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Associazione attiva contro l'inquinamento atmosferico causato dai fumi navali nel porto di Livorno. Lottiamo a difesa dei cittadini e dei lavoratori del porto.

Nov 14, 2022, 12 tweets

Il capitolo di oggi #14novembre sul #Greenwashing portuale è l'elettrificazione delle #banchine (in gergo #ColdIroning).
L'idea sarebbe semplice: fornire #energia #elettrica alle #navi ormeggiate, in modo che non siano costrette a usare i #motori come enormi gruppi elettrogeni.

Apparentemente sembra la soluzione, almeno per eliminare i #fumi in #porto.
Certo, durante la #navigazione, quando il carburante usato è ancora più nocivo, il problema resta (le analisi di #speciazione hanno provato che il 70% dei #veleni #navali arriva a 400 km nell'entroterra).

Ma torniamo in #porto. Il #ColdIroning funziona già in #California e in #Norvegia. Ad Amburgo nel 2025 saranno predisposte per l’allaccio a terra l’80% delle #portacontainer e l’82% delle #navi da #crociera da oltre 2.500 #passeggeri.
E in #Italia? #Nulla di tutto questo.

Vediamo perché.
Intanto, elettrificare una #banchina o un porto intero costa, molto. A #Livorno, ad esempio, portare energia al #molo Sgarallino è costato 5 milioni di €. Adesso si parla di un'altra ventina di milioni in arrivo nei prossimi anni. Pochi rispetto alle esigenze.

Direte, allora a #Livorno avete il #ColdIroning!
Ehm, no. L'unico bastimento che ne ha fruito è stata una #nave #militare durante l'inaugurazione del 2015, immagino con tanto di banda musicale.
Da allora, lungo i cavi non è corso un solo #elettrone.
Il perché è presto spiegato.

Perché anche elettrificare le #navi costa.
Parliamo di 300.000 #dollari per un #traghetto, 700.000 per una media nave da #crociera, oltre un #milione di #euro per le più grandi.
E a metterceli dovrebbero ovviamente essere gli #armatori.
I nostri eroici #imprenditori, insomma.

E vanno pure capiti, vogliono #garanzie, è il loro concetto di #rischio d'impresa.
Alla fine cosa gli costa continuare a bruciare gasolio (se va bene) facendone respirare i #fumi a #residenti e #lavoratori #portuali ?
Non che poi sia tutto così chiaro sugli altri costi, peraltro.

Perché oltre a stendere cavi e adattare le navi, ci sono altri bei conti in tasca da farsi, tipo il costo dell'energia.
Dieci mesi fa un #K/wh prodotto a bordo costava 11 centesimi, uno comprato dalla rete elettrica 25.
Togliendo accise e oneri di gestione qualcosa si scontava...

Ma adesso, con la #guerra in #Ucraina, tutto è saltato per aria.
Ecco perché, da tempo, chiediamo che l'Authority si pronunci su questo differenziale di #costi #energetici: se non si danno garanzie sul futuro agli #armatori, figuriamoci se questi investono per adeguare le #navi.

Inoltre, come detto anche dall'#Authority portuale di #Cagliari (convegno #Aer Nostrum 9/11) esiste un elemento altrettanto importante e per certi aspetti "tombale": la disponibilità di #potenza elettrica.
Perché non si tratterebbe certo di attaccare alla banchina un tostapane.

In porto stazionano molte #navi contemporaneamente.
Una nave da #crociera assorbe da sola 10 #Megawatt e spesso se ne affiancano diverse, con tutti i bei servizi in funzione a disposizione dei passeggeri che non scendono.
E quanti ne assorbono, ad esempio, le navi frigorifere?

Finora l'energia viene dai #motori navali alimentati con il fossile.
Dove ne troviamo altrettanta, bruciando altro petrolio, o carbone?
Il #GreenWashing portuale, insito nella narrazione del #ColdIroning, è lo stesso racconto ipocrita della sbandierata #transizione #energetica.

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