20 anni fa, il #4novembre 2002, andava in onda in seconda serata su Rai3 la prima puntata di un programma piccolo e semiclandestino che ha ispirato molta grande televisione dei vent'anni successivi, da Boris a Lundini. Affezionato THREAD sul "Caso Scafroglia" di Corrado Guzzanti.
Nella prima puntata Guzzanti partì forte con questo formidabile sketch in cui s'immaginava Bossi e Tremonti come Gassman e Trintignant nel "Sorpasso". Prima apparizione del Tremonti guzzantiano irascibile ministro dell'Economia del Berlusconi II, ossessionato dall'"euvo".
Uno dei grandi co-protagonisti del Caso Scafroglia era il sedicente Padre Federico, interpretato dal compare Marco Marzocca, con cui Guzzanti si divertiva a improvvisare vette di nonsense purissimo - in alcuni casi piuttosto attuale, come in questo caso.
"Io voglio una religione che sia amore, che sia azione, che sia avventura... quant'è che non spariamo due bei colpi in questa bella religione?".
Un altro momento cult del programma era la telefonata da casa del telespettatore RAI, cialtrone ed egoriferito ("perché io ho una casa in Abruzzo...) come sui peggiori social, che qui aveva qualcosa da dire sulla Fallaci.
Tornò anche Lorenzo, cresciuto fino a diventare un critico cinematografico sulle orme di Enrico Ghezzi: questa la sua recensione di "Harry Potter e la Camera dei Segreti".
Riproposto più volte in futuro da Guzzanti, l'inquietante massone incappucciato dall'accento napoletano che muoveva i fili della RAI di centro-destra.
Uno delle massime perle dell'intero repertorio guzzantiano: "E allora rivuoi il comunismo!". Con le dovute modifiche, sembra girato nel 2022.
Il Caso Scafroglia fu il primo programma di Corrado Guzzanti senza Serena Dandini e senza la sorella Sabina dopo tanti anni; in compenso c'era anche Caterina, qui nei panni di una stralunata Miss Italia.
Per evitare di smarrire la nostra identità nazionale, "allora ricorriamo a buffi stupidi costumi locali!".
Il fulcro di ogni puntata era l'episodio di "Fascisti su Marte", fittizio cine-giornale sulla conquista littoria del Pianeta Rosso "bolscevico e traditor", che qualche anno dopo sarebbe stato diventato addirittura un film intero.
Fascisti su Marte era un capolavoro nel capolavoro, curatissimo nei testi e nelle coreografie, come in questa scena madre con la lotta impari tra le camicie nere e i minacciosi Mimimmi.
"Ho cambiato idea!".
"Berlusconi si sta impegnando a fondo per fare a pezzi la democrazia, e noi siamo sempre lì a vedere che c'ha la verdurina tra i denti. Questo è un Paese così, un Paese che non ti valorizza. Poi non ci stupiamo se la gente va all'estero".
Lundinismi vent'anni prima di Lundini: l'intervista a Fiorella Mannoia.
Campagna di sensibilizzazione contro il Comunismo Spinale (insieme a Guzzanti anche l'amico Andrea Purgatori, autore tv di successo e prima ancora giornalista del Corriere della Sera per cui aveva seguito il rapimento Moro e la strage di Ustica).
La spirale di nonsense del Caso Scafroglia deraglia nelle ultime puntate in sketch sempre più deliranti, come questo sulla vera identità di Padre Federico: l'insospettabile Johnny Cloaca.
Il personaggio del prete amico di Padre Federico fu riproposto da Guzzanti solo una volta, e se ne capisce il motivo: né lui né Marzocca riuscivano a rimanere seri durante lo sketch.
"Dio è un timido? Perché se noi ripercorriamo la sua storia, si tratta di un dio che a parte due cazziatoni, due cose, se ne sta abbastanza per conto suo".
"Il Caso Scafroglia" dura venti puntate (tutte disponibili su Raiplay): all'ultima si scopre che lo scomparso Scafroglia è proprio il conduttore senza nome, e tutti i personaggi che lo circondano sono medici della clinica in cui è ricoverato.
Ma il vero finale è un finale a sorpresa: "Ho ammazzato un prete, adesso devo fare una legge".
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Torna di moda in queste ore la retrospettiva #Sarri-Juventus. Nell'estate 2019 si trattò di una mossa coraggiosa e forse necessaria, in una fase in cui la Juventus sentiva il bisogno di darsi un appeal più internazionale (Sarri aveva appena vinto l'Europa League al Chelsea).
Soprattutto, fu una mossa progettata da Paratici e Nedved: questo è un aspetto decisivo per spiegare il flop di Sarri. Uomo ruvido, non un gestore, non un allenatore per tutte le stagioni, Sarri e le sue idee andavano assecondate, difese, aspettate.
Invece dopo poche settimane, anche per via di uno stile rozzo e sicuramente poco furbo, stava già sulle scatole a mezzo spogliatoio a cominciare da Ronaldo: non sufficientemente difeso da una dirigenza mediocre, dopo pochi mesi venne mollato anche dal presidente.
25 anni fa, #9ottobre 1997, sulla bellissima Rai2 dell'epoca andò in onda in prima serata, quasi senza preavviso, uno dei momenti più alti della storia della tv italiana: "Il racconto del Vajont", monologo in diretta di Marco Paolini, 34 anni dopo la tragedia del 9 ottobre 1963.
Un capolavoro di storytelling (che allora si chiamava, semplicemente, teatro) che culminò nell'emozionante rievocazione del momento della frana, recitato alle 22:39, alla stessa ora in cui era avvenuta 34 anni prima.
Quello stesso giorno, di mattina, Dario Fo aveva vinto il Nobel per la Letteratura (ultimo italiano ad averlo ricevuto) e naturalmente Paolini non mancò di omaggiarlo in diretta.
30 anni fa, il #4ottobre 1992, la domenica più allegra e spettacolare della storia della serie A: 48 gol in 9 partite, mai così tanti, e tutti contemporaneamente, dalle 15 alle 17. Un record che durava da 61 anni: ecco Gian Piero Galeazzi che legge la schedina a 90° Minuto.
La parte del leone spettò ai 10 gol di Fiorentina-Milan 3-7, con Radice che tentò assurdamente di sfidare la squadra più forte del mondo con una zona dai risvolti vagamente suicidi. Fu l'ultimo dei due 3-7 della storia della serie A (l'altro, Venezia-Sampdoria 1949-50).
Era quella una serie A stupendamente spendacciona, zeppa di campioni formidabili anche nella bassa classifica: guardate che meraviglia esce dal sinistro di Gheorghe Hagi, il Maradona dei Carpazi, in Brescia-Foggia.
Stasera Roger #Federer giocherà la sua ultima partita da professionista: ha scelto di giocarla in doppio insieme a Rafa Nadal, l'avversario che lo portò a queste lacrime, amare e irresistibili, dopo la finale (persa) degli Australian Open 2009.
Da appassionati di sport andiamo alla ricerca della sfida come si cerca l'acqua nel deserto (o il wi-fi), spesso creando contrapposizioni ridicole del tutto campate in aria - celebre la rivalità Totti-Del Piero che in realtà sono sempre stati ottimi amici.
Poi naturalmente ce ne sono di sentitissime e feroci. Messi-vs-Ronaldo, due pianeti separati, accomunati solo dai livelli stellari che hanno raggiunto muovendo da due punti di partenza completamente diversi, e a dirla tutta nessuno dei due sembra avere tutte le rotelle a posto.
Oggi compie 25 anni uno dei falli più clamorosi e spettacolari della storia della serie A: l'entrata di Taribo West su Andrej Kanchelskis nel 1° tempo di Inter-Fiorentina del #21settembre 1997. Come abbagliato da tale sfrontatezza, l'arbitro Cesari si limitò al cartellino giallo.
Nonostante le apparenze, Kanchelskis se la cavò con una distorsione alla caviglia e riuscì a recuperare per l'andata del play-off di qualificazione Mondiale Russia-Italia, a Mosca, un mese dopo. Là si vendicò azzoppando Pagliuca e favorendo l'esordio in Nazionale di Gigi Buffon.
Sull'intreccio Kanchelskis-Italia-Russia-Mondiali, segnalo questo monologo di Micio-Bisio a Mai Dire Gol che conteneva spunti di strettissima attualità.
Le voci di un avvicendamento di #Allegri con il tecnico della Primavera sono solo l'ultimo déjà-vu di una storia già scritta. Perciò andiamo con ordine: thread su tutte le somiglianze tra la #Juventus 2021-22 e il Milan 2013-14.
La stagione prende una brutta piega da subito: dopo aver eliminato il PSV nel play-off di Champions, Allegri sbotta in tv e ventila idee di dimissioni. Poi se la prende con colui che era l'Adani 2013-14, ovvero Arrigo Sacchi, dandogli più o meno del rincoglionito.
Lo spogliatoio è indebolito dalla polemica uscita di scena di uno degli ultimi mohicani del ciclo vincente (Ambrosini), con Abbiati, Abate, Bonera e Robinho ultimi reduci di uno scudetto vinto appena due anni prima. La rosa si scopre drammaticamente priva di leadership.