Qualcosa di molto più profondo e importante, che tocca profondamente il mio cuore.
Mio e di tutto il mio popolo. Non ce l’ho con lei, la sovietica Larisa Petrik che è con me sul gradino più alto del podio.
Sarà un piccolo gesto, ma lo devo fare.
Avevo 14 anni quando mi appassionai alla ginnastica artistica. A 16 avevo già vinto il mio primo argento ai mondiali.
E da quel giorno non fermai più, medaglia dopo medaglia.
Concorso generale individuale, volteggio, trave e un argento nel concorso generale a squadre. I dieci cominciarono a fioccare.
O meglio 1.00 visto che non avevano previsto il 10 come punteggio.
In poco tempo le firme diventarono decine di migliaia di persone. Compresa la mia.
E io una “dissidente”. La mia partecipazione in forse. Le autorità sovietiche mi hanno impedito di allenarmi insieme al resto della squadra.
Spaventata per paura di essere arrestata, mi sono nascosta da un amico in Moravia.
Ho ingoiato il rospo e mi sono presentata in pedana per vincere la medaglia d’oro al corpo libero. Come è andata lo sapete.
Sono sul podio a pari merito con la sovietica Larisa Petrik.
Le verrà chiesto di togliere la firma al manifesto delle 2.000 parole cui aveva aderito.
Rifiutando, verrà costretta al ritiro.
Finirà nel completo anonimato, facendo pulizie di scale e portoni
Quando a causa di una spinta di suo figlio Martin durante una lite il suo ex marito perde la vita.
Ricoverata in una clinica lascerà tutte le cariche una volta dimessa.
E' morta nel 2016 all'età di 74 anni.
Eppure dietro c’era lo stesso coraggio, la stessa forza, lo stesso sdegno silenzioso.
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