Questi ultimi mesi hanno evidenziato, ancora una volta e assai più di prima, come nel discorso pubblico si viva in un eterno e fibrillante presente, dove la storia è completamente rimossa.
Ogni fatto viene presentato come nuovo, gravido di implicazioni oscure per il futuro, ignoto nell'origine e negli sviluppi.
Ogni avvenimento è terreno dello scontro tra Bene e Male, ogni battaglia è quella decisiva, ogni soggetto porta con sé i simboli di una appartenenza
totale e radicale, ogni vittoria, piccola o grande, è un colpo mortale agli "altri".
Come se non fossero mai esistiti millenni di civiltà, di storia, di letteratura, di arte, di cultura. Come se non fosse già tutto avvenuto e già tutto scritto. Come se dovessimo
inventare la ruota ogni giorno. Come se non esistesse quel mare magno di umanità che è l'anima.
Eppure basterebbe conoscere la storia, e portare il dovuto rispetto alla cultura e ai nostri padri, per capire che tutto ciò che accade fa parte di una realtà complessa
impossibile da piegare ai voleri di chicchessia.
Al contempo, tale realtà non è mai molto diversa da quella che qualcuno, ben prima di noi, ha già vissuto, affrontato e, in qualche modo, risolto.
Io non ho dubbi che questa cancellazione del passato, in favore di una lettura
del presente come officina continua del futuro, dove ciascuno forgia il proprio pezzo senza guardare a ciò che è già stato fatto, non sia semplice ignoranza ma sia il frutto del pensiero che vede l'uomo superare gli ostacoli solo grazie alla tecnologia, alla scienza.
Si tratta della perversione del pensiero progressista per cui il passato non è altro che una catasta di morti.
Secondo questo pensiero esso va cancellato perché il progresso richiede di inventare il futuro, non può ricalcare il passato: se lo facesse negherebbe se stesso.
Contro questa deriva, che nega l'uomo per sostituirlo con una asettica macchina sociale, è necessario che tutti noi coltiviamo la storia, l'arte, la letteratura, la cultura e le tradizioni del nostro popolo, a partire dalle piccole cose.
Ricordare, ricordare, ricordare.
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Interessante studio che punta a dimostrare che gli investimenti nel #GreenNewDeal attenueranno le diseguaglianze sociali.
Viene presa come misura la riduzione del coefficiente di Gini. 1/n
Lo studio mostra che gli investimenti c.d. "verdi" hanno un ritorno e che il finanziamento pubblico è fondamentale non solo per sostenere l'economia ma anche per dare ad essa una inclinazione sociale.
Infatti, al 2030 si stima in Italia +90.000 posti di lavoro, 2/n
riduzione del coefficiente di Gini del 1% e aumento del PIL di 0,9%.
Tutto molto bello.
Questo però in presenza di TUTTE le misure indicate nello studio, che sono un mix di incentivi e disincentivi.
L'effetto disaggregato delle misure può essere, al contrario, depressivo 3/n
I vari piani di transizione energetica, tra cui quello dell'Unione Europea, sono irrealizzabili, semplicemente folli, costosi oltre ogni dire.
Il millantato supporto del #RRF una goccia nel mare di finanziamenti che sarebbero necessari nella realtà.
In una economia già oltre i livelli di guardia quanto a indebitamento, considerati i disastri economici che stanno per arrivare, i piani saranno presto accantonati e le fonti convenzionali ci faranno compagnia ancora per tanto tempo.
I prezzi delle commodity tradizionali sono destinati a salire, considerato che l'offerta è diminuita di molto, sia perché molte compagnie legate al petrolio e al gas, soprattutto negli USA, sono fallite a seguito dei lockdown, sia per la concertata...
THREAD
La gestione della pandemia evidenzia il fallimento della politica sanitaria italiana nel suo complesso.
1) Il de-finanziamento pubblico selvaggio degli ultimi 20 anni ha impedito investimenti e mantenimento in organico di un adeguato numero di medici e infermieri;
2) I medici di base non sono coinvolti nella gestione dell'emergenza, se non per aspetti burocratici, e non fanno da filtro verso gli ospedali.
3) Sul territorio non esistono presidi di cura stabili, anche domiciliare, che possano alleggerire gli ospedali;
4) L'annunciato raddoppio delle terapie intensive, da 5.500 a oltre 11.000 non c'è stato (siamo a poco più di 6.500);
5) La divisione tra poteri statali e poteri regionali ha creato un proliferare di sovrapposizioni, conflitti di competenze e processi burocratici inefficienti;
Il 1 maggio 2013, dopo la ratifica di tutti i Paesi aderenti all'Unione, entra in vigore il nuovo testo dell'art. 136 del TFUE, cui viene aggiunto un comma, il 3, che fa riferimento alla possibilità di creare un meccanismo di stabilità.
Tuttavia il MES nel frattempo era già stato creato, con il Trattato sottoscritto dai Paesi membri dell'unione monetaria nel febbraio 2012 (ratificato in Italia con votazione avvenuta in Parlamento nel luglio 2012).
Come si evince chiaramente dal testo dell'art. 136 nella sua interezza, ogni assistenza finanziaria prestata ai Paesi membri dell'UEM sulla base dell'art. 136 (come il MES, appunto) è finalizzata al coordinamento e sorveglianza della disciplina di bilancio.
Le Sardine sono un esperimento, per nulla nuovo, di genesi dall'alto di un movimento "popolare". Chiunque faccia politica attivamente sa quanto è difficile e costoso, partendo da zero, coinvolgere tante persone, organizzare manifestazioni,
ottenere i permessi anche solo per distribuire volantini per strada o mettere un gazebo all'angolo della via. Per tacere di quanto tempo sia necessario. E di quanto sia difficile, se non impossibile, nascendo dal nulla, avere visibilità sui media locali. Figurarsi
su quelli nazionali. Per questo motivo, è chiaro che le sardine nascono e si sviluppano in così poco tempo solo grazie ad appoggi importanti dentro ad uno o più partiti esistenti, che hanno garantito copertura mediatica, visibilità, denaro, spazi pubblici, persone.