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Jan 19 24 tweets 10 min read
MASTERS OF METAL by @FabioLisci
#MastersofMetal #KenzeNeke dedicated to @krakendas
Parlare dei Kenze Neke significa raccontare di una band che ha rappresentato una delle realtà più importanti ed eccellenti della scena rock sarda, italiana ed europea. Loro sono riusciti a
veicolare tematiche e messaggi di forte impatto sociale riuscendo a coniugare la millenaria tradizione folk contadina ed agropastorale Sarda con solide e moderne basi punk e rock. Per fare ciò non basterebbero 10 thread, provo a sintetizzare il tutto in un solo thread.
I Kenze Neke si formano a Siniscola nel 1989. Il nucleo storico della band nasce intorno a Renzo Saporito, voce e chitarra, ed al batterista Sandro Usai. A loro si aggiunge nel 1990 Toni Carta al basso e alla voce. Il nome “Kenze Neke” che in sardo significa “senza colpa” è
dedicato alla memoria dell’anarchico sardo Michele Schirru fucilato nel 1931 da un plotone di fascisti sardi, a seguito della condanna per aver manifestato l’intenzione di attentare alla vita di Mussolini. Nel 1990 pubblicano il loro primo demo tape, “Chin Sas Armas o
Chin Sas Rosas” con Luciano Sezzi al sax come ospite. La demo contiene 9 tracce tra cui l’omonima “Kenze Neke” dedicata appunto a Michele Schirru; “Amerikanos, A Balla Chi Bos Bokene” canzone di protesta contro le basi militari
americane presenti in Sardegna; “Bette Monkey” è invece presa in prestito da “Monkey Man” dei The Specials, mentre “Prusu A Fundu” è focalizzata sulla rabbia e gli eccessi delle nuove generazioni. Inizia a definirsi il loro stile musicale che mischia
punk, hard rock, blues, reggae bianco e ska a dei testi scritti rigorosamente in “limba” sarda. Già dalle prime canzoni emerge un forte interesse verso la musica tradizionale sarda grazie all’uso del canto a tenore. Nel 1992 incidono il loro primo disco “Naralu! De Uve Sese”
autoprodotto in collaborazione con la Gridalo Forte di Roma. Nella copertina campeggiano la bandiera dei Paesi Baschi e quella irlandese assieme ai quattro mori. La maggior parte della tracklist è composta da brani tratti dall'esordio, tra cui
“Amerikanos a balla chi bos bochene” e “Kenze Neke” ma con nuovi arrangiamenti ed una produzione che rende il sound più curato e pulito. Dalle nove canzoni presenti nel disco emerge il legame forte dei Kenze Neke con la propria terra, la Sardegna.
Nei testi il gruppo affronta tematiche come l’indipendentismo, la presenza delle basi militari sull’isola, la disoccupazione e il disagio dei giovani, la lotta sociale, la solidarietà verso i popoli oppressi, il rifiuto di una società in cui i valori morali e l'etica contadina
e genuina, basata sulla convivenza pacifica ed il rispetto della terra sono visti solo come ostacoli. Musicalmente c’è il recupero in chiave moderna delle sonorità popolari appartenenti alla cultura sarda. Il loro è un crossover trascinante e rabbioso, in bilico tra punk,
il combat rock dei Clash e dei Kortatu, ska, metal e reggae che si fonde con il canto a tenore, alle launeddas e agli altri strumenti sardi. Nel 1994 vede la luce Boghes de pedra, il capolavoro dei Kenze Neke. Puro crossover tra punk, hard rock e folk, sax, launeddas, canto a
tenore e parti recitate; ritmi frenetici che si alternano a passaggi più ricercati. L'album è un omaggio alla Sardegna ed al suo spirito millenario. Fra i brani storici presenti ritroviamo “Su Balente”, “A Nanni Sulis” una dedica folk al poeta Peppino
Mereu, “Su patriotu sardu a sos feudatarios” ballata folkrock basata sull'omonimo inno di Francesco Ignazio Mannu . Il resto del disco si snoda tra rock di matrice etnica (“Eia”, “Una cuppa de cannonau”, “Ammenta”) e brani più veloci ed energici
(“Tempus pertu”, “Tribulios”, hard rock che si fonde al folk). Al disco segue un intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero che li vede esibirsi in tutta europa. La band non si ferma, arrivano le compilation assieme ad altri gruppi, “Fabbrika Bulloni” (LP, 1994)
e “Radioira” Il manifesto (CD, 1997), ed uno split mini-CD di 4 brani, “Gherramus tott'impare” del 1996 realizzato assieme ai compaesani Askra. Nella primavera del 1998 esce il terzo album, “Liberos, Rispettatos, Uguales”. E’ la svolta verso l'appesantimento del sound,
già a partire dalle note iniziali della titletrack. Chorus, canto a tenore e chitarre abbassate, mai così lontani dagli esordi. “Pantanu” è una rielaborazione di un canto popolare corso, “Pratobello” racconta la rivolta popolare antimilitarista
dei cittadini di Orgosolo che, nel giugno 1969, fece desistere l’esercito dall’utilizzare la zona come poligono di tiro. “Entula” è il brano più famoso ed apprezzato, anthem generazionale e canzone di rara bellezza. “Mira”, “”Black Panther”
e “Gridu de Vittoria” sono graffianti e rocciose e fanno da contraltare alle ibride “Happo'o latu” e “Muru e' preta”. I suoni sono molto tirati, quasi ska. Si sente la mano in studio di Kaki Arkarazo, chitarrista e ingegnere del suono dei baschi Negu Gorriak. Il 2000 è l’anno
dell'ultimo lavoro in studio pubblicato a nome Kenze Neke, prima dell'ultimo memorabile concerto tenutosi a Solarussa il 19 agosto 2006, davanti a oltre 15.000 fans arrivati da tutta l'isola, con una formazione composta dal nucleo storico
e da altri compagni di avventura che hanno contribuito e rendere mitica l'esperienza dei Kenze Neke . Il disco è una raccolta di grandi classici e due b-sides, con tanti ospiti, iniziando da Lalli (ex-Franti, voce in Barboni e Zente),
Sigaro e Picchio (Banda Bassotti, voce in Kenze Neke), Francesco Di Giacomo (del Banco del Mutuo Soccorso voce in "Gridu de Vittoria") e Maxx Furian (Batteria in tutti i Brani, tranne che in Gridu de Vittoria dove il batterista è Giampaolo Conchedda).
Dallo scioglimento alcuni componenti confluirono qualche anno dopo negli Askra. Verso la seconda metà del 2000 vengono fondati da Renzo Saporito prima i KNA (Kenze Neke-Askra), e poi gli Tzoku. I primi sono semplicemente una fusione delle due bands che
ripropongono live ed unplagged canzoni tratte dalle rispettive discografie. Vi consiglio davvero di riascoltare tutti i lavori dei Kenze Neke, non rimarrete delusi.
Saludos Sorres e Fradis de sa Patria Sarda❤️

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