I tagli dell’OPEC+ sul #petrolio – lo sappiamo – non saranno realmente di 2 milioni di barili al giorno ma circa di 1: la maggior parte dei membri del cartello sta già producendo meno di quanto concordato. Ad accollarsi i tagli sarà soprattutto l’#ArabiaSaudita: -500.000 b/g.
Su quali acquirenti ricadranno i tagli sauditi? Non sugli asiatici, pare: Riad non ha alzato i prezzi di vendita in Asia perché avrebbe fatto un regalo alla #Russia, che le sta togliendo mercato con il suo greggio scontato (no: Riad e Mosca non sono proprio alleate).
Nemmeno sugli europei, sembra: anzi, i sauditi hanno abbassato i prezzi di vendita in Europa nordoccidentale/Mediterraneo, dove le raffinerie sono in cerca di greggio non-russo. Riad deve mantenersi competitiva. bloomberg.com/news/articles/…
I tagli, allora, potrebbero ricadere sugli acquirenti americani: l’Arabia ha alzato i prezzi, ma le esportazioni negli #StatiUniti sono già basse. I minori consumi in patria, infine (si usa il petrolio per produrre elettricità, ma col fresco la domanda scende), saranno d’aiuto.
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Scholz è andato in #Canada alla ricerca di forniture di GNL con cui sostituire il gas russo. Ha trovato un governo scettico: ha senso spendere soldi per costruire terminali sulla costa atlantica, se la Germania e l’Europa vogliono distaccarsi a breve dai combustibili fossili?
Trudeau non ha escluso la possibilità di impianti per il GNL a est, ma ne ha sottolineato le difficoltà economiche. Visti i piani europei di decarbonizzazione, al Canada forse conviene puntare sulla costa pacifica, vicina ai luoghi di produzione interni e al mercato asiatico.
Più che di GNL, il Canada vuole diventare un esportatore di #idrogeno, un combustibile maggiormente coerente con la transizione energetica. Martedì Trudeau e Scholz hanno appunto annunciato una «alleanza sull’idrogeno» per la creazione di una filiera transatlantica.