Thread by @oiramdivito

Da qui a un paio di settimane chiuderà l'ospedale costruito da Bertolaso e dall'Ordine di Malta in #FieraMilano. Costato 21 milioni di euro, ci sono entrate meno di 30 persone: praticamente con quei soldi si poteva mandare ciascun paziente a curarsi in una suite del Ritz.

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Credo sia chiaro a tutti, a questo punto, il cinismo dei vertici della Regione Lombardia: costruire un'opera inutile in piena emergenza soltanto per poter dire di saperlo fare, che qui c'è la migliore sanità d'Europa e chi dice il contrario è un traditore.

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Nelle Marche, a Civitanova, la struttura gemella di quella milanese - stesso Bertolaso, stesso Ordine di Malta, stessa idea di utilizzare una Fiera - aprirà la settimana prossima e non si sa quanto rimarrà aperta e perché,

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visto che, dopo aver sofferto per tutto marzo e buona parte di aprile, da settimane ormai l'afflusso negli ospedali marchigiani si è normalizzato e in giro non si trova più nemmeno un medico disposto a dire che c'è il rischio di finire i posti letto.

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Ma allora, perché è stato fatto? E soprattutto, perché le Marche e la Lombardia hanno visioni così simili in materia di politica sanitaria?

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Potremmo cominciare a ragionare e a speculare, a dire che il presidente Ceriscioli condivide alcune amicizie con il centrodestra lombardo (roba di Comunione e Liberazione, per lo più), ma, in realtà, credo che la questione sia più complessa e tutta politica.

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E che, dunque, l'invasione dei ciellini nelle Marche sia più effetto che una causa.

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Negli ultimi quindici anni, più o meno, per motivi meramente elettoralistici, sia la Lombardia sia le Marche hanno portato avanti una politica di risparmio sanitario che prevedeva la chiusura di tanti ospedali territoriali.

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Che ci facciamo con un presidio nell'entroterra quando i voti veri sono altrove? Accentrare per risparmiare, risparmiare dove non perdiamo voti, perché non li abbiamo mai avuto o perché tanto sono pochi.

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È la stessa identica storia del terremoto: siete periferici, meglio perdere 500 voti ad Arquata del Tronto che 5000 ad Ancona. No?

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D'altra parte, Ceriscioli ha alzato la voce anche parecchio per la faccenda del coronavirus - non so se ricordate la guerra delle ordinanze con Conte e Boccia, alla fine di febbraio - ma non l'ha mai fatto in materia di postsisma.

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Lì è sempre stato tutto un «aspettiamo», «vediamo», «dobbiamo capire». Tanto, a Visso, a Ussita o a Montemonaco sono quattro gatti e non hanno mai votato per noi.

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Ecco, può sembrare sconfortante, ma posso assicurarvi che esiste un sacco di gente che questi pensieri li fa per davvero. E dopo averli fatti, li condivide. E dopo averli condivisi, li rende atti politici.

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Il problema, a un certo punto, non è tanto l'Attilio Fontana in sé, ma l'Attilio Fontana in te.

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