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La stupenda puntata di #designinpigiama che @chiaralessi ha dedicato ad Albe Steiner mi spinge a dire qualcosa del rapporto tra grafica e politica, visto che proprio con lei avevo inziato a parlarne giorni fa. Naturalmente prenderò l'argomento da un'altra prospettiva, più leggera
Questi due manifesti, prodotti dal PCI per le elezioni del 1953, riprendeono ironicamente due campagne pubblicitarie allora in voga, quella di una marca di amaro e quella di un marchio di posate
L'obiettivo denunciare come dietro alla volontà governativa di fare scattare il premio di maggioranza vi fosse la volontà di continuare il banchetto dei "forchettoni", politicanti impegnati ad accumulare incarichi per intascare le prebende, quando non a farsi corrompere
Per farlo, come si vede, si sceglie di uscire dagli stilemi solenni e ingessati delle campagne a guida comunista degli anni precedenti, di solito ispirate alla cartellonistica sovietica e finanche a quella fascista, per avere toni più leggeri
Ciò era possibile per il tema, non a caso uno dei più semplicistici e semplificatòri di una campagna contro la "legge truffa" che spesso era ssotenuta su toni alti, dalla difesa della Costituzione alla denuncia di un attentato al diritto di voto
Ma a spingere a questo contava anche il fatto che il PCI aveva potuto sperimentare con le campagne per la pace e contro l'atomica la possibilità di mobilitare un pubbico più vasto di quello che intercettava con richiami ideologici, e per il quale servivano stilemi meno connotati
Infine, anche il ruolo di "opposizione permanente" a cui i comunisti sembravano essersi rassegnati dopo il tentativo di tornare quantomeno al governo unitario con un exploit elettorale che nel 1948 non ci fu li "liberava" dalla necessità di tenere un registro troppo serioso
Ma erano esperimenti esperimenti timidi. Politica e marketing erano mondi distinti, e per l'inchiesta pubblicata da "La Notte" proprio nel 1953 il secondo guardava il primo con sufficienza: con quei budget farei campagne molto più efficaci,era il coro dei "maghi" della pubblicità
Era vero? Non si direbbe, visto che a restare scornato nell'agone della comunicazione politica fu il mago più mago di tutti, Ernst Dichter venuto direttamente dagli Stati Uniti a insegnarci a fare comunicazione
Consulente per la DC in vista delle elezioni del 1963, ne preparò la campagna dopo un'indagine d'opinione. Per un partito la cui continua permanenza al governo faceva apparire i suoi leader logori e invecchiati, inventò il manifesto "La DC ha vent'anni"...
...servendo un assist d'oro agli attivisti comunisti sul territorio, che passarono nottate a chiosare lo slogan con battute tipo "...ed è già così puttana", o "...è ora che vada a farsi fottere", trasformando il manifesto in un boomerang
Intendiamoci: quelle di Dichter erano ottime idee, erano anche il nostro futuro, e probabilmente nell'Italia di qualche anno dopo avrebbero funzionato meglio. Ma ancora nei primi anni '60 ci si confrontava con un paese in cui i media non godevano ancora di vita propria, diciamo
Le campagne d'opinione si facevano in presenza, sostenendo concretamente la circolazione dei messaggi, facendo leva su rapporti personali e abitudini radicate, controllando la situazione pronti a rispondere, e soprattutto proponendo nei messagi una visione del mondo
Ma come spesso accade il fallimento di un esperimento prematuro ritardò di molto l'ingresso delle tecniche di marketing nella comunicazione politica italiana, visto che si sarebbero dovuti aspettare gli anni Ottanta (e ancora qualcuno ha malriposte nostalgie...)
Io non ho la sigla per salutarvi, ma vi lascio due link per approfondire questo discorso😃
tandfonline.com/doi/abs/10.108…
openstarts.units.it/handle/10077/2…
*L'obiettivo era
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