Thread by @MariuzzoAndrea

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17 MAGGIO 1953
67 anni fa la Nazionale inaugurava con una sconfitta per 3-0 lo Stadio Olimpico di Roma, che allora non si chiamava ancora così ma che era stato messo a punto proprio in vista della candidatura romana ai Giochi del 1960
#OnThisDay #AccaddeOggi

L'Italia allora non era un granché (tipo oggi...), ma il risultato non fu disonorevole soprattutto per la qualità dell'avversario: la Grande Ungheria di Puskas e Hidekguti (autore del primo gol nello Stadio), campione olimpica in carica e sconfitta l'anno dopo non si sa come...

(o lo si sa fin troppo bene) ai mondiali svizzeri che aveva in pugno.

La grande prova dei magiari, imbattuti da 3 anni, fu l'occasione per una grande campagna della stampa comunista sui risultati socio-sportivi dei paesi d'oltre cortina. A guidare la fanfara fu Vie Nuove...

...il settimanale che per la Sezione Stampa e Propaganda del PCI doveva competere coi settimanali d'evasione con cui il proletariato si friggeva il cervello invece di acquisire coscienza di classe, presentando temi più leggeri secondo un orientamento "ortodosso"

E così per alcune settimane le pagine della rivista parlarono della "squadra d'oro" ungherese, inframmezzando discussioni tattiche sull'evoluzione del "sistema" che aveva condotto la formazione a giocare con due punte e il celebre centravanti di manovra arretrato...

...con indagini sulle ragioni di tale successo, che risiedevano nell'ampliamento della platea dei potenziali campioni conseguente all'accesso universale allo sport garantito dalla scolarizzazione socialista e dall'impegno in tal senso delle associazioni giovanili del partito

Dietro questa strategia espositiva percepiamo, da un lato, l'emergere di un tratto che sarebbe stato distintivo del movimento comunista internazionale, ovvero l'autopromozione attraverso i successi dei propri campioni sportivi, un'idea che nei decenni...

...avrebbe creato irreali (e rovinosi sul piano della salute) successi a base di doping di stato, ma anche scuole che durano fino a oggi, ad esempio nella ginnastica.
Era dell'anno prima, a Helsinki, l'ingresso dell'Unione sovietica alle Olimpiadi, che sconvolse il medagliere...

...in accompagnamento all'affermarsi del primo grande eroe sportivo socialista, il cecoslovacco Emil Zatopek a cui l'Unità aveva dedicato pagine liriche.

Ma dietro l'esaltazione ungherese da parte comunista si intravede anche un'altra strategia, più nostrana

L'Ungheria che emergeva dalle pagine di Vie Nuove aveva infatti entrambi i tratti, apparentemente inconciliabili, dei paesi socialisti descritti dalle pagine di viaggio degli intellettuali di partito o dalle corrispondenze dei giornali d'area. Da un lato...

...era un paese lanciato verso il futuro, verso la soluzione rivoluzionaria e definitiva dei problemi sociali ed economici in cui invece la povera Italia era ancora invischiata, e quindi verso la creazione di un uomo nuovo capace anche delle più grandi imprese sportive

Dall'altro era un paese non così diverso dal nostro, in cui la gente si appassionava allo sport che piaceva anche a noi, in questo caso proprio il calcio, in grande ascesa di popolarità specie nell'Italia urbana, e in cui quindi gli italiani potevano rispecchiarsi

Non era un caso, insomma, che i giornali comunisti di fabbrica di allora informassero gli operai dei risultati del campionato sovietico, oltreché di quelli della Serie A e del calcio locale, e che prontuari per attivisti suggerissero di usare gli opuscoli sullo sport sovietico...

...come inizio "soft" per "agganciare" alla causa i giovani che amavano seguire lo sport più della politica.

Oggi, l'altezza totalizzante degli obiettivi della propaganda comunista si è persa, e tutto sommato direi che non è un male. Ma...

...quando un politico vuole lanciare un suo messaggio parlando non di politica ma di sport, aggirando l'ostacolo dello schifo che la politica suscita oggi in molti, ricordiamoci che non sta inventando nessuna sagace tattica di comunicazione

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