🇦🇫 "SCONFIGGEREMO I TALEBANI E LIBEREREMO L'AFGHANISTAN". COME PROCEDE LA RESISTENZA DI AHMAD MASSOUD
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A più di un anno dal ritiro delle truppe occidentali, l'Afghanistan è un luogo in cui domina il terrore. Il regime talebano ha riportato indietro le lancette della Storia.
2/n A farne le spese le minoranze etniche, i giovani, ma soprattutto le donne. Di pochi giorni fa la notizia che alle ragazze afghane è stato vietato di studiare all'università. In alcune zone del Paese, le donne sono state costrette a chiudere i loro negozi con la motivazione di
3/n aver indossato in maniera inadeguata il velo (vi ricorda qualcosa?). Le donne non possono essere curate da medici maschi, non possono camminare per strada senza essere "scortate" dagli uomini, gli è fatto divieto persino di recarsi in un parco pubblico. A lottare contro gli
4/n oppressori, sono rimasti pochi coraggiosi. Sono gli uomini e le donne che si riconoscono in #AhmadMassoud.
Suo padre, Ahmad 'Shah' Massoud, si è meritato sul campo l'appellativo di "Leone del #Panjshir": dalla sua terra ha scacciato prima i Sovietici, poi i #Talebani.
5/n Era l'incubo di Osama bin Laden, che non a caso pensò bene di eliminarlo con l'inganno due giorni prima di buttare giù le Torri Gemelle, sapendo che l'America - rispondendo a quell'attacco - avrebbe trovato in Massoud, in Afghanistan, un formidabile alleato.
6/n Ora tocca al figlio portare avanti la battaglia del padre, rispondere alle speranze di un popolo che riconosce nella sua voce e nei suoi lineamenti il Dna del condottiero, che intravede nel suo cammino il destino di un nuovo giovane Leone.
Per comprendere quale sia oggi la
7/n situazione in Afghanistan, quella sul campo di battaglia, quali siano le ambizioni della resistenza, ho contattato il "ministro degli Esteri" di Ahmad Massoud. Lui è Ali Maisam Nazary, Responsabile delle relazioni con l'estero del Fronte di Resistenza Nazionale
8/n dell'Afghanistan (NRF). Ad intervistarlo, nei mesi scorsi, sono state testate prestigiose come il Washington Post, la CNN e Foreign Affairs.
D. Ali, i Talebani non sono cambiati: quali sono oggi le condizioni di vita nel Paese? Il regime del terrore è tornato?
A. Purtroppo
9/n la situazione nel Paese è tetra per la popolazione, soprattutto per le donne. I Talebani sono un gruppo terroristico che ha sequestrato un intero Paese con la sua gente. Questo gruppo non è al potere per servire il popolo, ma per sfruttare il più possibile il Paese per i suoi
10/n interessi e per quelli dei suoi finanziatori stranieri. In questo momento l'Afghanistan è privo di un governo, di legge e ordine, di integrità territoriale. È fondamentalmente in uno stato di anarchia. Le donne sono state cancellate dalla vita pubblica, i giovani stanno
11/n perdendo la speranza e i loro sogni sono stati infranti. Per non parlare del fatto che a migliaia di terroristi e criminali stranieri è stato permesso di entrare in Afghanistan per perseguire il loro jihadismo regionale e globale.
D. Lei rappresenta all'estero il Fronte di
12/n Resistenza Nazionale guidato da Ahmad Massoud, il giovane figlio del Leone del Panjshir. Attualmente questo movimento è la sola credibile opposizione al regime talebano: qual è il suo obiettivo?
A. La visione del NFR è quella di stabilire una repubblica democratica
13/n pluralista in Afghanistan, dove tutti i cittadini, a prescindere dalla loro etnia, religione e genere, avranno pari diritti. Stiamo combattendo per la libertà e la dignità del nostro popolo e siamo determinati a continuare questa lotta fino alla vittoria.
D. Qual è la
14/n situazione militare del NRF oggi, mentre parliamo? Si combatte ancora in Afghanistan? Quali territori sono sotto il vostro controllo?
A. La situazione è a nostro favore. L'anno scorso l'NRF ha avuto una stagione di combattimenti di successo (in Afghanistan tradizionalmente
15/n si combatte da aprile fino a ottobre: è il momento in cui la neve libera i passi di montagna, consentendo di ripristinare i collegamenti per il rifornimento di munizioni e il movimento di uomini, ndB). Siamo stati in grado di espanderci in 12 province. Un anno fa, di questi
16/n tempi, eravamo in "modalità sopravvivenza" e dovevamo affrontare molte difficoltà. Eravamo soltanto nella provincia del Panjshir e nella valle dell'Andarab e non sapevamo se saremmo sopravvissuti al rigido inverno delle montagne dell'Hindu Kush. Eppure, non solo siamo
17/n riusciti a sopravvivere, ma ci siamo espansi e abbiamo sfidato con successo i Talebani.
L'intervista prosegue affrontando questi temi:
- Cosa attende la resistenza del NRF contro i Talebani;
- Perché è urgente che le potenze occidentali sostengano Massoud e i suoi;
18/n - Perché l'esercito afgano è collassato dopo il ritiro delle truppe occidentali;
- Qual è il ruolo di Ahmad Massoud.
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19/n Grazie per essere arrivato fino in fondo. Dietro un'intervista del genere c'è molto lavoro. Se apprezzi i miei sforzi, sostieni il Blog nell'unico modo veramente utile a garantirne la permanenza online: iscriviti ora.
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🔴⚓Prima di procedere col punto nave del giorno, un messaggio per gli abbonati: non perdete l'approfondimento del Blog in uscita nel fine settimana. Su questo pezzo lavoro da giorni: vi assicuro che la quantità di retroscena e informazioni importanti giustificherà l'attesa.
Adesso, iniziamo. 👇
🇺🇸🇺🇦 La notizia di oggi arriva dal Financial Times. I più stretti collaboratori di Trump in materia di politica estera hanno comunicato ad alcuni funzionari europei che The Donald chiederà agli Stati membri della NATO di aumentare la spesa per la difesa fino al 5% del PIL.
Se confermato, si tratterebbe di un game-changer all'interno dell'Alleanza.
Promemoria: la soglia attuale è posta al 2%. A raggiungere questo obiettivo di spesa sono solo 23 Paesi su 32. Spoiler: no, noi non ci siamo. In una prima fase, Trump sembrerebbe disposto ad "accontentarsi" di un aumento graduale, fissato attorno al 3/3,5%. In cambio, garantirebbe condizioni favorevoli nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
Altra notizia, sempre dal Financial Times: Trump avrebbe segnalato l'intenzione di continuare a garantire il sostegno militare statunitense a Kyiv anche dopo il suo insediamento. Il presidente eletto continua a credere che l'Ucraina non debba mai entrare a far parte della NATO e desidera una fine immediata del conflitto, ma ritiene che fornire armi, anche dopo un cessate il fuoco, sarebbe in linea con il suo mantra, quello di ottenere la "pace attraverso la forza". Ps: la pace, con ogni probabilità, non arriverà in 24 ore.
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2/5 🇺🇸🇵🇰 C'è una notizia letteralmente "bomba", di cui non si parla abbastanza, e riguarda Stati Uniti e Pakistan. Nel corso di un convegno, il vice-consigliere per la Sicurezza Nazionale USA, Jon Finer, ha dichiarato che il Pakistan, uno Stato dotato di armi nucleari, sta sviluppando capacità missilistiche a lungo raggio che potrebbero renderlo una "minaccia emergente" per gli Stati Uniti. Si tratta di una rivelazione per certi aspetti drammatica, soprattutto ricordando quanto in passato fossero stretti i legami tra Washington ed Islamabad.
Eppure Finer è stato chiaro: il Pakistan sta cercando di sviluppare una tecnologia sempre più sofisticata che potrebbero renderlo in grado di colpire obiettivi "ben oltre l'Asia meridionale, inclusi gli Stati Uniti".
Il sottinteso è il seguente: Islamabad, che da sempre ha calibrato i suoi programmi di armi nucleari e missilistici in funzione dell'India, potrebbe aver cambiato i propri piani (attenzione, in questo senso, al rapporto con la Cina).
Finer ha ricordato come il numero di Stati dotati di armi nucleari, con missili capaci di raggiungere il territorio americana sia "molto ridotto" - Russia, Cina, Corea del Nord sono stati gli esempi citati - ma che questi hanno una caratteristica in comune: "Tendono ad essere avversari" dell'America.
Proprio in ragione di un passato fatto di grande collaborazione, in particolare in fatto di antiterrorismo e nel campo della sicurezza, Washington guarda con sospetto alle ragioni che stanno spingendo il Pakistan a tentare di sviluppare queste capacità. Per il momento, il Pakistan ha preferito fare orecchie da mercante, decidendo di non commentare l'uscita di Finer.
Ma la questione resterà sul tavolo, nei prosimi mesi e probabilmente nei prossimi anni. Il radar è acceso.
3/5 🇺🇸🇸🇾 Il primo incontro tra funzionari americani e Al Jolani è andato in scena questa mattina a Damasco. Il messaggio è il seguente: probabilmente è presto per eliminare HTS dalla lista delle organizzazioni terroristiche riconosciute dagli Stati Uniti, ma Washington non ha intenzione di privarsi della possibilità di dire la propria in Siria.
Perché? Perché è troppo importante per tenere sotto controllo il fenomeno del terrorismo internazionale. Il compromesso suonerà più o meno così: Al Jolani, che nel suo processo di "moderazione" adesso si fa chiaamre Ahmad al-Shaara, si impegnerà ad impedire che gruppi terroristici (si legga alla voce "ISIS" ed "Hezbollah") minaccino gli Stati Uniti e i suoi Alleati regionali; in cambio Washington ha già chiarito che farà fintà di niente per quanto riguarda la taglia da 10 milioni di dollari che pende sulla testa di al-Shaara. Pardon, in questo caso di Al Jolani.
Dato importante: il Pentagono ha ammesso nella serata di ieri che i soldati americani presenti nel Paese non sono 900, come sostenuto a più riprese, ma circa 2000. Il portavoce del Dipartimento di Difesa ha detto di non potere stabilire con precisione da quando la presenza militare americana in Siria sia aumentata, ma probabilmente nei mesi scorsi, ben prima della caduta di Bashar al-Assad. Di più: ha chiarito che le truppe aggiuntive sono considerate "forze temporanee", inviate per sostenere la missione contro i militanti dello Stato Islamico. Vedremo cosa deciderà di fare al riguardo Donald Trump: durante il primo mandato si scontrò più volte con i suoi generali per ottenere il ritiro completo delle truppe americane dalla Siria. Ma questa è un'altra storia...
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Documenti pensati per restare segreti. Diapositive di piani ambiziosi, forse arditi, per cancellare lo Stato Ebraico dalle mappe. Verbali salvati su un computer che mai avrebbe dovuto finire tra le mani dei soldati israeliani. E invece, nel bel mezzo di una perquisizione in un centro di comando sotterraneo di Hamas a Khan Younis, nelle profondità di Gaza, ecco l'IDF nell'atto di scoprire informazioni esplosive, alcune così gravi da mettere nuovamente sotto accusa il lavoro dell'intelligence; altre capaci di riscrivere (almeno in parte) la storia della pianificazione degli attacchi del 7 ottobre rispetto al coinvolgimento dei nemici di Israele.
E allora: quali sono le novità più importanti? 👇
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Iniziamo dai fatti. I verbali, recuperati in un'operazione risalente allo scorso gennaio, riguardano 10 riunioni di pianificazione tenute da un piccolo gruppo di leader politici e militari di Hamas. Ad ognuna di queste riunioni ha preso parte Yahya #Sinwar in person. Le informazioni provengono da 30 pagine di dettagli precedentemente non divulgati. Ma anche da lettere, registrazioni, presentazioni illustrate. A confermare l'autenticità dei documenti e la pratica di tenere traccia delle riunioni all'interno di Hamas è stato - tra gli altri - Salah al-Di al-Awawdeh, ex componente dell'ala militare dell'organizzazione terroristica, ora analista con sede ad Istanbul.
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 I primi riferimenti all'azione che avrebbe poi avuto luogo il 7 ottobre del 2023 vengono registrati molto tempo prima dell'attacco.
Nel gennaio del 2022 i leader di Hamas discutono della necessità di evitare di essere trascinati in scaramucce minori. Il motivo è chiaro: occorre concentrarsi su quello che i protagonisti definiscono in più di un'occasione il "grande progetto" di Yahya Sinwar.
🚨🇮🇱🇱🇧 Clamoroso. Si parla di decine di feriti tra i membri di #Hezbollah a #Beirut e in tutto il #Libano. Le ricetrasmittenti dei componenti dell'organizzazione terroristica filo-iraniana sarebbero esplose contemporaneamente per effetto di un hackeraggio eseguito a distanza. Il Blog apre la diretta.
2/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Al-Arabiya citando una fonte della sicurezza libanese: #Hezbollah sta invitando la sua gente ad abbandonare le radioline dopo le esplosioni simultanee di diverse ricetrasmittenti. Potremmo essere in presenza di un attacco ad alto tasso tecnologico orchestrato da #Israele pensato per far saltare il coordinamento dell'organizzazione terroristica filo-iraniana. Anche in prospettiva di una guerra.
3/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Immagini cruente dal #Libano. Molte delle quali non pubblicabili. Una fonte di #Hezbollah al quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadeed: "#Israele ha hackerato le radio degli operativi di Hezbollah e le ha fatte esplodere; si tratta della più grave violazione di intelligence fin qui registrata".
🚨🇺🇸 Dinastia Cheney. Una promessa per fermare Trump. Kamala Harris e il rapporto con gli Ultimi Repubblicani (incluso George W. Bush)
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Il 26 dicembre 2020, la magia del Natale avvolge ancora Casa #Cheney. Ma Liz resta pur sempre la figlia di un Vicepresidente. E da terza repubblicana più alta in grado della Camera degli Stati Uniti sono pensieri cupi quelli che affollano la sua mente. Forse mai così cupi.
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Insieme a Phil, suo marito, un passato al Dipartimento di Giustizia, ha trascorso le vacanze lavorando a un documento che ritiene di massima importanza. Perché è chiaro che Joe #Biden ha vinto le elezioni. È chiaro, sì, ma a Donald #Trump, il leader del suo partito, non sembra interessare.
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La questione si trascina da settimane. Ma da qui a poco tempo non si tratterà più di spararla grossa su un social, di infiammare questa o quell'altra platea. Il passaggio del testimone incombe. La transizione da un'amministrazione americana all'altra è là da venire. Si tratta ora di assicurarsi che tutto avvenga in maniera pacifica. D'altronde non è per questo che Liz Cheney si trova nel suo studio il giorno dopo Natale?
🇸🇦 Mohammed bin Salman e il Gioco del Trono: gli intrighi di corte, l'anello avvelenato, il golpe. Dentro i segreti del Regno saudita - 1^ PARTE
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È un fatto: non si può prescindere dalla figura di Mohammed bin Salman per capire il Medio Oriente. Quello di ieri, quello di oggi, soprattutto quello di domani. Poche ore fa, la BBC ha presentato uno straordinario documento sull'uomo più potente del Regno saudita, il Principe della Corona, l'erede al trono di Re Salman. Lo ha fatto beneficiando delle rivelazioni del più importante dissidente saudita in esilio, un uomo vicinissimo al rivale per eccellenza di MBS, suo cugino, Mohammed bin Nayef, oltre che ai vertici degli 007 occidentali. E allora sul taccuino hanno fatto capolino alcune domande: chi è Mohammed bin Salman? Un "riformista" o un assassino? Un impostore o un visionario? Un alleato dell'Occidente o un suo nemico? Dal documentario della BBC trae ispirazione un approfondimento del Blog in due puntate denso di retroscena.
Altre anticipazioni sono forse superflue: benvenuti al Gioco del Trono. E buona lettura.
🇸🇦 2/11
Narra la leggenda che per estrarre dalle dune un Regno a propria immagine e somiglianza Ibn Saud attinse da carisma e abilità fuori dal comune. Una taglia imponente per incutere terrore ai nemici, valore in battaglia per meritare il rispetto dei propri, e talento politico in eccesso, per riunire innumerevoli tribù, rigorosamente sotto il proprio tacco.
🇸🇦 3/11
Giunto in età da pensione, chiamato ad indicare un erede, Saud optò da tradizione per il primogenito: unica garanzia di sangue puro.
Ma 22 mogli e 45 figli maschi imposero il pagamento di un dazio, la ricerca di una soluzione ingegnosa, pena la messa a repentaglio di già fragili equilibri coniugali, per ragioni facilmente intuibili.
Di qui la pensata: una volta scomparso il primogenito, il passaggio di testimone sarebbe avvenuto per via orizzontale. Non di padre in figlio, ma da un fratello all'altro, così da concedere una chance più o meno all'intera stirpe. Le madri espressero consenso, il compromesso fu raggiunto.
Eppure nemmeno una spartizione di potere così peculiare potrebbe spiegare oggi la presenza sul trono saudita del 26esimo figlio del Fondatore. Figurarsi l'influenza nazionale e regionale della sua discendenza diretta, ovvero del 38enne divenuto nel frattempo talmente celebre da essere riconosciuto (e temuto) al pronunciare tre semplici lettere: emme, bi, esse, semplicemente Mohammed bin Salman.