L’enorme sveglia rossa di bambino lo svegliò.
L’aveva caricata e controllata scrupolosamente per essere certo di non mancare all’appuntamento.
Si vestì e andò in cucina, dove trovò il padre intento a bere un caffè.
Fuori una pioggerellina fine.
Aveva appuntamento con i suoi amici.
“Tra le 9.30 e le 9.45” si erano detti il giorno prima.
Ci vollero circa 10 minuti per arrivare alla stazione.
C’erano tutti, Marco, Paolo e Fabio ad attenderlo. Girò su se stesso e pedalando piano si mise alla testa del gruppetto.
Arrivarono ben presto in via Solari dove trovarono Ippo, che si allontanò di corsa facendo finta di non vederli.
E quello aveva fatto, per oltre due ore.
Ora che li aveva visti arrivare poteva tornare a casa sua ad Arona.
Lui accelerò, fece il giro dell’isolato e appoggiò la bicicletta alla fermata ATM.
fermarsi vicino all’edicola. Notò l’assenza di Gianni, ma sapeva benissimo dov’era.
Aveva parcheggiato la Peugeot grigia metallizzata in Via Salaino ed aspettava alla guida, come da accordi.
Il suo compito era quello di osservare.
Al momento giusto avrebbe inforcato nuovamente la bicicletta avvisando con quel gesto i suoi amici.
Furono per lui un’eternità quei 45 minuti passati sotto la pioggia.
l'uomo uscire di casa.
Saltò sulla bici come un fulmine e pedalò velocemente senza voltarsi. Il segnale.
Marco e Fabio capirono e si spostarono verso il numero civico 2.
bastone da passeggio.
Tranquillo, giunse all’incrocio con via Salaino, si infilò tra le auto parcheggiate e poi si diresse verso l’edicola.
“Vorrà comprare un giornale” pensò Marco.
Era lì, in un garage, che teneva la sua Ritmo. Gianni, che attendeva all’interno della Peugeot, vide negli specchietti la scena.
Lui davanti, e dietro, con passo spedito, Marco e Fabio che si avvicinavano.
Il primo proiettile entrò “nella regione sternocleidomastoidea superiore sinistra”.
Entrò e uscì all’altezza del naso.
L'uomo vacillò.
di 0,5 cm”.
“Perforò quindi i lobi inferiori e superiori del polmone sinistro, uscendo dalla regione sternoclaveare”.
L'uomo rotolò sul fianco sinistro, tra due Fiat parcheggiate.
Furono le grida dal palazzo di fronte a risvegliare Marco e Fabio dal torpore.
La Peugeot era vicina, Fabio gridò “andiamo, andiamo” e si diresse verso l’auto salendo a
fianco di Gianni.
Marco lo seguì salendo dietro.
L’auto partì sgommando.
Voleva arrivare a casa il prima possibile per ascoltare il conduttore del Tg delle 12.45.
Aria contrita e di circostanza avrebbe aperto il telegiornale con la notizia che l'uomo era stato ucciso”.
L’enorme sveglia rossa di bambino lo svegliò.
L’aveva caricata e controllata scrupolosamente.
Lui, il ragazzo della bicicletta, è Paolo Morandini . Figlio di Morando Morandini, attore e critico cinematografico
Gianni, l’autista sulla Peugeot.
Vero nome Daniele Laus. Il padre era dirigente in un'azienda di acque minerali, la madre
insegnava lingue. Era iscritto alla facoltà di architettura di Firenze.
Fabio detto il francese, vero nome Mario Marano.
Marco Barbone. Figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni.
Paolo (l’altro Paolo). Detto “Cina”, vero nome Francesco Giordano.
Tutti appartenenti al gruppo terroristico Brigata XXVIII marzo.