In verità faccio sempre fatica ad avviarla.
Se voglio tornare a casa devo arrangiarmi da sola.
Riprovo. Niente da fare, non parte.
E a vincere, scatenando le ire di mamma che non vedeva di buon occhio quella passione.
Si arrabbiò quando lo scoprì.
Si arrabbiò meno quando portai a casa un maialino vinto ad una gara disputata a Reggio Emilia
E alla loro fuga, scandalizzati, quando comunicavo loro una condizione.
Lasciarmi correre in bicicletta nelle gare destinate ai maschi.
E lì mi notò Fabio Orlandini, corrispondente per la Francia della Gazzetta dello Sport.
Che mi fece ottenere contratti per correre sulle piste di Parigi. Vinsi parecchie gare.
Dovevate vedere le loro facce quando chiesi di iscrivermi al Giro di Lombardia.
Non trovarono niente nel regolamento che lo impedisse. Così partecipai alla gara
Numero 74. 43 i partecipanti. A fianco mostri sacri come Pélissier, Girardengo, Belloni. Arrivai ultima, a un’ora e mezzo dal primo. Non ridete. Arrivai. A differenza di una ventina di corridoi che si ritirarono distrutti prima del traguardo
Qui si fa notte tra poco. E nessuno mi può aiutare. Devo fare da sola.
Già, il Giro d’Italia. Una magnifica occasione di farmi notare. Se pensate alle biciclette di oggi di pochi chili scortatevelo.
Però non mi impedì di vincere 36 gare battendo anche Girardengo.
E di battere il record mondiale dell’ora a Longchamp percorrendo 35,280 km.
La Regina della Pedivella.
“Ad una stella che mi guardava dalla cucina ho dato il nome Alfonsina”.
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