Thread by @MariuzzoAndrea

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su un volume che ha segnato profondamente gli studi negli anni in cui mi sono formato come storico e che ancora oggi potrebbe essere letto proficuamente per capire il mondo che ci circonda

Pubblicato nel 1983 a cura di Eric Hobsbawm e Terence Ranger, e tradotto in italiano da @Einaudieditore nel 1987, "L'invenzione della tradizione" è stato ampiamente discusso e ripreso, nei suoi aspetti generali di metodo, per i due decenni successivi
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Il fulcro dei saggi raccolti stava nell'idea che molte "tradizioni", ovvero insiemi di valori, comportamenti e significati che caratterizzavano la vita contemporanea trovando la propria legittimazione culturale sociale e politica nel passato...

...in realtà fossero state codificate così come le si conoscono in tempi relativamente assai recenti, attraverso il rimodellamento di materiali di sapore antico secondo una nuova grammatica e obiettivi strettamente legati all'oggi

Questo era vero per l'incoronazione britannica, la letteratura gaelica, il costume tradizionale scozzese, i rapporti tribali nell'Africa coloniale, e molti altri soggetti specifici che interessavano la storiografia britannica di quegli anni

E in generale, aggiungeva Hobsbawm, questo era vero per tutto il discorso nazionalista, codificato nell'Europa ottocentesca e poi profondamente rivisitato in varie situazioni e per diversi usi politici
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In particolare, faceva notare il curatore principale, proprio gli anni tra 1870 e 1914 era stato la maggiore fucina delle "invenzioni" storiche del nostro tempo, in quanto momento di stabilizzazione dei linguaggi e delle necessità di legittimazione della politica di massa

E ad una conclusione simile era giunto, pur su basi di metodo e su posizioni ideali molto diverse, qualche anno prima un altro storico capace di segnare un'epoca di studi, ovvero il George Mosse de "La nazionalizzazione delle masse"
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Avvitato attorno al concetto di "invenzione", cioè di costruzione culturale consapevole della classe politica di una narrazione utile a modellare la coscienza collettiva, secondo la visione dialettica dei rapporti tra classe dominante e masse tipica della cerchia hobsbawmiana...

...nel tempo il volume si lascia contaminare da prospettive culturaliste più complesse e meno unilaterali, come quelle rappresentate al meglio da "Comunità immaginate" pubblicato, sempre nel 1983, da Benedict Anderson
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Ripreso oggi, questo orizzonte di studi può essere come dicevo molto utile per darci strumenti adeguati alla decostruzione dei discorsi più ottusamente "tradizionalisti" e "fissisti" relativi allo sviluppo delle nostre società

Perché il richiamo legittimante al passato non è mai innocente non solo sul piano politico, ma anche su quello dell'immagine che esso ci restituisce del passato stesso, sempre semplificata e ipostatizzata in singole componenti "utili" al punto da risultare del tutto falsa

*erano stati