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Jun 2, 2022, 14 tweets

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Per comprendere l'ultimo ricatto di Viktor #Orban all'UE bisogna partire dalle basi.

Ufficialmente l'ambasciatore ungherese che ha posto il veto sull'approvazione del 6° pacchetto di sanzioni contro la #Russia deliberato dal Consiglio Europeo lo ha fatto

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chiedendo l'esclusione dalla lista degli individui sanzionati del patriarca #Kirill.
Tutti i 27 erano consapevoli della sua presenza, incluso Orban.
E nessuno, durante il vertice, aveva sollevato obiezioni su questo punto, neanche Orban.
Perché allora questo dietrofront?

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Il segreto di Pulcinella svelato da fonti diplomatiche è il seguente: Budapest intende mettere nuovamente in discussione l'intero pacchetto di sanzioni, così da strappare ulteriori concessioni rispetto a quelle già avallate dagli altri Stati membri sul #petrolio.

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L'embargo parziale del petrolio russo concordato (o almeno così sembrava) dal Consiglio Europeo investiva infatti il 90% delle importazioni da Mosca, quelle marittime.
L'intesa prevedeva che ad Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca - Paesi senza sbocco sul mare e fortemente

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dipendenti da Mosca - fosse consentito di continuare a rifornirsi tramite la rotta meridionale dell'oleodotto #Druzhba; mentre Germania e Polonia si sono impegnate a non attingere ai flussi passanti dalla porzione settentrionale dell'oleodotto

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dell'Amicizia (pensate un po' che nome, di questi tempi!), a partire dalla fine dell'anno.
Letta così, si potrebbe pensare: cosa vuole ancora l'Ungheria?
Qui occorre fare un'altra premessa: il petrolio greggio (o grezzo, per rendere meglio l'idea) non è tutto uguale.

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La sua qualità dipende dalle caratteristiche chimiche della miscela di idrocarburi che lo compongono.
C'è il petrolio "dolce" e quello "acido", c'è il petrolio leggero e quello pesante...caratteristiche determinanti al momento dell'acquisto da parte degli Stati.

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Durante le trattative al Consiglio Europeo, ad esempio, l'Ungheria ha messo sul piatto una richiesta da 550 milioni di euro per adattare le sue raffinerie, in grado di lavorare soltanto con un tipo pesante di petrolio russo.

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Sì, direte voi, ma l'accordo alla fine non era stato trovato? Certo, ma qui si arriva al segreto di Pulcinella di cui parlavamo ad inizio articolo.
Sembra infatti che l'Ungheria abbia intenzione di ottenere un altro tipo di deroga. Non solo quella di ricevere l'oro nero di

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Mosca tramite oleodotto, ma anche la possibilità di rivendere in altri Paesi il petrolio lavorato nelle sue raffinerie.
La Repubblica Ceca è riuscita a strappare un'esenzione che durerà per un anno e mezzo in cui potrà continuare a farlo. Per l'Ungheria ad oggi questo

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meccanismo non è previsto.
Il sospetto è che Orban voglia per Budapest una deroga simile, e che duri addirittura 3 anni.
Perché gli altri Paesi potrebbero non essere d'accordo? Perché (ricordate?) il petrolio non è tutto uguale, anche a livello di prezzi.

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Il greggio russo "Urals", infatti, "costa" sul mercato molto meno del "Brent", ovvero la principale tipologia di petrolio, presa come riferimento internazionale. Si parla di circa 93 $ al barile contro 120.

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Nell'articolo approfondito trovate:
dangelodario.it/2022/06/02/vi-…
- quale interesse ha Orban ad ottenere questa deroga;
- la scommessa del premier ungherese;
- cosa presumibilmente si tenterà di fare adesso, per risolvere lo stallo nelle trattative.

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steadyhq.com/it/dangelodario

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