato Amitai Etzioni, in the Kennedy Experiment, teoria elaborata durane la guerra fredda e rivista nel nuovo millennio.
Senza menzionare il lavoro di Johan Galtung. papers.ssrn.com/sol3/papers.cf… 15/24
Se si vuole tentare di interrompere un’escalation e immaginare un percorso negoziale – l’unica via capace di risolvere i nodi di fondo di un conflitto – bisogna rompere queste regole. 16/24
Ma c’è una questione ancora. Chi lo può fare? Bisogna definire chi sono le parti in un conflitto. La Russia e l’Ucraina? O anche la comunità internazionale? Chi sono gli attori che possono smettere di rispettare le regole del gioco della guerra? Ci siamo anche noi? 17/24
Al Festival di @emergency_ong a Reggio Emilia, il direttore di @Avvenire_Nei, Marco Tarquinio, ha usato un’espressione: “abbracciare”. Il violento, il bullo. Impensabile oggi? È però un esempio calzante di questo rompere le regole di morte. 18/24
È quello che chi studia la guerra e la pace insegna. Se il nostro obiettivo è evitare l’escalation e restituire alla parola il compito di comporre il conflitto, allora, in qualche modo questa dinamica va interrotta. E per farlo Dobbiamo usare l’immaginazione. 19/24
Non è naive. Immaginazione che diceva MacNamara era mancata agli Stati Uniti nel disegnare la sua politica di contenimento e che aveva condotto all’escalation in Vietnam. jstor.org/stable/1372897 20/24
Un thread lungo, capisco. Ma questo credo sia il tempo di misurare le parole, anche perché quelle che leggo qui, mi fanno sempre più spavento. Parole che all’escalation danno una mano, che la guerra è prima pensiero e poi fatto. 21/24
Leggo i commenti a un tweet: 280 caratteri che riassumono ciò che la scienza e la storia ci dicono. Commenti violenti per parole che non sono equidistanza ma che raccontano la realtà della guerra,
che si fa, appunto, anche con le parole. @_Nico_Piro_ 22/24
E la realtà ci dice che è tempo di entrare ne #meccanicadellapace e rompere le regole.
Il dolore dell’Ucraina e di tutte le guerre ci chiedono di cambiare, lo chiedono prima di tutto a noi che siamo qui, in #pace. Che l’inferno non lo conosciamo. 23/24
Aspetto adesso la domanda di rito: ma come si fa? Non chiedetelo a un giornalista, noi raccontiamo quelle poche cose che vediamo e quello che gli esperti sanno. Diamo voce a chi non ha voce, e in questo momento la “scienza” e la storia della #pace non ce l’hanno. 24/24
#25settembre C’è una cosa peggiore di un pessimo governo: convincerci che un futuro migliore sia impossibile, togliere alla #politica il suo significato alto e ideale, farci credere che non abbiamo potere, che sono tutti uguali. Farci scegliere il disingaggio. #elezioni2022 1/9
Il disingaggio, la disillusione, sono la più potente arma di chi non ha a cuore la vita collettiva. Farci credere che non siamo comunità, ma individui. Ecco la vera vittoria dei peggiori. Con il #VOTO, difendiamo l’essere comunità e la politica come costruzione del futuro. 2/9
Votando ci ricordiamo che la politica la fanno gli esseri umani, che i nomi sulle liste cambiano e che se oggi non ci piacciono, domani potrebbero essere diversi. Ma non lo saranno se avremo distrutto l’idea che la politica conta. 3/9 #Elezioni
La tecnologia militare contribuisce in modo potentissimo al fascino che la #guerra esercita. E si, purtroppo è fascino.
La storia dei conflitti, la storia militare, bisogna iniziare a depurarla da questo mostruoso richiamo. Raccontarla per l’assurdo che è. 1/8
Musei, esposizioni che mostrano morte con lo stesso criterio dell’arte, che si passa vicino a un fucile e non ti viene più in mente che è stato pensato per ammazzare. Ripenso ai corsi che ho seguiti: militari o ex militari a spiegare cosa produce un’arma su un corpo.2/8
A spiegare come è stata studiata per far più danni possibile, a quanti più morti ha contribuito la scienza. Sarà che stavamo lì per capire come evitare di finire cadaveri, sarà che i soldati avevano perfetta contezza dell’orrore, ma c’era silenzio e dolore. Nessun fascino. 3/8
#23agosto Vorrei sapere che dovrò far la fila, mettermi in coda e forse farà ancora caldo. La vorrei vedere uscire fuori dalla scuola dove vado a votare, la coda di gente con la scheda elettorale e il documento in mano. #ElezioniPolitiche2022 1/17
Ci vuole tempo e allora ci si ferma davanti ai manifesti con le liste elettorali, a scorrere uno per uno i nomi di quelle persone anche se si è già scelto. A scuola aspettavo i 18 anni perché avrei fatto quella fila e pensavo a mia nonna che ha votato solo dopo la guerra. 2/17
Temo che saremo pochi, sempre meno, perché in tanti sono stanchi. Lo capisco, l’abbiamo ridotta quasi a una parolaccia, la parola “politica”. Questo sì, è il successo del più deteriore del potere: farci credere che non serva più a niente. 3/17
#21agosto 18° 31’ Est di Greenwich. Ogni volta in #Salento mi fermo a #PuntaPalascia dove c’è sempre vento e l’Albania dista 71 km. A guardarlo, l’#Adriatico, il “mare dell’intimità” - Predrag Matvejević, Breviario mediterraneo - dovrebbe ricordarci che siamo mescolanza. 1/14
Palascia, forse da Pelagico, il mare dei greci, Capo d’Otranto, punto più a Est d’Italia. Ponte, da sempre, il Canale.
Come ponte è stato sempre il #Mediterraneo. La “Via delle Puglie”, rotta dei Fenici su cui poi sono passati tanti altri. 2/14 fenici.net/viadellepuglie…
Koinè mediterranea, o forse umana. Filo che ci lega all’Est, all’Europa, ma anche all’Africa, oltre il deserto, e all’Asia. 3/14 treccani.it/enciclopedia/l…
#1agosto#diariodipace Anche solo per quell’arco a sesto acuto, varrebbe arrivare sin qui. #Arpino, piccolo centro del Lazio meridionale, con la sua acropoli, è uno scrigno per chi cerca di capire la storia fatta di tracce di #guerra e costruzione di #pace. 1/19 @peoplepubit
In una notte calda di qualche settimana fa, lasciato Palazzo Boncompagni dove riflettevamo nel progettare in modo intenzionale un mondo senza guerra al @VisionThinkTank, siamo saliti fino alla cima della Civitas Vetus. 2/19 (Per rivedere 👉 bit.ly/3OO0q95)
Arpino, Civitavecchia, dove le mura ciclopiche nella loro imponenza sono memoria dell’ingegno dell’uomo, ma anche della sua paura di perder la vita e la #libertà. Munumento alla bellezza e al privilegio del tempo di #pace che viviamo. @ComunediArpino 3/19
#18luglio#diariodipace. Parole usate senza rendersi conto che fanno la vita e la morte, che fanno la #guerra. Questo è ciò che accade quando “#pace” diventa in modo scellerato “resa”, “filoputinismo”, pace dei “pacifinti”, degli “amici di Putin”. 1/14
Facciamo un esercizio, per una volta. Facciamo che ognuno si tiene le sue idee e ci concentriamo solo sulle parole. Perché a forza di dire che “#pace” è essere dalla “parte di Putin” sta succedendo qualcosa di mai visto prima in tale scala. 2/14
A forza di dire che chi vuole la pace è “amico di Putin” stiamo togliendo inevitabilmente ogni dignità e ogni possibilità alla #pace negoziata. Ma non la stiamo togliendo solo in #Ucraina, anche nel resto del mondo. Perché sul “fare pace” stiamo facendo caos semantico. 3/14