Sta facendo molto discutere la decisione di #Messi di indossare un abito tradizionale arabo durante la premiazione dei Mondiali. Un gesto che molti vedono come l'ennesima intromissione del regime del Qatar nel calcio.
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Le motivazioni politiche del gesto (che è avvenuto nel giorno non solo della finale, ma anche della festa nazionale qatariota) sono spiegati meglio qui.
Ma adesso si sta diffondendo online anche una narrazione secondo cui, al posto di Messi, #Maradona non avrebbe accettato una simile imposizione da parte di un regime liberticida come quello di Doha.
Narrazione che però pesca più dal mito di Maradona che non dalla sua storia reale, che invece lo ha purtroppo visto spesse volte legato a dittatori e criminali politici della peggior specie.
Nel 2013 partecipò, pagato, alla festa nazionale degli Emirati Arabi Uniti a Dubai, vestendo un abito tradizionale arabo. Nel 2011 e nel 2017 è stato anche ad allenare due club negli Emirati.
C'è un nuova polemica sui legami tra calcio ed estrema destra nella nazionale della #Croazia: negli scorsi giorni ha preso a circolare un video in cui Dejan Lovren e Marcelo Brozovic intonano canti neonazisti.
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Si tratta del motto nazionalista "Za dom spremni", usato dagli ustascia, collaboratori dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e generalmente equiparato al "Sieg heil" nazista.
L'episodio è avvenuto dopo il rientro della Croazia dai Mondiali, dove ha chiuso terza. Lovren e Brozovic hanno festeggiato con alcuni amici e tifosi nel locale di Zagabria di proprietà del giocatore dell'Inter.
"Penso che quando le persone guardano Gary Neville in tv vogliano sentir parlare di calcio, non discutere di politica" ha detto il premier britannico Rishi Sunak, parlando contro l'opinionista sportivo ed ex-calciatore del Manchester United.
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Ennesimo caso in cui un politico dice a uno sportivo di occuparsi solo di sport invece che di politica (mentre i politici possono tranquillamente occuparsi di sport, a quanto pare).
Neville aveva detto: "Dovremmo detestare paghe basse e pessime condizioni di lavoro. Non dovremmo accettarle in nessun luogo, nemmeno qui da noi. Il nostro governo sta demonizzando i lavoratori delle ferrovie e della sanità".
Siamo alle solite: dopo la finale di ieri sera persa contro l'Argentina, in #Francia sui social sono arrivati insulti razzisti verso Kingsley Coman e Aurelien Tchouameni, "colpevoli" di aver sbagliato i loro rigori (e di essere neri, ovviamente).
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Paragonati a scimmie, invitati a tornare "nella giungla", chiamati schiavi: un piccolo campionario del solito razzismo che trova ancora spazio fuori e dentro il calcio.
"Non bisogna politicizzare lo sport" diceva il Presidente francese Emmanuel #Macron a inizio Mondiali. Sempre lui che ieri dopo la finale scende in campo per consolare l'amico Mbappé e poi va a tenere un discorso negli spogliatoi.
Era iniziato proprio così il suo Mondiale di #Qatar2022, in un paese a cui la Francia è da tempo legata a doppio filo da accordi economici e strategici. Macron era ovviamente intervenuto a difendere Doha dalle varie accuse sui diritti umani.
E d'altronde a non politicizzare lo sport Macron non ci ha mai creduto, anzi ha sempre fatto il contrario. Tempo fa la rivelazione dell'amicizia che lo lega a Mbappé venne fatta circolare saggiamente proprio prima delle elezioni presidenziali.
Il #Marocco non è solo ciò che vediamo sul campo da calcio dei Mondiali. La prima africana ad approdare in semifinale nella storia è in realtà un paese ricco e moderno, con forti tendenze imperialiste e rapporti difficili coi suoi vicini.
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Dagli anni Novanta vengono realizzate riforme politiche importanti, come la legge del 2018 contro la violenza sulle donne, che pur con qualche limite rappresenta un passo avanti significativo nel mondo arabo.
Diversi politici della UE sono sotto accusa per aver accettato la corruzione del #Qatar per parlare bene del paese arabo. Tra questi c'è anche Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo, espulsa ieri dal PASOK.
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Tutto è partito ieri, quando @lesoir ha reso pubblica l'inchiesta, in corso da luglio. Sono stati posti sotto sequestro diversi uffici di europarlamentari, tra cui quelli dei politici belgi Marie Arena e Marc Tarabella, entrambi (come Kaili) del PSE.
Il Parlamento europeo era stato molto criticato per le sue posizioni troppo morbide sul Qatar. Nella seduta del 21 novembre, Kaili aveva definito Doha "un esempio in tema di diritti del lavoro" nel mondo arabo.